La rivalità tra Juventus e Fiorentina ha radici profonde

Il primo turno infrasettimanale della stagione regala una partita che non sarà mai come tutte le altre. Juventus-Fiorentina, in programma mercoledì sera all’Allianz Stadium, è infatti una di quelle gare che permette alla mente di frugare tra i ricordi, fra una giocata di Baggio ed una tripletta di Giuseppe Rossi. Storicamente più sentita lungo l’Arno che in quel di Vinovo, la rivalità tra Juventus e Fiorentina ha radici profonde; in un’epoca passata dove le compagini molto spesso si sono ritrovate a duellare.

Rivalità tra Juventus e Fiorentina: quando di mezzo c’era lo scudetto

Tutto ha origine il 7 ottobre del 1928 quando i bianconeri infliggono un sono 11-0 alla giovanissima squadra viola fondata da appena due anni. Si passa dunque agli anni cinquanta, con la Fiorentina del patron Enrico Befani che schiera giocatori del calibro di Sarti, Julinho, Montuori, Virgili, Cervato, Segato,  Lojacono, Hamrin, Petris guidati da mister Bernardini prima e Czeizler poi. Una squadra che avrà un rendimento pazzesco e conquisterà uno scudetto, la finale di Coppa dei Campioni (persa), quattro secondi posti in campionato consecutivi e tre finali di Coppa Italia, vincendone però soltanto una.

Juventus_FiorentinaI bianconeri, guidati dal trio d’attacco Sivori-Charles-Boniperti, più volte si ritroveranno a duellare contro la Viola: ben due scudetti (1957-1958, 1959-1960) e una Coppa Italia (1959-60) verranno soffiati ai toscani in uno dei momenti più floridi della storia di una squadra sicuramente meno abituata a vincere dei rivali bianconeri che, col primo dei due titoli, potranno fregiarsi della Prima Stella. Per rivedere uno scudetto sotto la Fiesole bisognerà aspettare il 1969, con la doppia vittoria della banda di Bruno Pesaola contro i “Gobbi”: 2-1 a Firenze, con le reti di De Sisti e Maraschi intervallate dal pareggio di Zigoni; 0-2 a Torino con Chiarugi e il solito Maraschi, capocannoniere viola quell’anno con 14 reti.

Il duello per il titolo si ripeterà poi solo nel 1982. E’ forse qui che va ricercato il fulcro della rivalità fra Juventus e Fiorentina. La corsa per lo scudetto è lunga e tortuosa, ma nelle ultimissime giornate si restringe a due sole squadre: la Fiorentina di mister Picchio De Sisti con Ciccio Graziani, Giancarlo Antognoni, Eraldo Pecci, Giovanni Galli e Daniel Bertoni contro la Juventus di Trapattoni e di Zoff, Brio, Cabrini, Gentile, Scirea, Furino, Tardelli, Bettega e Paolo Rossi, di rientro sul finale di stagione.

All’ultima giornata le due squadre sono appaiate in classifica a 44 punti e lo spareggio scudetto, mai più disputato dopo il famoso Bologna-Inter del 1964, sembra ormai inevitabile. Tant’è che si iniziano a stampare i primissimi biglietti. Ma ci sono gli ultimi 90′ da disputare. La Fiorentina gioca a Cagliari mentre la Juventus va a Catanzaro. Mentre sull’isola si grida allo scandalo per un gol di Graziani annullato per un presunto fallo di Bertoni sul portieri sardo Conti che lascia il risultato inchiodato sullo 0-0, sul continente un rigore dell’ex stella dell’Arsenal (e mito di Nick Hornby) Liam Brady consegna di fatto la seconda stella (ventesimo scudetto) ai bianconeri, mandando ancora una volta in fumo i sogni di migliaia di tifosi viola che accusano la Juventus di vincere sempre in maniera irregolare: la faccenda dell’anno precedente, quella del gol di Turone, è ancora storia fresca.

