Quant’è forte un attaccante che entra a gara in corso e ti risolve la partita.

Dal Genoa… al Genoa: Igor Tudor aveva esordito in panchina proprio contro il Grifone, all’Allianz Stadium, centocinquantacinque giorni prima di tornare a Genova per il secondo turno di Serie A 2025/26. Sono passati neanche sei mesi da quel 29 marzo ma la Juventus – che arrivava da due sconfitte di fila, contro Atalanta e Fiorentina, costate la panchina a Thiago Motta, ex genoano sia da calciatore che da allenatore (appena dieci partite tra l’ottobre e il dicembre 2019, due sole vittorie: all’esordio in campionato per 3-1 contro il Brescia di Sandro Tonali e Mario Balotelli, in Coppa Italia contro l’Ascoli – è riuscita a centrare la qualificazione in Champions League. Di nove partite, Tudor ne ha vinte cinque (con tre pari e una sola sconfitta) e la missione è stata compiuta al suon dello slogan “la Juventus agli juventini”. In neanche sei mesi, dicevamo, c’è stato il Mondiale per Club – la Juventus è uscita agli ottavi di finale contro il Real Madrid – e la squadra ha iniziato a prendere forma in base alle idee del nuovo allenatore, confermato per questa stagione. «Sarebbe un problema se, dopo cinque mesi, la squadra somigliasse di meno al suo allenatore», ha sorriso Tudor in conferenza stampa alla vigilia della trasferta a Genova, senza però negare che la partita contro i rossoblù a Genova fosse poco importante. Genoa-Juventus è sempre una partita particolarmente sentita: lo era quando la Juventus pluricampione d’Italia si recava a Genova, lo è adesso che i bianconeri non vincono scudetti dal 2020.
Da dopo che Genoa e Juventus si sono incontrate nella Serie B 2006/07 – pari per 1-1 al Luigi Ferraris all’andata, con gol di Nedvěd e Jurić (e un rigore sbagliato da Adailton); vittoria bianconera per 3-1 al Delle Alpi coi gol di Nedvěd, Chiellini, Di Vaio e Trezeguet –, ci sono state trentasei partite. La Juventus ne ha vinte ventiquattro, il Genoa appena cinque, ma memorabili. La doppietta di Thiago Motta e il gol nel finale di Raffaele Palladino l’11 aprile 2009. La zampata di Luca Antonini al 94′, dopo che nei giorni precedenti il 29 ottobre 2014 si era recato per strada a spalare il fango dopo l’alluvione che aveva colpito Genova. La doppietta del Cholito Simeone il pomeriggio del 27 novembre 2016, seguita da un’autorete di Alex Sandro. I gol di Sturaro, ex di giornata, e Goran Pandev il 17 marzo 2019, nel Genoa allora allenato da Cesare Prandelli. Infine, la rimonta nel finale del 6 maggio 2022, coi gol di Albert Guðmundsson all’87’ – il primo al Genoa, su assist di Nadiem Amiri – e Mimmo Criscito su rigore al 96′, dopo che il capitano rossoblù aveva sbagliato dagli undici metri nel derby contro la Sampdoria la settimana precedente. Vale la pena ricordare che il Genoa è retrocesso in Serie B e immediatamente è tornato in Serie A, nel frattempo. Vale altrettanto la pena ricordare che tutte e cinque le vittorie erano arrivate in casa, tra le mura amiche del Luigi Ferraris.
Il calciomercato è ancora aperto, no, e tutto può (ancora) cambiare. Se Patrick Vieira ha confermato gli undici che hanno pareggiato contro il Lecce alla prima giornata di Serie A (a eccezione di Marcandalli, al quale è stato preferito Østigård, ed Ellertsson al posto di Grønbæk), la Juventus è priva di Andrea Cambiaso, squalificato per l’espulsione alla prima giornata contro il Parma – gara vinta dai bianconeri per 2-0 coi gol dei due centravanti, il canadese Jonathan David e il serbo Dušan Vlahović – e alla vigilia c’era l’idea che potesse giocare Filip Kostić, l’esterno sinistro acquistato dall’Eintracht Francoforte nel 2022 per una quindicina di milioni di euro e che al primo anno a Torino realizzò tre gol e undici assist in tutte le competizioni. Dopo una seconda stagione meno brillante (2023/24), Kostić è stato prestato in Turchia al Fenerbahçe, è tornato alla Juventus e ha giocato due partite. L’assenza di Cambiaso, nato a Genova, cresciuto nel Genoa e ceduto nel 2022 alla Juventus per otto milioni e mezzo di euro, dopo la crescita mostrata nei prestiti (Albissola, Savona, Alessandria ed Empoli), sembrava garantire il posto a Kostić. Invece, Tudor gli ha preferito João Mário, il venticinquenne terzino portoghese arrivato in estate dal Porto a cui contestualmente la Juventus ha ceduto il terzino Alberto Costa, di tre anni più giovane.
