Lorenzo Insigne è l’oro di Napoli?

 

Loenzo Insigne
NAPLES, ITALY – October 5 : Lorenzo Insigne of Napoli celebrates after scoring goal 1-1 during the Serie A match between SSC Napoli and Torino at San Paolo Stadium on October 5 , 2014 in Naples, Italy. (Photo by Francesco Pecoraro/Getty Images)

Lo scorso quattro giugno Lorenzo Insigne ha compiuto ventisette anni. Ma cosa significa avere ventisette anni in Serie A? Ragionando attentamente abbiamo tutto sommato trovato una risposta a questa domanda; tuttavia per comprenderne appieno il significato dovrete sforzarvi prima nel seguirci in questo ragionamento.

Nell’ultima stagione sono undici gli Under 21 che hanno calcato il campo di gioco per almeno 900′ in Italia; la Liga ne conta 16 mentre la Premier League arriva a 18. Al comando di questa particolare graduatoria troviamo la Bundesliga con 28 giocatori; indice di un costante rinnovamento nonostante il titolo mondiale di quattro anni fa. Ora, per quanto, Germania a parte, il confronto con gli altri campionati top in Europa non sia poi così catastrofico, entrando nel cuore della questione sorge un problema di fondo; ovvero quanto sia radicata l’errata convinzione che definire non catastrofica una situazione la elevi di diritto ad esempio di virtuosismo.

Ed ecco allora che fa storcere il naso il fatto che solo in Italia si sia soliti considerare “giovane” un calciatore, ad esempio come Paulo Dybala, che a novembre compirà 25 anni. Per dirne una, alla sua età un certo Leo Messi aveva già fatto spazio in casa sua per due Palloni d’Oro.

E’ questo un esempio emblematico di un movimento che per mentalità fatica a lasciare spazio a quelli che, calcisticamente parlando, è giusto definire giovani: i ragazzi usciti dalle formazioni Primavera; quelli che lottano per strappare un contratto in Serie B e cercare di rimanere il più possibile aggrappati al sogno di calcare il palcoscenico della massima serie.

Lorenzo Insigne è uno di quelli che ce l’ha fatta. L’esaltante stagione 2011/2012 a Pescara (38 presenze, 20 gol e 14 assist) sotto la sapiente guida di Zdenek Zeman, uno che dategli una grande squadra e la trasformerà in melma ma se gli date metalli grezzi ve li trasforma ancora in oro, ha lanciato il furetto di Frattamaggiore nell’olimpo del calcio italiano (e con lui Verratti ed Immobile). Dopo un anno in Abruzzo (e prima ancora uno in Puglia a Foggia) De Laurentiis non ha perso tempo richiamando a casa il figliol prodigo ed investendolo dell’arduo compito di riportare gloria al Napoli facendo perché no rivivere le gesta di uno che da quelle parti ha decisamente lasciato il segno; non necessariamente Re Diego. Ripetere le gesta di Lavezzi sarebbe di per se già sufficiente. Un progetto che ad oggi però sembra riuscito a metà.

Lorenzo Insigne è reduce da una discreta stagione coronata da 14 reti ed altrettanti 11 assist in 48 presenze stagionali. Numeri che, tuttavia, ne fanno il peggiore per rendimento nel tridente magico di Sarri. A conti fatti sembra infatti quasi che Lorenzo Insigne sia stato l’unico a non avere una connotazione precisa. Qualche numero per chiarire il concetto: se Callejon è stato l’uomo assist (17 in 50 presenze oltre a 10 gol all’attivo) e Mertens il goleador (22 reti e 12 assist in 49 presenze), Lorenzo Insigne è finito per risultare la via di mezzo. Giocatore necessario, per carità. Ma forse tra i tre il più deludente perché, almeno all’apparenza, capobanda perenne di color che son sospesi.

A volerla dire tutta quella 2017/2018 di Lorenzo Insigne più che la stagione della consacrazione è sembrata quasi quella del ritorno alla normalizzazione. La sua storia nel Napoli è sempre stata un crescendo prima della flessione di quest’anno: lo score della stagione 2012/2013 recita 5 gol e 9 assist in 43 presenze; la stagione 2013/2014 conta 9 reti e 11 assist in 51 presenze; quella successiva coincide con la rottura del crociato e conta dunque solo 2 reti e 6 assist in 30 presenze; la stagione 2015/2016 registra 13 gol e 11 assist in 42 presenze; e si arriva così alla stagione 2016/2017 con 20 gol e 12 assist in 49 presenze. Una stagione da record che sembra il preludio alla definitiva consacrazione. Invece segue una stagione, quella appena conclusasi, con un ritorno a medie più canoniche per il ragazzo di Frattamaggiore.

