Il Napoli e la sindrome della Linea Maginot

Anche il Napoli, dopo una lunga e caldissima estate di calciomercato, ha esordito in campionato lasciando una prima impressione delle potenzialità e dei limiti di una squadra in parte rivoluzionata che quest’anno dovrà affrontare, oltre campionato e Coppa Italia, la Champions League.  La prima giornata di serie A ha visto vincere la Juventus con un gol decisivo di Higuain e la Roma, in partenza dirette concorrente degli azzurri, che dal canto loro hanno deluso pareggiando in rimonta a Pescara per 2-2 dopo un primo tempo da incubo.

L’ambiente e i tifosi, già vittime dell’abbandono del Pipita, sono immancabilmente sprofondati nella paranoia della mancata sostituzione del numero nove argentino.  Gabbiadini del resto non ha tranquillizzato con una prestazione da spettatore non pagante. Analizzando i fatti però si capisce in fretta che i grattacapi per Maurizio Sarri risiedono altrove. Il Napoli pur giocando male ha creato diverse occasione nel secondo tempo, e ha segnato due gol in trasferta contro una squadra inferiore tecnicamente ma per ora più preparata sul piano atletico.  La Juventus, senza Higuain, l’anno scorso ha vinto il campionato e una partita del genere l’avrebbe vinta 2-0. Non si può pensare di sostituire all’istante giocatori del calibro di Cavani e Higuain, ma l’attacco è forse il reparto in cui i partenopei sono più attrezzati, potendo scegliere tra Insigne e Mertens sulla sinistra, Callejon e Gabbiadini sulla destra, soprattutto quando quest’ultimo si sarà riaccomodato in panchina a vantaggio del più competitivo Milik: il polacco deve ancora dimostrare il suo valore in Italia, ma ha già fatto vedere di saper fraseggiare con i compagni di reparto, mentre 32 reti in 52 presenze, seppure nella Eredivisie, non le mette a segno chiunque senza disporre di un minimo di fiuto del gol. Se aggiungiamo che Hamsik è la mezzala titolare e ai nuovi innesti Zielinski e Giaccherini sanno concludere a rete con efficacia quando richiesto, anche quest’anno i problemi del Napoli non dovrebbe essere il numero di gol segnati.

La fobia dei tifosi azzurri allora rischia di trasformarsi, sportivamente parlando, in una linea Maginot, l’innovativa linea militare che fu costruita a partire dal 1928 dalla Francia a difesa dei propri confini, in particolare con Germania e Lussemburgo: i francesi furono presi alla sprovvista dal piano d’attacco tedesco che aggirò le zone maggiormente militarizzate e fortificate tagliando dal Belgio e i Paesi Bassi attraverso la foresta delle Ardenne. Allo stesso modo il Napoli, abbagliato dallo splendore del suo ex goleador, rischia di trascurare i propri punti deboli, ovvero la compattezza di squadra e la difesa. A centrocampo le qualità in fase di possesso palla sono notevoli, e anche la mentalità con cui tutti vanno subito alla ricerca del pressing alto dopo le palle perse, ma le caratteristiche dei giocatori non sono da incontristi, con l’eccezione di Allan e forse Diawara, che deve ancora essere inserito negli schemi di Sarri. In difesa regna il malcontento. La coppia Albiol-Koulibaly, molto valida tecnicamente, sembra scoppiata.  Il primo sente il richiamo di casa, vuole tornare a Valencia a tutti i costi e per questo non rinnoverà il contratto; il secondo è comprensibilmente attratto dalla corte del Chelsea di Conte nonché dal denaro e dal fascino della Premier League. L’acquisto sciagurato di Tonelli è stato un errore clamoroso, l’infiammazione al ginocchio è seria e non si sa quando darà tregua al centrale ex Empoli; l’unica alternativa rimane dunque Chiriches, buon difensore ma non all’altezza della coppia titolare. In porta alle spalle di Reina, che offre ottime garanzie tecniche ma non fisiche, ci sono Sepe, prospetto che evidentemente non gode della fiducia di Giuntoli, e Rafael, già bocciato dall’ambiente partenopeo ai tempi di Benitez. Inoltre la riserva di Hysaj continua ad essere Maggio, che ha sempre contato sulla corsa e che anche quest’anno ha un anno in più.

L’attacco del Napoli si è indebolito, ma è comunque un reparto di ottimo livello in Italia e buon livello in Europa. Il centrocampo si è rinforzato soprattutto numericamente, ed in prospettiva (clausole rescissorie permettendo) può rivelarsi uno dei più competitivi in circolazione. La giovane età dei centrocampisti più fisici e l’anarchia che regna in difesa sono le grandi lacune del presente azzurro. Per i tifosi partenopei sarà meglio guardare in questa direzione, per non rischiare di aspettare l’alba gurati ad ovest e risvegliarsi una volta che il sole sarà già sorto, al grido Ecce Bombo!