Contro il suo passato – era arrivato vent’anni fa dall’Arsenal, nel 2005, per giocare proprio alla Juventus con cui vinse il campionato poi assegnato all’Inter per le vicende di Calciopoli: ed è all’Inter che Vieira si sarebbe trasferito nell’estate del 2006 –, Patrick Vieira schiera dunque a sinistra l’islandese Mikael Egill Ellertsson, da Reykjavík, al posto del danese Albert Grønbæk che era partito titolare col Lecce. Era ampiamentea atteso il nuovo debutto di Leo Skiri Østigård, difensore norvegese amico di Erling Håland che aveva già giocato 14 partite più una di Coppa Italia nella stagione 2021/22 (compresa, da titolare, la sopracitata vittoria sulla Juventus del maggio 2022). Era invece stato acquistato dal Rennes, e perciò non poteva essere al Luigi Ferraris, un anno fa, il 28 settembre 2024, quando a Genova vinse la Juventus (allenata da Thiago Motta) per 3-0, con doppietta di Dušan Vlahović e gol di Francisco Conceição. Da quando l’attaccante serbo è alla Juventus, cioè dal gennaio 2022, quando i bianconeri lo acquistarono per 83,5 milioni dalla Fiorentina, ha segnato sessanta gol in tre stagioni e mezza. I numeri – nove nella prima metà stagione, quattordici nel 2022/23, diciotto nel 2023/24 e quindici nel 2024/25 – certificano che Vlahović i gol li ha sempre fatti. Eppure, dallo scorso gennaio, quando alla Juventus è arrivato in prestito Randal Kolo Muani, il francese (otto gol in sedici partite di campionato) gli ha preso il posto giocando tredici volte da titolare: solo una volta, il 29 marzo 2025, contro il Genoa, all’esordio perciò di Tudor in panchina (vittoria per 1-0 con gol di Kenan Yıldız), Kolo Muani non aveva giocato neanche un minuto. E delle nove partite di Tudor ha giocato sei volte da titolare.
In estate, a luglio, la Juventus ha preso Jonathan David, venticinquenne attaccante canadese arrivato a parametro zero dal Lilla, con cui ha segnato la bellezza di 109 gol in 232 partite. Nelle ultime quattro stagioni del campionato francese, David ha segnato ottantasette gol – tredici, quindici, ventiquattro, diciannove e sedici gol – mentre in media è come se in tutte le competizioni avesse superato i venti gol a stagione. In più, all’ultimo giorno di mercato, il 1° settembre 2025, saltato il ritorno di Kolo Muani dal Paris Saint-Germain, ceduto in prestito al Tottenham, è arrivato alla Juventus un altro forte attaccante di venticinque anni, il belga Loïs Openda, ventuno gol nel 2022/23 al Lens, ventotto nel 2023/24 al Red Bull Lipsia e tredici l’anno scorso. Di nuovo, nelle ultime tre stagioni Openda ha segnato oltre venti gol in media all’anno. In attesa di caprie le gerarchie, i numeri dicono che Vlahović – che pareva a un certo punto vicino al Milan, dove avrebbe ritrovato Max Allegri – rischierebbe il posto.
“Genoa-Juve tutto sold out”, recita un cartello posizionato sopra al botteghino, sbarrato. C’è il tutto esaurito: trentatremila persone sono al Luigi Ferraris e il motivo sta anche nel fatto che è l’ultima partita prima della sosta per le Nazionali e prima perciò del 7 settembre 2025, giorno del compleanno numero centotrentadue del Genoa, il club più antico d’Italia. I gruppi della Gradinata Nord hanno così invitato tutti a indossare la maglia, nella settimana di chiusura del calciomercato estivo – alle 20 del 1° settembre: al Genoa sono tornati il centrocampista Jean Onana dal Beşiktaş e l’ala Maxwel Cornet dal West Ham – e dell’amichevole prevista il 5 settembre contro il Nizza, ex squadra allenata da Vieira. A seguire, nella notte tra sabato 6 e domenica 7 settembre, con l’attesa della mezzanotte, sarà festa per le vie di Genova. Alla presenza prevista del presidente genoano Dan Șucu, un enorme “I was born to love you” compare in Gradinata Nord dove solitamente si legge “Forza Vecchio Cuore Rossoblù”. Sarà per questo che il solito “You’ll Never Walk Alone”, per questa sera, suona un po’ più speciale del solito.
