Ci risiamo. Geograficamente localizzato tra mare e colline lo stadio Luigi Ferraris è pronto ad ospitare, per la centoquattordicesima edizione, uno dei derby più caldi d’Italia: Genoa-Sampdoria. Tra maestose coreografie, forti rivalità e spettacolo in campo, la stracittadina di Genova lancia il capoluogo ligure in un bipolarismo che da più di cinquant’anni divide la città in due opposte fazioni. In questa occasione sarà un Genoa piuttosto malandato ad ospitare i blucerchiati, che invece, a dispetto di qualche critica prima di inizio stagione, sta dimostrando tutto sommato un buon gioco. Da qualsiasi parte la si guardi insomma, il derby di Marassi ha sempre il suo fascino. Abbiamo raccolto allora i cinque “Genoa-Samporia” più significativi, in un salto tra ricordi ed emozioni.
Cominciamo dal lontano 1951, dal decimo derby di Genova da quando i due club presero il nome attuale. Genoa-Sampdoria è una sfida che per i blucerchiati, tranquilli e stabili in classifica, non va oltre al calore della stracittadina. In casa rossoblu invece, la situazione è completamente diversa, con il club impegnato in una dura lotta per non retrocedere. Pronti via, il divario in campo è chiaro già dopo quindici minuti di match. Bergamo e Bassetto vanno in rete per i blucerchiati ed il Genoa è costretto a rincorrere, dimezzando la distanza solamente allo scadere del primo tempo con De Prati. Seconda frazione di gioco piuttosto convulsa. Prima il Genoa rimane in dieci per l’espulsione dello storico ex Giuseppe Baldini. Poi, a sorpresa, perviene al pareggio grazie a Mellberg, a meno di dieci minuti dal termine. Sembra ormai tutto scritto ma in una partita del genere la prudenza non è mai troppa. Una lezione che il Genoa pagherà a caro prezzo a tre minuti dal termine del match. Sabbatella, centrocampista argentino della Sampdoria, si presenta al limite dell’area avversaria, facendo partire un missile che si traduce nel 2-3 finale. Ancora oggi questo episodio rimane uno dei più tristi tra quelli relativi alle retrocessioni rossoblu.
Un salto considerevole di trentun anni ci porta a rivivere il secondo Genoa-Sampdoria più carico di significati. È il Novembre 1990, l’anno della Juve campione d’Italia e dell’1-1 tra Genoa e Sampdoria in un Ferraris che recita “tutto esaurito”. Record assoluto di spettatori, 57.815 per l’esattezza, 2.000 oltre la capienza ufficiale. Match che già dai primi minuti preannuncia spettacolo, con il giovane Roberto Mancini che festeggia, con una rete al nono minuto, il suo diciottesimo compleanno, approfittando di un pasticcio difensivo avversario. La sfida prosegue a ritmi altissimi e, sebbene il pareggio a fine partita reciti un 1-1 raggiunto a dieci minuti dal triplice fischio, il risultato finale non rispecchia l’andamento della partita. Due pali genoani ed uno blucerchiato sono la prova di una sfida tutt’altro che noiosa, nonostante priva di interessi di classifica.
Un altro notevole balzo sulla linea del tempo ci trasporta tredici anni più tardi, facendoci atterrare al cospetto di un Genoa-Sampdoria storico. Inciso a lettere oro nella storia dei rossoblu, questo scontro pone fine ad un’imbattibilità della Sampdoria nei derby in trasferta, che durava ormai da 28 lunghi anni riassumibili in 16 sfide. Per gli amanti delle statistiche tuttavia questa stracittadina offre un’ulteriore curiosità: Van’t Schip e Skuhravy, protagonisti della rimonta rossoblu, saranno fino ai giorni nostri attori dell’ultimo derby della lanterna vinto dalla formazione inizialmente passata in svantaggio. Un successo che però non evita al Genoa la retrocessione in serie B, dopo lo spareggio con il Padova.
E finalmente arriviamo ai giorni nostri. Il penultimo Genoa-Sampdoria trattato infatti, risale solo al 2009. A quel Genoa spettacolare di mister Gian Piero Gasperini che molti tifosi rimpiangono. Ed è proprio nel Novembre di 8 anni fa che il Genoa scrive una pagina epocale nella storia della sua città. Un match dominato dal primo minuto all’ultimo, un 3-0 netto e senza discussioni. I rossoblu, beneficiando di due rigori per aprire e chiudere il conto, permettendosi di giocare in dieci uomini mezz’ora di gara. I penalty, trasformati da Milanetto e Palladino sono intervallati dal temporaneo 2-0 di Marco Rossi. I blucerchiati chiuderanno poi in 9 la sfida, a causa dei due cartellini rossi estratti di fronte a Rossi e Cacciatore. Terza vittoria consecutiva in un derby ed euforia alle stelle. Ancora una volta al libro della storia del calcio è stata aggiunta un’altra pagina.
Ma non bastava l’umiliazione del 3-0. Il ricordo della retrocessione 1951 ad opera dei cugini blucerchiati è ancora vivido e scottante nella storia del Grifone, soprattutto nella mente dei tifosi che solo nel 2011 avranno vendetta per quello che aveva subito la generazione precedente. È la penultima giornata di campionato in una Genova caldissima, e non solo per il clima. Genoa-Sampdoria sembra, agli occhi di molti, il classico “biscottone”. Un pareggio infatti aiuterebbe la Sampdoria, a rischio retrocessione. Il match si trascina lento, destinato, sembra, a finire con uno spento 1-1 dopo 96’ minuti di gioco. Fino al colpo di scena. Sotto una gradinata nord esasperata ed arrabbiata per un derby “regalato”, Mauro Boselli, ignaro probabilmente dell’accordo ed entrato non da molto sul terreno di gioco, prende palla e, girandosi, spedisce un pallone insidioso all’angolino lontano. Un bel goal che fa letteralmente esplodere un Marassi che ormai non ci credeva più. Dalla curva genoana si alzano i cori ad grido di “Boselli non lo sapeva” e “Il derby non si regala”. Solamente un preludio a quello che succederà tutta sera nelle vie di Genova. Una festa che si concluderà solamente una settimana dopo, al cospetto di un Genoa-Chievo in grado di far registrare un’altissima affluenza di tifosi in festa.