La forza del FC Krasnodar: i giovani

In tempi recenti è saltata fuori dal freddo dell’omonimo kraj una storia molto curiosa: quella dei neroverdi del ФК Краснода́р, nati nel 2008 e sei anni dopo già in giro per l’Europa. Era l’ottobre 2014, a quei tempi, e di loro si sarebbe dovuto occupare l’Everton. Così Daniel Kazansky intervenne al sito ufficiale dei Toffees per raccontare i late comers della Russia Premier League: «Per noi in Russia, è come una favola. Krasnodar è una città molto grande e ha già una squadra, il Kuban’, lo stesso Kuban’ che ha giocato in Europa League contro Swansea City la scorsa stagione. Poi, all’improvviso, apparve un altro club. Il proprietario ha creato il club e ha iniziato con i giovani e l’accademia. Ha poi deciso di costruire uno stadio – il lavoro su cui è in corso – quindi voleva far sì che il club fosse competitivo in Europa e, passo dopo passo, lo hanno fatto. Non è qualcosa che siamo abituati a vedere in Russia. Hanno giocato davvero bene e meritano di essere in Europa League. Penso che tra un paio d’anni avranno uno stadio meraviglioso e ora sono la squadra principale della città, il che è importante a causa della rivalità. È come l’Everton contro il Liverpool. Abbiamo il nostro derby qui a Krasnodar ora».

FC Krasnodar
Fonte: FC Krasnodar – Facebook

Giovani Krasnodar, l’ora di stupire

Il 2 ottobre 2014, in Russia, finì con un pari, 1-1: aprì le marcature Ari al 43’, pareggiò Samuel Eto’o all’82’ evitando la prima sconfitta dell’Everton in Europa League. Verdetto solo rimandato all’11 dicembre successivo, quando Goodison Park fu profanato dai neroverdi russi, unici – in un girone comprendente pure Wolfsburg e Lilla – a far uscire dal campo un Roberto Martínez imbronciato al termine del secondo tempo. E se al FC Krasnodar quei tre punti non bastarono per qualificarsi (la classifica recitava Everton 11, Wolfsburg 10, Krasnodar 6 e Lilla 4), perlomeno servirono a lanciare un messaggio di sfida all’Europa calcistica. Un monito, un “torneremo” che il colombiano Ricardo Laborde suggellò sotto forma di un preciso diagonale sul palo lontano, a beffare un mal posizionato Joel Robles.

Di quella squadra oggi resta una buona componente: il portiere Andrey Sinitsyn, il difensore bielorusso Aleksandr Martynovich, capitano della squadra, i terzini Sergey Petrov e Nikolay Markov, i centrocampisti Pavel Mamaev e Yuri Gazinskiy, il trequartista uruguagio Mauricio Pereyra e l’attaccante Ari. In molti hanno salutato. Nel dicembre 2016 il polacco Artur Jędrzejczyk ha fatto ritorno al Legia Varsavia da cui nel 2006 era partita l’ascesa verso il grande calcio. Il difensore islandese Ragnar Sigurðsson andò al Fulham dopo la grandissima figura a Euro2016, quasi irripetibile, tanto che poi sarebbe tornato in Russia al Rubin Kazan’ nel 2017/18 e si sarebbe trasferito al Rostov nel gennaio 2018. L’esperto Roman Shirokov tornò allo Spartak e nel gennaio 2016 sarebbe rientrato al CSKA, la sua prima squadra. Marat Izmailov smise di essere la promessa che il Porto sognava, Vladimir Bystrov si regalò ancora la stagione 2017/18 a Tomso, l’oggi 33enne attaccante brasiliano Wanderson è finito in Svezia, all’Helsingborgs IF, laddove è stato raggiunto dopo il Mondiale in Russia – ironia della sorte – da Andreas Granqvist. Il capitano della nazionale gialloblù ha fatto ritorno all’HIF ed è l’ultimo in ordine cronologico ad essersi trasferito via da Krasnodar. Perfino Laborde, che segnò all’Everton in quell’11 dicembre 2014, non si è più ripetuto e oggi milita nell’Anorthosis Famagosta, a Cipro.