Il primo tempo di Genoa-Juventus
In maglia azzurro pastello (e dettagli gialli ispirati alla città di Torino), la Juventus attacca da destra a sinistra. Il Genoa, in maglia rossoblù, verso la Gradinata Sud con quello che a tratti pare un 4-3-3: si vede Ellertsson sulla linea di Masini e Frendrup, Colombo che pressa alto su Di Gregorio. A tratti è un 4-2-4: Ellertsson, Stanciu, Colombo e Carboni. I primi minuti sono carichi di agonismo: un recupero palla con fisico e mestiere di Vásquez, capitano del Genoa; un intervento un po’ irruento di Norton-Cuffy su David; un’azione sulla destra di Kalulu con cross raccolto dal lato opposto da João Mário, il portoghese s’accentra e involontariamente centra in testa il compagno di squadra Khéphren Thuram; un colpo di tacco di Valentín Carboni diretto a Frendrup a pochi passi da lui; un doppio passo di Kenan Yıldız quasi sulla linea laterale, somigliante a una danza. Capita a volte che Ellertson e Carboni siano entrambi a destra, in un 3-2-4-1 per cui, oltre a Stanciu, sulla sinistra avanzi Aarón Martín (il sistema funziona bene: il terzino destro, Norton-Cuffy, arretra sulla linea di Østigård, mentre Vásquez – anche terzino sinistro all’occorrenza – sa giocare da braccetto di sinistra). Effettivamente, tra le opzioni della vigilia c’era anche un 4-2-3-1 con la contemporanea presenza in campo di due terzini destri, Sabelli e Norton-Cuffy (più avanzato), con Carboni al centro e, appunto, Niculae Stanciu insolitamente a sinistra. La Juventus prende lentamente il controllo del gioco, ma il Genoa ha il contropiede dalla sua e così Thuram deve fermare fallosamente il romeno. Nel giro di pochi secondi, prima una diagonale ben riuscita a Norton-Cuffy, poi una ripartenza di Conceição che serve Yıldız contrastato dalla difesa rossoblù danno l’impressione che la partita sia un po’ più aperta di quanto non potesse essere sulla carta. In Gradinata Nord compare uno striscione con su scritto “Qatar e Australia, Lega gioca in Italia”, in riferimento alle notizie che vorrebbero delle partite di Serie A disputate all’estero. Poco più a sinistra, qualcuno sventola una bandiera della Norvegia: oltre al fatto che in campo è titolare Østigård e in panchina c’è Thorsby, i colori (rosso e blu) sono gli stessi del Genoa. Al 19′ viene ammonito João Mário per un intervento su Ellertsson. Stanciu batte corta la punizione per Aarón Martín, il cui cross sul secondo palo per poco non trova la torre del citato Østigård. Jonathan David ha toccato pochi palloni e così ogni tanto arretra per provare a iniziare direttamente lui l’azione. Al 25′ un gran passaggio di Stanciu trova l’avanzata di Ellertsson che entra nell’area di rigore bianconera, si accentra e calcia centrale: devia Di Gregorio il primo tiro in porta della partita, trascorsa oltre metà del primo tempo. Al 29′, una grande chiusura di Østigård su Conceição dopo un pallone perso dal Genoa nei pressi della propria area di rigore. La Juventus sembra un po’ in difficoltà, anche quando Vásquez chiude ottimamente su una progressione sulla destra di Pierre Kalulu. Poi, Colombo serve bene l’accorrente Martín che però sbaglia un cross: come già in Genoa-Lecce, o come Pinamonti per gran parte della stagione scorsa, essere il centravanti di Patrick Vieira richiede molto lavoro fisico e di gestione del pallone più che opportunismo e basta. In altri termini, serve che l’attaccante – Colombo – partecipi attivamente alla costruzione del gioco anziché sfruttarne il lavoro dei trequartisti. Dall’altra parte, una grande chiusura di Østigård e un pressing di Colombo su Di Gregorio, fuori dall’area di rigore e perciò impossibilitato a usare le mani, esaltano il Luigi Ferraris. La Juventus va al tiro con Khéphren Thuram al 39′ – su azione nata da un pallone sbagliato di Masini – e trova una deviazione e un corner, su cui è fondamentale Norton-Cuffy ad anticipare Conceição che si stava coordinando. Poco dopo, al 40′, azione di Yıldız sulla sinistra e conclusione di Gatti deviata con una grande parata da Leali. Juventus pericolosa, per la prima volta, sul finale del primo tempo. E non è l’unica volta: al 42′ Yıldız tira, sempre sulla sinistra, da pozione molto angolata. Leali devia ed è decisivo, poi non riesce il tap-in a Jonathan David. Errore, francamente, importante. Nell’altra area di rigore, Stanciu perde il controllo del pallone dopo una bell’azione. Un minuto di recupero assegnato dall’arbitro Chiffi e fine del primo tempo.
