Tra 1990 e 1992, la Svezia di Olle Nordin e Tommy Svensson aveva come calciatore simbolo Jonas Thern, il capitano della squadra che partecipò al Mondiale 1990. In Italia i gialloblù conclusero la loro avventura ultimi del girone, ma gettarono le basi per anni ben positivi. Il triennio Svensson (1992-95) consacrò Tomas Brolin e i compagni che a Usa 1994 uscirono con la medaglia di bronzo al collo, il biennio successivo (1995-97) sancì il dominio di Kennet Andersson. A cavallo del nuovo millennio (1997-2001) toccò a Tommy Söderberg e Lars Lagerbäck gestire una formazione che sul campo lanciò Patrik Andersson, “l’imperatore”. Nel 2002, sempre con la panchina condivisa da Tommy Söderberg e Lars Lagerbäck, si mise in mostra Fredrik Ljungberg in un centrocampo posto qualche metro dietro al duo Larsson-Ibra, con Henke e Zlatan mai però fortunati. Avrebbero potuto toccare una nuova semifinale di un Mondiale, non riuscirono e così Lagerbäck si mise in proprio, tra 2008 e 2009. Mikael Nilsson fu il giocatore simbolo del 3-5-2, perno del centrocampo, prima dell’ascesa di Ibrahimović nei sette anni di gestione Erik Hamrén (2009-2016). Tutto questo per dire che ogni nazionale ha avuto un suo volto tipico, e se si dovesse trovarne uno per il biennio in cui Janne Andersson è in carica – dal 2016 a oggi – quello sarebbe con ragionevole certezza Sebastian Larsson.
Chi è Sebastian Larsson
Ex pupillo di Hamrén nonché elemento dalla certa affidabilità, Larsson con la sua adattabilità aveva ovviato all’assenza di Jakob Johansson una volta infortunatosi contro l’Italia a San Siro e l’11 giugno scorso, all’alba del Mondiale di Russia, aveva annunciato il suo addio all’Inghilterra. Era stato formalizzato il suo ritorno in Svezia, all’AIK Solna, a 18 anni dal 2001 in cui aveva lasciato la sua città natale – Eskilstuna – per l’Inghilterra. L’Arsenal era una proposta troppo allettante per esser rifiutata, malgrado Larsson fosse impiegato da terzino anziché centrocampista, e dalla terra d’Albione lo svedese non si sarebbe mosso: due anni all’Emirates, il prestito al Birmingham City con annessa riconferma, i sei anni al Sunderland (2011-2017) e un’ultima stagione all’Hull City, terminata nel maggio 2018 con la possibilità – a 33 anni – di far rientro a casa.
Le 282 presenze in Premier League regalavano così ai gialloneri di Stoccolma un’intrigante arma in più su cui poter contare in vista della lotta al titolo e pure la chiusura di un cerchio: «Prima di trasferirmi in Inghilterra, l’AIK era uno dei club che avevo visitato e col quale mi ero allenato, da allora c’è stata una connessione. È bello aver concluso questo trasferimento prima del Mondiale, ora potrò concentrare la mia attenzione sul club. Non torno in Svezia per rilassarmi, mi sento ugualmente motivato e voglio dare quello che riesco per l’AIK, una squadra che è stata al vertice per molto tempo e che ora vuole tornarci». E infatti, puntualmente, a fine anno sarebbe arrivato il dodicesimo campionato nella bacheca degli Gnaget (“topi”, il soprannome della società). In teoria già le speculazioni tardo-primaverili avevano fatto capire che “Sebbe” avrebbe scelto tra AIK, IFK Göteborg e Djurgårdens IF, ma pare che il passo decisivo fosse avvenuto dopo un incontro col direttore sportivo del Solnaklub, Björn Wesström.
