Otto gol, rimonta dei catalani e contro-rimonta dell’undici di Simeone. Quante emozioni!

Se vai sotto di due gol dopo soli sei minuti e riesci incredibilmente a rimontarla, chiudendo sul 3-2 il primo tempo e addirittura portandoti sul 4-2, allora vuol probabilmente dire due cose: o hai una difesa da rivedere, o hai un carattere da leone. Il Barcellona, la sera del 25 febbraio 2024, nella semifinale di andata di Coppa del Re in casa – ma non al Camp Nou – contro l’Atlético Madrid, aveva entrambe. In una manciata di secondi dal fischio d’inizio, i Colchoneros erano già avanti: Szczesny alzava oltre la traversa un colpo di testa di Julián Álvarez e sul successivo corner battuto corto, cross di Griezmann, spizzata di Lenglet – difensore, francese, in prestito all’Atlético dal Barcellona – e tap-in vincente di Álvarez, di esterno destro. Solita esultanza alla Spiderman (l’ex Manchester City è soprannominato La Araña, “il ragno) e, poco dopo, stupenda apertura per Antoine Griezmann, suo partner in crime, che disorienta Balde e supera Szczesny. Dopo sei minuti, l’Atlético è avanti per 2-0 e anche stavolta c’è lo zampino di un ex Barça (arrivato nell’estate 2019 per 120 milioni di euro e ceduto dopo due stagioni).
Come al solito, se il Barcellona si accende, è merito del talento di Lamine Yamal, che di esterno lancia Koundé che a rimorchio trova Pedri, poco prima che un corner calciato da Raphinha trovasse il colpo di testa di Pau Cubarsí, diciott’anni, al primo gol tra i professionisti alla sessantatreesima presenza. Se i catalani hanno legittimato, o forse Ferrán Torres si è mangiato almeno due occasioni (parata di Musso e salvataggio quasi sulla linea di porta di Giménez, il gol del 3-2 – una fotocopia del secondo: corner di Raphinha dalla destra, zuccata di Iñigo Martinez lasciato solissimo a colpire sul secondo palo: assist numero sedici dell’attaccante brasiliano, sinistro come Yamal ma che per contingenza deve giocare a sinistra anziché a destra, dove prediligerebbe rientrare e calciare a piede invertito – manda in visibilio Montjuïc. Il Barcellona ha rimontato. L’Atlético, impaurito, fatica a mettere su passaggi consecutivi.
Se è vero che cambi cambiano la partita, come dice il nome, possono anche cambiarla in peggio. Così Simeone cambia gli esterni – entrano Mandava, Samuel Lino e Nahuel Molina – e lancia un 4-1-4-1 con contemporaneamente in campo Ángel Correa, Sørloth e Julián Álvarez. Flick, nel mentre, cambia al centro – il trequartista, Gavi, per Olmo, e la punta, Lewandowski, per Torres – e inizialmente pare che la mossa premi il tedesco: Lamine Yamal scappa sulla destra in un fazzoletto di terra, salta Mandava e con un tunnel a Lenglet offre a Lewandowski la trentatreesima rete in trentasei partite e il primo gol in casa contro l’Atlético. Partita chiusa? No, perché Simeone non sbaglia: un indemoniato Ángel Correa serve a rimorchio il gran esterno destro di Marcos Llorente, che fa il 4-3 poco dopo aver servito Sørloth che però aveva segnato in fuorigioco. A cinque minuti dalla fine, l’uscita dal campo di Pedri ha chiuso i rubinetti al Barça. Correa per poco non segnava il pari e infine, al 96’, è arrivato il contropiede perfetto. Lancio dalle retrovie, scatto di Samuel Lino inspiegabilmente lasciato solo e appoggio perfetto per il gol di Alexander Sørloth, equivalso alla sua tredicesima esultanza stagionale.
«Sullo 0-2 mi sono detto: “Non essere troppo felice. Non sarà così facile”. Poi con il 2-2 e il 3-2 ho pensato: “Va bene, può succedere, dai”. Al 4-2 mi ripetevo: “Stiamo passando un brutto momento” – ha ammesso Simeone in conferenza stampa –. Per fortuna poi con il 4-4 abbiamo reso felici i nostri tifosi». «Prima della partita, ho detto ai ragazzi: “Mi raccomando, non commettiamo errori individuali – gli ha fatto eco Flick –. Ecco… i gol dell’Atlético sono nati così». E così Alexander Sørloth da Trondheim, Norvegia, si era già immaginato tutto: «Credo sia la quarta o quinta volta che segno al Barcellona. Mi sono svegliato stamattina e sapevo che avrei fatto gol». Non mente. Dopo il Rayo Vallecano, il Barça è la squadra a cui ha segnato più volte: cinque gol e tre assist in sette gare tra Real Sociedad, Villarreal e Atlético. Lo scorso 21 dicembre, sempre allo stadio olimpico Lluís Companys di Montjuïc, Sørloth è entrato al 73’ al posto di Griezmann e al sesto minuto di recupero del secondo tempo si è fatto trovare pronto su assist di Molina, segnando il gol dell’1-2. È l’ultima sconfitta del Barcellona ne La Liga…
Il Barcellona resta primo in classifica a 54 punti e arriva da cinque vittorie consecutive, pari merito col Real Madrid (che però ha vinto una sola delle ultime quattro partite) e un solo punto in più dell’Atlético Madrid, la banda di Simeone che da novembre a gennaio vinceva dodici partite di fila e così a un certo punto si è trovata in testa alla classifica. Insomma, in campionato è ancora tutto ampiamente aperto, ma la prima semifinale di Copa del Rey prometteva spettacolo: il Barcellona ha il miglior attacco di Spagna (ben 63 gol realizzati), l’Atlético ha la miglior difesa di Spagna (soli 16 gol subiti). Da due club del genere, potevi solo aspettarti un pareggio a reti bianche, oppure – com’è successo – una goleada. Il ritorno non può che promettere ancora meglio, e allora, apputamento al 2 aprile. Senza pesci, eh.
Barcellona (4-2-3-1): Szczesny; Koundé, Cubarsí, I. Martínez, Balde; de Jong, Pedri (dall’85’ E. García); Yamal, Olmo (dal 68’ Gavi), Raphinha (dall’85’ F. López); F. Torres (dal 68’ Lewandowski). All: Flick. A disp: Peña, Kochen, Araujo, G. Martín, Fort, Casadó, P. Víctor.
Atlético Madrid (4-4-2); Musso; M. Llorente, Giménez, Lenglet, Galán (dal 55’ Mandava); G. Simeone (dal 55’ S. Lino), De Paul (dal 68’ A. Correa), Barrios, Gallagher (dal 60’ Molina); Griezmann (dal 68’ Sørloth), Alvarez. All: Simeone. A disp: Oblak, A. Gomis, Le Normand, Witsel, Lemar, Riquelme.
Reti: 1’ Alvarez, 6’ Griezmann, 19’ Pedri, 21’ Cubarsí, 41’ I. Martínez, 74’ Lewandowski, 84’ M. Llorente, 90’+3 Sørloth. Ammoniti: Galán, Giménez, Barrios, Sørloth (A). Arbitro: A. Hernández Hernández.