Il secondo tempo di Genoa-Juventus
La notizia dell’intervallo è l’acquisto (ufficioso, poi ufficiale) di Edon Zhegrova da parte della Juventus, dal Lilla, per oltre venti milioni di euro, secondo Fabrizio Romano. Al Ferraris, nel frattempo, rientrano dagli spogliatoi gli stessi del primo tempo. In contemporanea non si gioca solo Torino-Fiorentina in Serie A ma Südtirol -Sampdoria in Serie B. Alla notizia del terzo gol degli altoatesini, al trentunesimo minuto, c’è tempo per degli sfottò. Siccome i blucerchiati stanno perdendo la seconda partita di fila ed essendo stati retrocessi – per la prima volta, sul campo – in Serie C l’anno scorso, si rispolverano vecchi cori di cui potremmo averti edotto dopo Genoa-Atalanta dello scorso 17 maggio, con annesso “funerale” dei genoani ai concittadini blucerchiati. A Genova, però, la prima occasione della seconda frazione di gioco è per il Genoa: una serpentina di Ellertsson, che va via sulla destra e dribbla un avversario, Kelly, si conclude con un tiro addosso a João Mário, conquistando però un corner. Diventa più evidente che in fase d’impostazione sia Aarón Martín ad avanzare nel 3-2-4-1 sopracitato. Si vede Bremer duellare in gioco aereo con Colombo – e mostrare come mai lo avessero nominato miglior difensore della Serie A 2021/22, prima del grave infortunio a un ginocchio l’anno scorso – e Thuram andare al tiro, che finisce abbondantemente alla destra di Leali, a poche ore dal 3-1 che il Le Havre dell’ex genoano Abdoulaye Touré (10 gol l’anno scorso, compreso il calcio di rigore calciato con lo scavetto che è valso la salvezza della squadra) ha rifilato al Nizza, da cui la Juventus ha acquistato Thuram nell’estate del 2024. Sarà certamente un fattore soggettivo, ma il tempo sembra scorrere più velocemente: Johan Vásquez chiude provvidenzialmente su João Mário, poi Kelly calcia e non trova la porta di Leali per poco. Nella Juventus si scaldano Rugani, Kostić e Koopmeiners, preso nell’estate 2024 per sessanta milioni di euro dall’Atalanta. Conceição commette un fallo su Martín, Ellertsson scappa sulla destra e serve sul palo opposto Stanciu il cui tiro viene deviato (e lo stesso accade a un tiro di Colombo, da fuori area). I primi cambi di Tudor, al 62′, sono Kostić (sebbene inizialmente fosse stato annunciato Nicolás González, finito poche ore dopo all’Atlético Madrid), Koopmeiners e Dušan Vlahović, che entrano al posto di João Mário, Locatelli e David. Non cambia il modulo ma la Juventus è, sulla carta, più offensiva. Nel Genoa, a bordocampo, sono già pronti Thorsby e Malinovskyi, che entrano al 19′ al posto di Stanciu e Carboni, dopo un cross di Conceicao deviato in rimessa laterale. Apparentemente, Vieira vuole coprirsi, ma è ampiamente comprensibile: un punto in casa, contro la Juventus, non sarebbe affatto male. E Colombo, che non riesce a controllare un pallone che avrebbe potuto originare un contropiede interessante, è – sempre sulla carta – meno supportato da trequartisti e più sostenuto ad centrocampisti. Intanto, Østigård viene ammonito: pare più per proteste che per l’intervento su Vlahović, ritenuto falloso dall’arbitro a cui il norvegese ha ad ampi cenni sbracciato il suo disappunto. Ellertsson si guadagna gli applausi per una bella chiusura di un’azione di Kostić e Vlahović; superata la metà del secondo tempo, la Juventus attacca e il Genoa erige il fortino. Così, sugli sviluppi di un corner, battuto dalla destra da Kostić, arriva la girata vincente – di testa, al 73’ – di Dusan Vlahović che va ad esultare aprendo le braccia allo spicchio di tifosi ospiti arrivati a Genova. I nuovi ingressi in campo hanno cambiato la partita. Vieira toglie Ellertsson, Frendrup e Colombo: entrano Ekhator, Vitinha ed Ekuban. A eccezione di Fini, Vieira ha mandato