La Coppa UEFA e l’addio a Roberto Baggio

Ma non ci sono solo questioni di campo ad alimentare la rivalità tra Fiorentina e Juventus. C’è anche il mercato, con cessioni dolorose e tradimenti pesanti. Su tutte la dolorosissima vicenda Baggio, ceduto alla Juventus  l’indomani della finale di ritorno di Coppa Uefa persa proprio contro i bianconeri. Fu quella una splendida cavalcata guidata da mister Graziani e dallo stesso Divin Codino, Buso, Nappi, Dunga, Pin e quel Pioli oggi allenatore proprio dei viola. Facendo fuori nell’ordine Atletico Madrid, Sochaux, Dinamo Kiev, Auxerre e Werder Brema, per i Viola si aprirono le porte della finale contro la Juventus di mister Zoff con Tacconi, Alejnikov, Rui Barros, Casiraghi, Marocchi e quello Schillaci che sarà eroe di Italia ’90 di lì a qualche settimana.

L’andata al comunale viene dominata dai bianconeri che si impongono 3-1 grazie alle reti siglate da Galia, Casiraghi e Agostini. Di Buso il momentaneo pareggio della Fiorentina. Gol che fa sperare per il ritorno. Purtroppo però la Uefa, a seguito ad alcuni disordini che si erano verificati durante la semifinale contro il Werder Brema (la Viola quell’anno inoltre giocò diverse partite lontano da Firenze per via dei lavori di ammodernamento per Italia ’90) decise di far giocare la partita ad Avellino; per il malcontento di tantissimi tifosi violi che sognavano di spingere la squadra verso la rimonta. La gara finì 0-0, e la Juventus poté alzare la sua seconda Coppa Uefa al termine di quella che fu la prima storica finale fra due squadre italiane.

All’indomani della finale i Pontello annunciarono in maniera abbastanza controversa e inaspettata (il giocatore aveva smentito categoricamente un trasferimento) la cessione alla Juventus di Roberto Baggio. Firenze diventa l’inferno (si, quello dantesco nel vero senso della parola) e i tifosi viola andranno addirittura ad infastidire la nazionale che a Coverciano si prepara in vista del mondiale, costringendola a spostarsi nei dintorni di Roma (Marino). La famiglia Pontello sarà inoltre “costretta” a vendere la società alla famiglia Cecchi Gori.

Nel primo Fiorentina-Juventus del post Baggio c’è passione, sentimento e amore: quello che Baggio prova ancora per i colori viola e che lo “costringe” a non voler calciare un rigore e a cederlo a De Agostini, che se lo farà parare da Mareggini. Ufficialmente Baggio ha sempre dichiarato di non averlo voluto calciare perché il portiere lo conosceva anche se, una volta uscito dal campo, gli verrà tirata una sciarpa viola che lui raccoglierà. Un gesto d’amore e di riconoscenza verso una piazza che non ha mai perdonato il club chi glielo ha portato via. Il primo gol da avversario a Firenze Roberto Baggio lo siglerà sotto la guida Lippi nell’aprile del ’95; quasi agli sgoccioli di una carriera in bianconero comunque piena di soddisfazioni.

Tempi moderni

Anche in tempi recenti, sebbene sia stato raro vedere le squadre contendersi qualcosa di grande, di sfide fra Fiorentina e Juventus da ricordare ce ne sono.

Come ad esempio quella del 2008, quando un colpo di testa di Osvaldo al 92′ regala la vittoria esterna della Fiorentina dopo 20 anni; oppure la “manita” rifilata a domicilio dalla Juventus nel primo anno di Antonio Conte, quello dei record. E per restare ancora in tema con l’ex ct della nazionale, è leggendaria la sfida dell’ottobre 2013, con la tripletta di Rossi e la rete di Joaquin che ribaltano l’uno-due iniziale di Pogba e Tevez e festeggiano con due esultanze a mitraglia sotto la Fiesole che ricordano tempi migliori. C’è ancora, infine, la vittoria dei viola allo Juventus Stadium nel 2015 nell’andata delle semifinali di Coppa Italia con doppietta di Salah. Un punteggio che sembra proiettare in finale una Fiorentina che, al contrario, rovinerà tutto nella gara di ritorno soccombendo 4-0.

Storie di campioni, bandiere, passione e colori che s’intrecciano. Gli animi sono diversi. Ma anche stasera, come sempre, non sarà una partita come le altre. I ragazzi di Pioli si stanno lentamente riprendendo da un avvio non impeccabile e saliranno a Torino con la consapevolezza di dover affrontare una squadra rodata e candidata alla vittoria finale del campionato. Improbabile che ci si annoi. E poi la Juventus la scorsa estate ha acquistato un certo Bernardeschi…