Il volto della riscossa è quello di un ventenne, classe ’98, di Puerto Caicedo, comune colombiano nato nel 1992 e curiosamente schiacciato dal confine con l’Ecuador. Il suo nome è Kevin “Toto” Agudelo, il soprannome Toto, la prima domanda scontata: «Kevin, dove ti hanno tenuto fino ad ora?». L’italiano di Kevin non è naturalmente perfetto, siguiendo al trabajo, ma le premesse sono confortanti: «Es parte del proceso, vengo da un calcio differente, in Colombia è mas tranquilo. Piano piano mi abituo al calcio italiano, poco a poco. Ha sido increíble». Prima di sabato sera, quattro sole presenze in panchina e tanta tribuna. Al suo esordio con la maglia del Genoa ecco pure il gol, con dedica alla moglie Isabel e un pensiero a Thiago Motta: «Mi ha detto “gioca tranquillo, pensa a divertirti, gioca per te”. Ha cambiato tutta la forma dell’allenamento, la sua idea di calcio è diversa e il Ferraris è uno stadio bellissimo».
Il Genoa cambia marcia
Per cambiar marcia a un Genoa che nei primi 45’ non aveva tirato in porta, il neo mister Thiago Motta ha sorpreso tutti: fuori capitan Radovanovic e dentro proprio Agudelo, il primo di tre marcatori che per la prima volta nella storia della Serie A provengono dalla panchina: Kouamé con una rovesciata rabbiosa, preceduta da un sontuoso colpo di testa a scheggiar la traversa, Pandev con una pennellata di tranquillità. Sta tutto qui il segreto del 2-7-2 di Thiago Motta, un 4-3-3 orizzontale anziché verticale sebbene l’undici iniziale a trazione danese (Ankersen, Schöne e Lerager contemporaneamente titolari) non abbia affatto brillato. Rendono meglio i numeri: 67% di possesso palla, zero tiri nello specchio di Joronen. Per la legge del contrappasso Sandro Tonali aveva segnato il suo primo gol in A con una parabola infida direttamente da calcio piazzato.
Detto del cambio a cavallo tra primo e secondo tempo, con annessa fascia di capitano passata a Cristian Zapata, l’atmosfera latina ha preso il posto della scialba cantilena nordica. Il colombiano Agudelo ha approfittato di un gran pallone recuperato da Pinamonti, l’ivoriano Kouamé ha deliziato il Ferraris con una sforbiciata stupenda che gli è valsa la quarta esultanza stagionale. A premiare l’ex Cittadella pure una traversa, come detto, e l’assist per Pandev. A Kouamé poi l’assist è fornito da Paolo Ghiglione, al 4° servizio decisivo e dunque miglior terzino assistman dei campionati cosiddetti “top five”.
Thiago Motta s’è presentato bene
La tesi di laurea da 110 e lode di cui il Corriere dello Sport ha parlato è quella di Thiago Motta, autore di una lettura impeccabile del match nonostante qualche scelta impopolare nell’undici iniziale (Cassata? Gumus? Lerager a galleggiare tra i reparti?). Detto fatto, uno stigma che in 13’ s’è abbattuto sul Luigi Ferraris portando con sé una leggiadra patina di vittoria, che otto weekend e 55 giorni dopo il 2-1 casalingo sulla Fiorentina è equivalsa al piacevole sapore della vittoria. E sono tre punti dall’importanza capitale, quelli che proiettano virtualmente il club più antico d’Italia fuori – momentaneamente – dagli ultimi tre posti della classifica, nell’attesa di un mini-ciclo a tinte bianconere: trasferta allo Juventus Stadium mercoledì, ospitata dell’Udinese domenica.
