Genoa-Empoli 1-1 e Johan Vásquez 1232 giorni dopo

Il difensore messicano pareggia nel finale una partita che il Genoa aveva rischiato di perdere.

L’hombre del partido si avventa su un corner battuto dalla destra da Aarón Martín Caricol, ventisette anni, terzino sinistro nato a Montmeló, dove si corre il Gran Premio di Catalogna sia nella MotoGP che in Formula 1, e che all’inizio della carriera veniva paragonato a Joan Capdevila e Jordi Alba. A Genova, Aarón Martín – che indossa il numero 3 – era arrivato nell’estate 2023 a parametro zero, non appena i rossoblù erano tornati in Serie A dopo una sola stagione di Serie B. Martín era un colpo interessante, perché gratis ma soprattutto perché arrivava da una stagione al Magonza in cui aveva segnato cinque gol – quattro direttamente da calci di punizione, la sua specialità – e realizzato tre assist. A Genova ha forse reso meno, perlomeno l’anno scorso ha dispensato un solo assist (a Malinovskyi, all’ultimo turno dello scorso campionato, contro il Bologna di Thiago Motta), mentre la sua seconda stagione in Italia procede molto meglio. A beneficiare dei suoi assist sono stati già in tre: Pinamonti – anche lui in casa al Ferraris e anche lui contro il Bologna –, Koni De Winter in casa contro il Monza, lo scorso lunedì 27 gennaio, e in trasferta a Firenze il weekend successivo (il 2 febbraio), e infine l’hombre del partido di Genoa-Empoli, che il 2 marzo 2025 si è avventato su un corner battuto dalla destra da Aarón Martín.

L’hombre del partido si chiama Johan Felipe Vásquez Ibarra, indossa il numero 22 di Diego Milito ed è nato il 22 ottobre 1998 a Navojoa, nel Messico settentrionale, dove hanno sede una fabbrica di birra della Cuauhtemoc Moctezuma (oggi proprietà di Heineken) e si coltivano i nopal, dei cactus simili ai fichi d’India che danno il nome alla regione (in lingua maio, Navojoa è “la casa del nopal”. Johan Vásquez è arrivato a Genova nell’estate del 2021 e si era immediatamente presentato con un gol all’esordio, pure allora sugli sviluppi di un calcio d’angolo – ma di testa – in Genoa-Sassuolo 2-2 del 17 ottobre 2021, quando scrivemmo: “L’eroe di giornata è l’uomo che non ti aspetti, un 22enne difensore messicano schierato per la prima volta titolare all’ottava giornata di campionato”. Da allora, 95 partite e altre quattro reti in rossoblù. Nella sopracitata partita che il Genoa ha vinto col Monza il 27 gennaio, oltre a De Winter su assist di Martín, ha segnato pure lui, Vásquez, su corner di Cornet. S’è ripetuto contro l’Empoli il 2 marzo, avventandosi di destro su un corner di Martín che Silvestri ha involontariamente smanacciato nella sua porta.

Inizialmente la Lega Calcio aveva attribuito autogol al portiere – che curiosamente ha giocato la prima parte di questa stagione a Genova, con la Sampdoria: era anche titolare in Genoa-Sampdoria 6-7 il 25 settembre 2024, un Coppa Italia, cioè il primo derby della Lanterna a 879 giorni dal precedente – salvo assegnare il gol al difensore messicano del Genoa. È l’episodio che ha svoltato una gara particolare – vuoi per la concomitanza de La tana del granchio, Creuza de mä e Guasto d’amore, tutte canzoni di Bresh – e cantautorale – per la coreografia della Gradinata Nord: “E tutti quanti hanno un amore sulla cattiva strada”, testo de La cattiva strada di Fabrizio De André – in cui il Genoa però non ha brillato: «Questo è un punto importante. Sul punto di vista del gioco si può giocare meglio, ma era difficile, dobbiamo dare credito all’Empoli che ha fatto una bellissima partita. Avremmo voluto giocare meglio, ma è stato impossibile», spiegherà Patrick Vieira ai giornalisti in conferenza stampa, rispondendo a chi gli chiedeva di commentare il pareggio contro la terzultima squadra del campionato.

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Di contro, l’Empoli – per quanto terzultimo fosse – è arrivato a Genova galvanizzato dall’epica vittoria in Coppa Italia contro la Juventus di mercoledì 26 febbraio, ai calci di rigore, a Torino. A quattro giorni dall’impegno infrasettimanale, i toscani hanno fatto la loro partita. Sono passati in vantaggio al 36’ col capitano Alberto Grassi, hanno difeso il vantaggio e non fosse per Vásquez avrebbero probabilmente vinto. Alla fine del primo tempo, il Genoa è sotto di punteggio ma non nel possesso palla (64% contro 36%) né nel conto dei tiri (tre, ma nessuno nello specchio) dell’Empoli. Non è stato il miglior Genoa, ma tant’è. È il Genoa di Patrick Vieira, che per la prima volta chi vi scrive ha visto dal vivo al Ferraris. È un 4-2-3-1 che a volte sembra un 4-4-2, con Pinamonti a sinistra e Messias – che parte da trequartista, un po’ ostinato e un po’ lezioso a tratti – ufficialmente a destra. Uno di quei vecchi 4-4-2 in cui le punte non sono perfettamente allineate ma una, tipicamente la più gracile e veloce, qualche metro dietro la prima punta, il numero 9, ruolo che da inizio stagione ha come interprete Andrea Pinamonti.

