Una vittoria, quattro gol, un record, e Zeman torna a far parlare di sé. L’1-4 dei sardi rifilato all’Inter in quel di San Siro è un risultato storico per il Cagliari, e molti si chiedono se sia un fuoco di paglia o il frutto calcolato del lavoro dell’allenatore.
“Chi parte per salvarsi per me è già retrocesso”. Queste le parole di Zdenek Zeman in una delle prime interviste da allenatore del Cagliari. Dopo un avvio di campionato difficile, con un solo punto conquistato in quattro partite, ecco che finalmente si vede il suo tocco da prestigiatore. Da vero illusionista, infatti, il boemo ha sempre ottenuto risultati spettacolari, sia in positivo sia in negativo, mediante poche e semplici mosse. Se scaviamo nel passato, e osserviamo il presente, il suo calcio è sempre stato caratterizzato da concetti semplici, facili da comprendere e da applicare. Il gioco di ispirazione ceca, basato sulla qualità tecnica, combinato con l’organizzazione appresa dal calcio olandese, non è mai stato messo in discussione. In fase di possesso palla, triangoli; in fase di non possesso, si pressa nella metà campo offensiva, lì dove si trova già la squadra. Niente di più, niente di meno. L’applicazione al calcio giocato di una filosofia di vita.
Se usciamo un attimo dal campo di gioco, dal centro sportivo, dagli schemi tattici, ci accorgiamo infatti che il suo modo di lavorare non è altro che il riflesso della sua essenza. La proverbiale ironia di Zeman, per esempio, è costruita su lunghi silenzi e poche affermazioni, semplici e concise. Ancora: perché ha deciso di complicarsi la carriera mettendo a nudo le falle del sistema calcio e dei suoi interpreti? Per il concetto più semplice e banale del mondo, che ci s sente ripetere dai genitori fin dalla più tenera età: perché non si dicono le bugie. Le sue infatti non sono denunce: “le mie non sono dichiarazioni, sono soltanto risposte a domande che mi sono state fatte”.
Oltre ad essere semplice Zeman è anche resistente, e bello, proprio come i grandi classici. Resistente perché nonostante tutto è ancora lì, in serie A, e ancora ci sono persone che vogliono vedere il suo calcio e ascoltare le sue interviste. Bello perché nonostante le rughe e la voce cavernosa, gli occhi stretti e il sorriso che non riesce ad aprirsi, quando allena, quando appare in studio, regala sempre quella sensazione di buon umore che si prova nel vedere le persone care che frequentiamo raramente.
Quest’anno non sarà semplice per il Cagliari, che potrebbe tranquillamente terminare la stagione al decimo come al ventesimo posto. Quello che ci aspettiamo però è che l’illusionista boemo proverà ad applicare il suo calcio: semplice, spettacolare e resistente, proprio come lo è una composizione di Mozart, un dipinto di Mondrian, o un assist di Maradona che infila la difesa tedesca in finale di Coppa del Mondo, e che le generazioni future osserveranno con stupore e porteranno nella memoria.