Euro 2016, viaggio nella spedizione Italiana: la Francia come punto di rilancio

A 4 anni dalla bellissima esperienza degli Europei di Polonia-Ucraina, la nazionale italiana si riaffaccia ad una delle manifestazioni internazionali più importanti conscia delle difficoltà che attendono il gruppo azzurro. Anche nel 2012, nonostante la grande scalata che portò gli uomini di Prandelli a sfiorare la coppa per poi cadere in finale contro la Spagna, i momenti subito prima l’esordio nella competizione europea furono contraddistinti da critiche per le scelte del gruppo, difficoltà per infortuni improvvisi e decisivi e dubbi sulla qualità, sopratutto morali, di alcuni elementi della rosa.

PERSONALITÀ’ E SCELTE CONTROCORRENTE – Per un’attenta analisi di ciò che sarà a partire dalla prossima settimana, non si può prescindere dall’entrare nel dettaglio delle scelte del CT. Conte ha deciso di affidarsi al blocco della squadra più forte in Italia al momento. La Juventus, con 6 calciatori a rappresentarla, è il club più presente nella rosa dei 23. Se le scelte di Buffon, Barzagli, Chiellini, Bonucci e Zaza sono delle conferme rispetto alle qualificazioni per il Mondiale 2018, la decisione di portare Sturaro in Francia ha lasciato tutti sorpresi. Il centrocampista ex Genoa ha visto poco il campo in questa stagione, anche se quando ha giocato ha sempre fatto bene, e in molti avrebbero pensato ad un suo sacrificio per poter avere in rosa una vera alternativa a Thiago Motta, al quale presumibilmente verranno consegnate le chiavi del centrocampo azzurro. Pesano sicuramente le assenze forzate di Marchisio e Verratti, che sarebbero stati titolari indiscussi del centrocampo azzurro, ma il coraggio della scelta di Antonio Conte è indubbio. Una grandissima opportunità di riscatto viene offerta ad Angelo Ogbonna, preferito a Rugani e Romagnoli per chiudere il pacchetto di centrali. Conferme scontate quelle di De Sciglio e Darmian, oltre che Candreva, De Rossi e Florenzi. Sorprese, ma non troppo, sono le convocazioni di Bernardeschi e El Shaarawy. Se il primo ha fatto una grande stagione ed è sicuramente uno dei migliori talenti che in Italia si stanno imponendo, per il secondo è sicuramente una rivincita, anche verso il CT, che pochissime volte lo ha considerato come un calciatore importante. Il reparto che più di tutti ha generato analisi e considerazioni dagli addetti ai lavori è quello avanzato. Il già citato Zaza e Graziano Pellè hanno praticamente tirato avanti la carretta per i 2 anni in cui Conte ha lavorato con la nazionale, e la convocazione era quasi obbligatoria. Scelte forti, di personalità, sono quelle di Eder, in fase calante di prestazioni da quando è approdato all’Inter, Ciro Immobile, che non ha impressionato nel finale di stagione al Torino e Lorenzo Insigne, in grado di fare la differenza nel campionato italiano, ma sempre un pò in difficoltà al di fuori dei confini nazionali. Per portare loro in Francia, Conte ha rinunciato a Jack Bonaventura, unico vero fantasista che l’Italia può vantare, nonostante una stagione da protagonista in un Milan non eccellente. Ha rinunciato al miglior bomber italiano del campionato, quel Pavoletti tanto osannato, in special modo dai tifosi, ma mai rientrato nelle idee del CT. Ha rinunciato ad un suo pupillo, Sebastian Giovinco, che gioca in un campionato con degli evidenti limiti, ma è sicuramente uno di quelli più abituato alle competizioni internazionali.