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Fonte: FC Krasnodar – Facebook

Giovani Krasnodar, investimento lungimirante

Il punto è che quel Krasnodar, allenato da Oleg Kononov, concluse il 2014/15 da terzo in Russia Premier League e salutò la Coppa di Russia agli ottavi di finale. L’anno prima era cominciato in maniera turbolenta, visto che il tecnico Slavoljub Muslin aveva rescisso il contratto col club il 9 agosto 2013 lasciando vacante il posto poi preso da Kononov, che piazzò il FC Krasnodar quinto in campionato (miglior piazzamento nella storia del club) e perse la finale di Coppa di Russia contro il Rostov solo ai calci di rigore. Gli errori decisivi di Sigurðsson e Gazinskij furono però metabolizzati abbastanza in fretta, perché come detto l’anno dopo fu Europa. E non solo 2014-15, ma pure ’15-16, ’16-17 e ’17-18. Una crescita che non sembra aver fine. Una crescita agevolata senza dubbio dagli investimenti nel vivaio, col complesso Chetuk – denominato in onore del fiume che scorre accanto ai 3000 mq di strutture – rappresentante un vero e proprio fiore all’occhiello, con le sue 26 succursali.

Qui è dove si sono formati molti dei giovani Krasnodar che oggi sono nella rosa che Igor Shalimov – subentrato nell’agosto 2016 a Oleg Korolov – ha plasmato fino al 2 aprile 2018, quando il club ne ha annunciato l’esonero in un comunicato ufficiale. A prenderne il posto è stato Murad Musayev, 35 anni, già tecnico dell’Under19 che nel 2017/18 cedette solo al Real Madrid in Youth League. Confermato in estate dopo un periodo da traghettatore, Musayev possiede il patentino Uefa B, dunque formalmente l’allenatore del FC Krasnodar è Oleg Fomenko. Ma la mano di Musayev è chiara, in tutti i talenti che stanno progressivamente sbocciando. Giovani Krasnodar come il portiere Matvej Safonov, 20enne classe ’99 promosso in prima squadra a gennaio. Giovani Krasnodar come Cristian Ramírez, 24enne terzino sinistro arrivato dal Ferencváros. Giovani Krasnodar come Dmitrij Skopincev, terzino destro 22enne arrivato dal Rostov nel febbraio 2019 ma cresciuto tra Dinamo Mosca, Zenit e RB Lipsia. Giovani Krasnodar come Artem Golubev, 20enne mediano all’occorrenza terzino. Giovani Krasnodar come Daniil Utkin, 19enne prodotto pure lui dal vivaio neroverde. Giovani Krasnodar come il 19enne Shapi Sulejmanov, acquistato nel 2013 dall’Anzhi in previsione di una sua conferma (già 5 reti quest’anno, da ala sinistra). Infine, giovani Krasnodar come l’altro ’99 – ma già 20enne – Ivan Ignatjev, 4 marcature finora e prima alternativa ad Ari.

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Fonte: FC Krasnodar – Facebook

Giovani Krasnodar, la storia di Olsson

Un discorso a parte in questo panorama sui giovani Krasnodar lo merita lo svedese Mats Kristoffer Olsson, certamente il volto più noto dei sopracitati, nonché quello su cui pendono le maggiori aspettative in futuro. Nato il 30 giugno 1995 a Norrköping e cresciuto nell’IFK insieme a talenti del calibro di Muamer Tanković ed Alexander Fransson, “Koffe” è un centrocampista centrale che l’Arsenal acquistò nel 2013 battendo l’agguerrita concorrenza di Ajax, Juventus e IFK Göteborg. Nel 2014 però i Gunners lo cedettero a titolo definitivo in Danimarca, al Midtjylland, che nel 2017 lo spedì nuovamente in Svezia, all’AIK Solna, per 10 milioni di SEK (circa uno di euro). Spesa importante in cui i gialloneri rientrarono presto: inizialmente fece fatica, poi col tempo è diventato il perno del centrocampo e negli ultimi mesi ha letteralmente padroneggiato, servendosi pure del prezioso aiuto di Sebastian Larsson, tornato in Allsvenskan a fine Mondiale. Così nel gennaio 2019 il FC Krasnodar per lui ha dovuto tirare fuori circa 5 milioni di euro dal portafoglio. Neanche troppo, per un campione d’Europa Under 21 nel 2015, con già 5 presenze nella nazionale maggiore. Così a Krasnodar per uno svedese che ha salutato – Granqvist – ne è subito arrivato un altro, a far compagnia a Viktor Claesson che dal gennaio 2017 s’è trasferito in Russia.