Ora, è vero che stiamo parlando comunque di numeri di tutto rispetto. Però è inevitabile, considerato anche l’apporto in Nazionale (dove non valgono scuse: a Stoccolma con la Svezia ha giocato e non ha inciso), che a 27 anni, nel pieno della maturità calcistica, sia lecito porsi una domanda: Lorenzo Insigne può essere veramente considerato l’oro di Napoli?

 

 

Limitandosi ad una mera questione economica la risposta sembrerebbe essere positiva. I dati Transfermarkt relativi al valore di mercato del giocatore dicono che Lorenzo Insigne alla borsa attuale vale circa 60 milioni. Il doppio esatto di Mertens (30) e quasi tre volte il prezzo del cartellino di Callejon (24). C’è un però; sulla valutazione pesa ovviamente la carta d’identità e sia quella del belga nato a Leuven che quella dello spagnolo originario di Motril recitano 31 anni.

Due classe 1987 che se non hanno intrapreso la fase discendente della loro parabola calcistica sono quanto meno nel bel pieno della maturità. Sia Dries Mertens che José Callejon sono arrivati tardi al grande calcio: nel 2013, quando avevano entrambi 26 anni, uno era prigioniero nel Real Madrid di Mourinho con l’etichetta di chi non era abbastanza Galactico da trovare spazio nell’undici titolare delle Merengues; l’altro era confinato in Olanda, a Eindhoven, dove nonostante il livello competitivo dell’Eredivisie faticava ad imporsi come fuoriclasse. Cosa che, a voler essere del tutto onesti, è avvenuta forse solo grazie all’infortunio di Milik che lo ha fatto riscoprire un falso nueve che avrebbe potuto fare le fortune del comunque già fortunato Guardiola. E’ lì che la carriera di Mertens ha subito una svolta. Quella di Callejon invece doveva già ringraziare l’avvento all’ombra del Vesuvio di Rafa Benitez.

Il rendimento di Mertens e Callejon in queste stagioni ha però forse leggermente offuscato la stella di Lorenzo Insigne. Al quale per altro Sarri nella seconda parte della scorsa stagione ha chiesto un maggior sacrificio tattico rispetto agli altri compagni di reparto. Quando il gioco del Napoli ha cominciato a rendersi prevedibile e macchinoso il ruolo di Insigne è stato ridisegnato da semplice incursore a propositore di gioco e finalizzatore. Un meccanismo che il folletto di Frattamaggiore ha avuto qualche difficoltà a digerire perché se da un lato è vero che nella seconda fase della stagione Insigne è diventato il giocatore più influente nell’ultimo quarto di campo per il Napoli con 51 tocchi nell’area di rigore avversaria è anche vero che da marzo in poi, ovvero nelle 11 giornate che hanno deciso il campionato di Serie A, pur giocando sempre titolare e per 90’ (ad eccezione dell’ultima giornata di campionato dove ha lasciato il terreno di gioco al 75’) Insigne ha realizzato appena un gol (contro l’Udinese) e tre assist, due dei quali però contro il Crotone nell’ultimo ed ininfluente atto della stagione. Insomma, un rendimento decisamente deludente soprattutto se contestualizzato nella criticità della fase del torneo.

C’è da dire, per onor di cronaca, che non è andata meglio a Mertens autore di soli 2 gol ma con molti meno minuti a disposizione. Chi invece è risultato più incisivo è stato Callejon autore nello stesso periodo di due gol (uno contro il Crotone) e 6 assist tra cui quello decisivo per espugnare lo Juventus Stadium.

Insomma, a 27 anni compiuti Lorenzo Insigne non ha ancora convinto del tutto. Ne gli addetti ai lavori, ne i tifosi del Napoli che speravano di ritrovare nel numero 24 dei partenopei quella classe e quell’incisività di altri campioni che hanno infiammato il San Paolo in tempi non sospetti. Premesse non rispettate ad oggi e che spesso sono costate al folletto di Frattamaggiore fischi e contestazioni per altro mal digeriti dal ragazzo che dimostra una certa difficoltà a gestire la pressione.

L’unico che sembra non avere dubbi sulle qualità di Lorenzo Insigne è Aurelio De Laurentiis che lo scorso aprile ha fatto firmare al giocatore il rinnovo che lo lega al Napoli fino al 2022 grazie anche ad un ingaggio da top player: 4,5 milioni all’anno più bonus facili da raggiungere che gli consentiranno molto presumibilmente di raggiungere i 5 milioni di euro. Un segnale forte di De Laurentiis che vede in Insigne il fulcro del progetto Napoli. E’ questa anche la visione Insigne? A 27 anni è arrivato il momento di dare una risposta.