Le caratteristiche di Larsson
Sono oltre 100 le sue presenze con la nazionale gialloblù, nella maglia della quale cui esordì il 6 febbraio 2008. Si trattava di un’amichevole a Istanbul con la Turchia, una gara amichevole che aveva visto la Svezia in visita alla Moschea Blu prima di fermarsi sulle rive del Bosforo a sorseggiar del tè. Larsson quella sera giocò una partita caparbia e costante, meritando gli elogi della stampa scandinava che il giorno dopo parlò di lui: «Sembra che abbia già cento partite alle spalle per la sua saggezza, la sua calma, la sua sicurezza nel posizionamento e il suo talento col pallone tra i piedi». Ne avrebbe cambiati di ruoli: esterno di centrocampo, ala estrosa chiamata alla doppia fase, poi un’evoluzione a centrocampista centrale che lasciò di stucco gli addetti ai lavori. La sua duttilità sarebbe stata apprezzata da molti, specie dal tecnico dell’AIK Rikard Norling, celebre per la sua proposta di calcio improntata su un modulo particolare (3-1-4-2) e su uno stile spregiudicato per quanto fondato sul gruppo. In un simile contesto, a centrocampo Sebastian Larsson s’integrò alla perfezione coi compagni già in rosa – su tutti Kristoffer Olsson, ceduto in estate al Krasnodar per la somma record di 50 milioni di SEK – e offrì al mister un’importante punto di forza si cui poter contare.
Alle ore 11:45 circa di lunedì 16 luglio 2018, Sebastian Larsson si presentò al suo primo allenamento con l’AIK. Il suo tesseramento aveva acuito le speranze dei tifosi circa la possibilità di tornare sul tetto di Svezia a 9 anni dall’ultima volta, e ciò era chiaro vista l’accoglienza che aveva accompagnato “Sebbe”. Un manipolo di 300 spettatori, quasi 400, s’era presentato al numero 11 di Ekelundsvägen, a Solna – a Karlberg, dove l’AIK ha il suo centro d’allenamento (Träningsanläggning in svedese) – e qui aveva dedicato una vistosa standing ovation al nuovo acquisto. Al termine della seduta, aveva parlato il ds Björn Wesström: «Otteniamo un calciatore con delle qualità che permettono di credere in qualcosa di grande, almeno per la durata del suo contratto. Un calciatore come Sebastian ha scelto di venire da noi, all’AIK, anche se aveva molte più opzioni tra cui scegliere. È chiaro che è un tributo a tutti coloro che tifano per l’AIK o lavorano nell’AIK».
Critiche a Seb Larsson
Il 30 ottobre 2018, l’AIK stava perdendo contro il Malmö FF una partita cruciale per la lotta al titolo. Al minuto 96 fu però comminata ai padroni di casa una punizione da posiziona favorevole, dalla mattonella in questione si presentò Sebastian Larsson che realizzò il piazzato evitando la sconfitta ai suoi. Quel gol – uno dei più belli della scorsa Allsvenskan secondo alcuni – fu però celebrato con un’esultanza eccentrica, fin troppo. Larsson si recò vicino alla panchina degli avversari scivolando sulle ginocchia con le braccia tese e provocando l’ira della panchina avversaria. Si scatenò un putiferio, domato a fatica dalla sicurezza, poi Sebastian fu espulso nel parapiglia finale per aver aizzato quelli del Malmö. Se la cavò con un turno di squalifica, ma in ogni caso si disse pentito: «A volte le emozioni prendono troppo. Devo essere onesto, da calmo, e scusarmi per questo. Ci sono sentimenti nel calcio ed erano due squadre che per 90 minuti desideravano molto vincere, ma ho reagito in quel modo e non ho problemi nell’ammettere di essermi comportato in modo stupido».
«Quando sono tornato in Svezia, non avevo aspettative dirette. È stato molto divertente, penso di aver giocato 13 partite in Allsvenskan e di avere 9 vittorie, un paio di pareggi e una sconfitta. Mi diverte giocare in una squadra che fa bene e conduce in classifica». Oltre a giocare, poi, Sebastian Larsson dall’inizio dell’anno è pure il vice-capitano dell’AIK: «È un grande onore, farò del mio meglio per supportare Henok (Goitom, ndr) nel suo ruolo di capitano». Con l’esperienza di 33 anni, Larsson è stato promosso dopo la cessione di Nils-Erik Johansson: «È raro che i capitani delle squadre vengano sostituiti e che prima di me vi fossero solo due capitani del club dal 2005. Vincere il campionato durante il mio primo anno qui è qualcosa che porterò con me per tutta la vita». Del resto, non era tornato all’AIK per questo?