in campo tutte le prime punte che aveva in panchina. Sulla carta, Masini e Malinovskyi sono i due mediani, Ekuban prima punta, Ekhator a destra, Thorsby a sinistra e Vitinha sulla trequarti. Anzi è un 4-1-3-2. Viene ammonito Koopmeiners per un fallo su Malinovskyi ed è chiaro che gli schemi – del Genoa – siano saltati. A meno di dieci minuti dalla fine e con una nebbia soffusa generata dai fumogeni della Gradinata Nord, c’è da affrettarsi. Tudor sostituisce Conceição (che probabilmente ha chiesto il cambio: si sospetta un problema muscolare alla gamba destra dopo uno scontro di gioco) con Nico González (stavolta, sì) ed è Vlahović ad avere un buon pallone che calcia di rabbia trovando la deviazione di un genoano. Ora, i minuti che mancano sono soli cinque e il Genoa fatica a offendere, certamente stanco, chiaramente anche colpito a freddo dal gol di Vlahović. Mancano poco più di due minuti quando Ekuban guadagna un fallo, Norton-Cuffy crossa al centro, Malinovskyi calcia di destro a ridosso del vertice sinistro dell’area di rigore juventina ma c’è solo la potenza: fuori. Poco dopo è ancora Norton-Cuffy a crossare e per poco Thorsby non trova la deviazione vincente. Tudor toglie Yıldız e inserisce McKennie per il finale, il Genoa ha una rimessa laterale nella metà campo della Juventus e l’arbitro Chiffi assegna cinque minuti di recupero. C’è tempo per una conclusione a lato di capitan Vásquez, un lancio di Martín che non trova compagni di squadra, Vitinha che tiene vigorosamente d’occhio col corpo un pallone che esce in rimessa laterale e un pallone che poco dopo finisce in rimessa dal fondo. Østigård che spazza un pallone – tra le attività che gli riescono meglio –, Vásquez che lancia, Ekuban che calcia a giro e Di Gregorio che devia in corner, l’ultimo della partita. Sale anche Leali. Lo si batte dalla destra, Patrizio Masini colpisce di testa e il pallone centra in pieno la traversa. È il minuto 97, la partita è finita.
Le conferenze stampa di Vieira e Tudor
In conferenza stampa, Vieira non ha nascosto il disappunto per quell’occasione mancata: «Credo che meritassimo di più. Abbiamo fatto la partita che volevamo sotto l’aspetto dell’intensità, è mancata un po’ di fortuna che non abbiamo avuto stasera, ma mi è piaciuta tantissimo la squadra». Gli chiedono di zero gol segnati in due gare e risponde che «le occasioni da gol non sono mancate, Ellertsson ne ha avute due, siamo stati fortunati ma, se l’atteggiamento sarà lo stesso di oggi, non sono preoccupato». Aggiunge che «abbiamo avuto due partite in casa ed erano partite difficilissime, oggi sfidavamo una squadra in lotta per vincere il campionato. Rispetto all’anno scorso abbiamo una squadra più giovane di due o tre anni, ma continuiamo a lavorare». In riferimento al gol della Juventus, accaduto col Genoa in dieci uomini, perché Ellertsson era fuori dal campo, dice che «prendere gol con dieci uomini è stato difficile da accettare, ma non credo che sia colpa dell’arbitro, avremmo dovuto gestire meglio questa situazione. Ci sono partite che fanno crescere le squadre e credo che questa sia stata una di quelle». La partita è stata decisa da un episodio, ma è vero che «Colombo è stato isolato a tratti» e «prima di uscire dal campo, i tifosi ci hanno rimostrato che erano contenti di quel che abbiamo fatto in campo. Non dobbiamo perdere il nostro obiettivo, che è di restare in Serie A. Serve fare di più di quanto fatto l’anno scorso, perché il campionato è molto difficile, però io sono orgoglioso della squadra». Infine, sul mercato, Vieira ammette che «queste cose di calciomercato sono difficili da gestire. Io mi concentro veramente sul campo e sugli allenamenti, se succede qualcosa c’è il direttore sportivo che si prenderà la responsabilità (ride, ndr)».