Il Genoa di Patrick Vieira è come il Nizza di Patrick Vieira – lo posso dire avendolo ammirato più volte all’Allianz Riviera, nella città di Giuseppe Garibaldi e la Promenade Des Anglais – ma più corto (4-2-3-1 anziché 4-3-3). Persino nella gestione di Zanoli come ala destra c’è una chiara somiglianza nell’utilizzo che Vieira fece di Youcef Atal, un ex terzino destro che nel 2018/19 – anno in cui per metà stagione giocava Mario Balotelli e per l’altra metà principalmente solo Allan Saint-Maximin come attaccante centrale – si era scatenato segnando sei gol. Il Nizza era arrivato a pochi punti dalla zona Europa, il Genoa, con un rapido e semplicistico calcolo matematico, lo sarebbe altrettanto. Proiettando lo stesso rendimento di Vieira (21 punti in 14 partite) dall’inizio della stagione, si ottengono 40 punti in 27 giornate. Il Genoa sarebbe decimo, a un punto dal Milan e appena sette dalla zona Europa.

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Ci eravamo lasciati al derby della Lanterna in Coppa Italia. Questo è un Genoa diverso. Passato sotto il mercato invernale che ha portato in dote una nuova presidenza (Dan Șucu, imprenditore romeno nato nel 1963 a Bucarest e fondatore di Mobexpert, il più grande marchio di arredamento in Romania) e ha modellato la squadra (sei uscite tra cui Gollini, Vogliacco, Bohinen e Ankeye, altrettanti volti nuovi: il portiere Siegrist, il difensore Otoa, i centrocampisti Onana ed Ellertson, che però è rimasto in prestito a Venezia, e gli attaccanti Hugo Cuenca e Cornet) lasciando meno la sensazione delle porte girevoli cui aveva abituato la proprietà Preziosi. Eppure, in campo, contrariamente alle grandi prestazioni che il Genoa di Vieira ha recentemente mostrato, al Ferraris contro l’Empoli è mancato qualcosa. I cambi – Ekhator, Cornet, Sabelli, Ekuban e Onana rispettivamente al posto di Zanoli, Miretti, Bani, Messias e Masini – hanno comunque propiziato il pareggio strappato nel finale, che comunque serve a molto.

Nell’Empoli – il cui trequartista non era Henderson come previsto bensì Maleh – l’entusiasmo era alle stelle. L’eliminazione della Juventus ai quarti di finale di Coppa Italia, all’Allianz Stadium (con calcio di rigore decisivo di Marianucci, difensore centrale classe 2004 titolare contro il Genoa visto che Ismajli, Zazonov e Viti sono out) è valso il curioso record di seconda città italiana non capoluogo di provincia a qualificarsi a una semifinale di Coppa Italia. Ligure era l’altra squadra non capoluogo di provincia ad avercela fatta prima – il Vado (SV), nel lontano 1922 – ma Empoli è anche la città più piccola ad essersi mai qualificata in semifinale di Coppa Italia, coi suoi 49.364 abitanti, meno dei 49.676 abitanti odierni di Mantova (in semifinale nel 1962). «Dal mio punto di vista i ragazzi andrebbero meritato la vittoria, abbiamo avuto la pecca di non chiuderla», ha spiegato il tecnico D’Aversa, invitando a non «estraniarsi dai complimenti per la partita con la Juventus e dimenticare che il Genoa in casa aveva vinto le ultime tre», né ad avere paura («la paura non deve esistere nel calcio, nella vita bisogna avere paura di altro») pur riconoscendo che «sicuramente il passaggio del turno contro la Juventus, detentrice della Coppa Italia, è benzina importante, perché venivamo da una sconfitta con l’Atalanta per 5-0». Sull’ambiente, ha ammesso che «il pubblico di Genova spinge molto, conosco benissimo questo stadio (riferimento all’esperienza di D’Aversa alla Sampdoria, ndr)», mentre sull’espulsione di un membro della panchina nel finale ha chiarito: «Secondo il mio punto di vista c’era un fallo di mano (di Vásquez, ndr) ma è uno dei migliori arbitri che ci sono». Sarà che l’Empoli non vince ormai dall’8 dicembre scorso, ma i segnali sono positivi. Se non puoi vincere, del resto, assicurati di non perdere.

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Ecco di seguito il tabellino della partita.

Genoa (4-2-3-1): Leali; De Winter, Bani (dal 55’ Sabelli), Vasquez, Martin; Masini (dal 67’ Onana Jr.), Frendrup; Zanoli (dal 52’ Ekhator), Messias (dal 67’ Ekuban), Miretti (dal 52’ Cornet); Pinamonti. All: Vieira. A disp: Siegrist, Sommariva, Otoa, Matturro, Norton-Cuffy, Badelj, Malinovskyi, Cuenca, Venturino.

Empoli (3-4-2-1): Silvestri; Goglichidze, Marianucci, Cacace; Gyasi, Grassi, Maleh, Pezzella; Esposito (dal 69’ De Sciglio), Henderson (dall’86’ I. Konaté); Colombo (dal 46’ Kouamé). All: D’Aversa. A disp: Seghetti, Vásquez, Brancolini, Tosto, Sambia, Bacci, Kovalenko, Asmussen, Campaniello.

Reti: 36’ Grassi, 81’ Vásquez. Ammoniti: Zanoli (G), Colombo, Maleh, Henderson (E).