POCA CONSIDERAZIONE MA TANTA VOGLIA DI STUPIRE – Se dovessimo stare a sentire bookmakers e giornalisti nel mondo, la nazionale italiana non è considerata un baluardo insormontabile. Se pensiamo che le favorite sono Francia, Spagna e Belgio, in una media che va dal 3.50 al 4.40, la quota dell’Italia, di media 16 volte la posta, è tra le più alte per le grandi nazionali. In realtà anche quattro anni fa, la squadra non veniva considerata come una delle favorite, e fece un percorso straordinario. Bisogna andare a guardare ad ampio spettro. L’Italia sta cercando di ripartire e dopo gli anni d’oro in cui almeno un grande giocatore l’anno esplodeva e la nazionale era una fucina di talenti, adesso si devono riconoscere evidenti limiti. Esiste un modello, che potrebbe essere tranquillamente seguito, che è quello della Germania, capace di costruire un gruppo vincente puntando sui giovani, facendoli crescere per poi ritrovarsi una formazione di grande spessore a tutti i livelli, che 2 anni fa in Brasile, strapazzò i padroni di casa in semifinale. Il girone italiano è sicuramente durissimo, scontrarsi con Belgio, Svezia ed Irlanda è già difficile, ma potrebbe dare uno slancio nel caso di risultati positivi. La forza degli azzurri potrebbe essere il gruppo, la voglia dei giovani di emergere, che unita all’esperienza, sopratutto del pacchetto arretrato, può dare una bella scossa e magari far gettare il cuore oltre l’ostacolo. Potrebbe dare qualcosa in più chi ha voglia di riscatto. Dalla spedizione di Polonia-Ucraina,  Buffon, Barzagli, Chiellini, Bonucci, De Rossi, Thiago Motta, Giaccherini e Sirigu hanno provato la delusione di arrivare ad un passo dalla gloria, per poi tornare con i piedi per terra ed anche questa potrebbe essere un’arma a disposizione di Conte.

LE INSIDIE DEL GIRONE E DEL GIOCO LATITANTE – Se da un lato la visione ottimistica rende possibile il sogno, dall’altro bisogna fare i conti con la dura realtà. Come già detto una delle più grandi difficoltà sarà il girone. Il Belgio, una delle favorite alla vittoria finale, ha una rosa piena di qualità, e nonostante la giovane età, piena di giocatori di livello internazionale, quali Hazard, Naingollan, Lukaku, Benteke, Mertens e De Bruyne per citarne alcuni. Squadra di portata internazionale, a detta di tutti il futuro più roseo del calcio mondiale, sarà probabilmente la vera antagonista dell’Italia nel tentativo di superare il girone. Meno forte, ma sicuramente pericolosa, è la Svezia. Vero è che probabilmente a parte Ibrahimovic, la rosa non presenti dei campioni assoluti, ma la presenza del centravanti del PSG è già una bella gatta da pelare in una competizione con partite secche. L’Irlanda è una squadra ostica, ma di livello sicuramente inferiore a quello della nazionale azzurra. Ulteriore spunto di riflessione è la difficoltà con cui Conte è riuscito a dare un gioco a questa squadra. Nelle ultime amichevoli, nonostante qualche buon risultato, le prestazioni sono state intermittenti, ed alcune scelte del CT lasciano pensare ad una ulteriore difficoltà di amalgama visti gli inserimenti di calciatori quasi mai rientrati nel progetto a lungo termine partito nel Luglio del 2014. Anche la scelta di rinunciare ad un vero play come poteva essere Jorginho, dà la sensazione che la nostra nazionale prediligerà lasciar giocare gli altri, per poi colpire con le frecce migliori dell’arco di Conte: gli esterni.

PUNTI DI FORZA, DEBOLEZZA ED IL RUOLO DI CONTE – Sarà probabilmente una nazionale operaia, capace di soffrire e di ripartire. Potrà contare sicuramente su uno dei migliori 3 portieri del Mondo. Ha una difesa collaudata, che ha permesso alla Juventus di raggiungere grandi traguardi in Italia ed in Europa. Ha delle buone individualità, sopratutto se verranno sfruttate quelle di El Shaarawy, Insigne e Bernardeschi e potrà provare a sfruttare la freschezza e la spensieratezza della gioventù di molti elementi della rosa. Quest’ultima potrebbe, però, essere un’arma a doppio taglio. La giovane età e la spensieratezza, sopratutto in caso di risultati negativi nelle primi apparizioni, potrebbero portare ad una depressione ed ad una incapacità di reagire che sarebbe letale. Qui entra in gioco il miglior allenatore-psicologo che abbiamo in Italia. Antonio Conte potrebbe diventare decisivo se riuscirà a trasmettere la voglia di vincere, la grinta, la cattiveria e la determinazione che hanno contraddistinto il suo ciclo vincente alla Juventus. Lui potrebbe far crollare le incertezze, potrebbe far forza sui punti deboli e dare quella imprevedibilità che renderebbe tutto possibile. Forse, l’unico vero fuoriclasse di questa squadra, potrebbe essere proprio lui. Un miracolo lo fece già, al primo anno di Juve, vincendo uno scudetto non partendo da favorito. Di contro, il dubbio che a livello psicologico, la già annunciata scelta di lasciare gli azzurri al termine della competizione per allenare il Chelsea, potrebbe minare la sua autorità e la sua voglia di vincere, anche se valutando la sua carriera da giocatore ed allenatore, l’immagine di chi molla è di gran lunga lontana da quella di Antonio Conte.

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