Igor Tudor, d’altro canto, può essere soddisfatto: «La squadra mi piace, l’ho detto ai ragazzi, ho avuto una bellissima sensazione di squadra che sta sul pezzo, che è concentrata, che vuole guadagnarsi cose. Anche tutti quelli che sono entrati prima della partita, veramente bene. Venire qua a Genova vuol dire non concedere niente. Secondo clean sheet, bello». Spiega che «sono passate due partite e non è cambiato niente. Io voglio andare partita per partita e fare il meglio possibile per le prossime, da ogni punto di vista», difende la scelta di tre cambi effettuati assieme – «non li ho fatti perché qualcosa non stava andando bene. Quando si cambia, non si cambia solo perché qualcosa non va ma per avere altre caratteristiche» – e sostiene che «la squadra deve sempre essere lo specchio di un allenatore. La mia squadra deve essere concentrata, sul pezzo e umile. Queste sono sempre cose caratteristiche in questo club. Non si devono mai mettere in forse, in discussione». Un’ultima battuta la dedica al match winner, Dušan Vlahović – entrato dalla panchina e autore del gol decisivo, di testa, su assist di Kostić – che Thuram ha definito “un leader”. Tudor spiega che Vlahović «è stato sul pezzo in ogni allenamento di questo mese e mezzo, è stato un esempio. Lui rimane, ha detto il direttore Comolli, e speriamo resti a questa media gol qui, non è da poco. Io sono contento. È sempre stato un valore di questo club, i gol li ha sempre fatti e l’allenatore è contento di avere due attaccanti forti, a volte insieme, a volte uno o l’altro. Sono cinquanta partite contando la Champions, almeno un attaccante deve giocare sempre». Tudor ne avrà tre: David, Openda e Vlahović, che aveva già segnato alla prima giornata contro il Parma e s’è ripetuto contro il Genoa. Pure Jonathan David aveva segnato al Parma: avrebbe potuto eguagliare Carlos Tévez e Randal Kolo Muani tra gli unici attaccanti capaci negli ultimi vent’anni di segnare nelle prime due partite di campionato con la Juventus. David, invece, si è divorato il gol del vantaggio a fine primo tempo, un gol che su Twitter qualcuno commenta: ci fosse stato Vlahović, avrebbe segnato. O ancora: l’avesse sbagliato Vlahović un gol del genere… E invece Vlahović ha segnato e ha esultato in modo statuario, guardando il settore ospiti senza esultare, ma aprendo le braccia. Un gesto di rabbia agonistica, un gesto da centravanti decisivo. Avercene.
Ecco di seguito il tabellino della partita:
Genoa (4-2-3-1): Leali; Norton-Cuffy, Østigård, Vásquez, Martín; Masini, Frendrup (dal 78’ Ekhator); V. Carboni (dal 65’ Malinovskyi), Stanciu (dal 65’ Thorsby), Ellertson (dal 77’ Vitinha); Colombo (dal 78’ Ekuban). All: Vieira. A disp: Siegrist, Sommariva, Sabelli, Marcandalli, Grønbæk, Messias, Venturino, Cuenca, Fini.
Juventus (3-4-2-1): Di Gregorio; Gatti, Bremer, Kelly; Kalulu, Locatelli (dal 62’ Koopmeiners), K. Thuram, João Mário (dal 62’ Kostić); Conceição (dall’83’ Nico González), Yıldız (dal 90’ McKennie); David (dal 62’ Vlahović). All: Tudor. A disp: Pinsoglio, Fuscaldo, Rugani, Adžić.
Rete: 73’ Vlahović. Ammoniti: Østigård (G), João Mário, Koopmeiners (J). Arbitro: Chiffi.