«Dico grazie ai miei giocatori perché, nonostante pochi giorni di lavoro insieme, hanno fatto subito grandi cose in campo. Questa rosa ha qualità, s’è visto nei momenti di difficoltà e chi è entrato l’ha fatto con voglia di aiutare la squadra. Affronteremo tutti insieme i momenti difficili, è molto bello sapere di poter contare su tutti. Io penso a quello che mi hanno dimostrato i giocatori, questa cosa mi fa tornare a casa tranquillo., ho visto gente correre e difendere coi crampi, non mollare dopo aver preso gol. Chiedo dunque ai tifosi, con grande umiltà, di supportare questi ragazzi perché se lo meritano. Verranno ripagati, so che è un momento di difficoltà ma possiamo uscirne». Per Thiago Motta, l’uomo della serata, presentatosi con «considero il Genoa casa mia», un tuffo tra gli album dei ricordi ma pure un convincente inizio.
Che aria tira al Genoa?
Il punto è che, al di là, di un risultato soddisfacente, Thiago Motta è il sedicesimo tecnico in 16 anni di presidenza Preziosi: la lista è peraltro estremamente variegata (Donadoni, De Canio, Cosmi, Vavassori, Perotti, Gasperini, Ballardini, Malesani, Marino, Liverani, Juric, Mandorlini, Delneri, Prandelli e Andreazzoli prima di lui) e il primo tempo di sabato sera confermava un trend poco presentabile. Un trend di 11 reti subite e 3 realizzate nelle ultime 5 gare di cui una sola su azione (Kouamé contro il Cagliari). Un punto solo conquistato che si scontava con una cabala marcata. Dopo una sconfitta datata 1931, il Genoa non aveva mai perso contro il Brescia (7 vittorie e un pari) eppure mai nella storia del club più antico d’Italia erano stati subiti 20 gol dopo 8 giornate.
Battuto il record negativo di 18 (registrato sia nel 1939/40 che nel 1957/58), resta un primato tuttora in corso e vede il Genoa come la peggiore tra le 15 squadre presenti in tutti gli ultimi quattro campionati – dal 2016/17 a oggi – in quando a numero di sconfitte (29) e punti raccolti (soli 120). Non sorprende il magone di un Eugenio Corini con qualche rimpianto («avevamo lavorato sui cambi tattici che poteva fare il Genoa, dovevamo consolidare il vantaggio, poi regger l’urto quando il Genoa ha pareggiato»).
Sarà ora interessante valutare l’impatto di Thiago Motta nel lungo periodo: la Gradinata Nord ha disertato i primi 10’ in segno di protesta nei confronti della presidenza Preziosi («Oggi 10 minuti, domani l’intero campionato / dall’anno scorso per noi nulla è cambiato»), seguito a distanza dalla conferma della tensione («Società e Preziosi siete degli schifosi / senza rispetto per i tifosi») ma visivamente accanto al sentimento di supporto alla squadra («Vogliamo 11 grifoni»). In una piazza dal cuore imbizzarrito, servirà che le geometrie di Thiago Motta – esibite copiosamente nell’annus mirabilis 2008/09, di cui il brasiliano ex Barcellona e Atlético Madrid si fece portavoce assieme a Diego Milito – si rivalgano positivamente su tutto il mondo rossoblù.
Ecco di seguito il tabellino:
Genoa (3-4-2-1): Radu; Romero, Radovanović (dal 46’ Agudelo), Zapata; Ghiglione, Schöne, Cassata, Ankersen; Gümüs (dal 65’ Kouamé), Lerager (dal 58’ Pandev); Pinamonti. All: Thiago Motta. A disp: Jandrei, Marchetti, Biraschi, Goldaniga, El Yamiq, Barreca, Jagiello, Saponara, Sanabria.
Brescia (4-3-1-2): Joronen; Sabelli, Cistana, Chancellor (dal 40’ Gastaldello), Mateju; Bisoli, Tonali, Rômulo; Spalek (dall’82’ Matri); Ayé, Balotellli (dal 72’ Donnarumma). All: Corini. A disp: Alfonso, Semprini, Ndoj, Zmrhal, Morosini.
Reti: 34’ Tonali, 66’ Agudelo, 75’ Kouamé, 79’ Pandev. Ammoniti: Ankersen, Ghiglione, Agudelo, Pandev, Romero, Radu (G), Bisoli, Tonali, Balotelli, Matri (B). Arbitro: Abisso.