Torino di Mazzarri, l’ora dell’Europa


Il Torino di Mazzarri sta stupendo e questo è un dato di fatto, immodificabile e soprattutto empiricamente rilevabile. Partendo subito da alcune considerazioni chiare e rilevanti, si scopre che i granata abbiano subito una sola rete negli ultimi 7 incontri di Serie A. Il Torino di Mazzarri è squadra solida e dall’unità importante, scalfita solo dal sigillo di Luca Paganini al 42’ di domenica scorsa: un gol che conferma la regola ma che comunque ha interrotto un record che dal 1985 nessuno s’era più sognato di – o v’era riuscito a – battere. Oltre a questo, inorgoglisce la serie dei sette risultati utili di fila macinati dal Toro: ciclo cominciato il 27 gennaio, con Armando Izzo a far capitombolare l’Inter di Luciano Spalletti, e tuttora valido sebbene siano stati incontrati Napoli (0-0 al San Paolo) e Atalanta. Il fatto poi che gli orobici di Gasperini siano stati affondati da due ex calciatori dell’EuroGenoa 2014/15, lo stesso Izzo e Iago Falqué, è più di un segnale. Il Torino di Mazzarri occupa il settimo posto in classifica, che se la Serie A finisse adesso consentirebbe i playoff d’Europa League. Meritati, sognati dalla curva Maratona e dall’intera piazza, la Torino granata.

Torino di Mazzarri

Torino di Mazzarri, come Ventura nel 2014/15

Innegabile che il Torino granata voglia l’Europa. L’ultimo a riuscire nell’impresa di riportare i granata in Europa – d’impresa si tratta, visto che da allora sono arrivati tre noni posti e un dodicesimo – è stato Gian Piero Ventura. Ventura oggi criticato per la delusione azzurra, ma ai tempi artefice di un ciclo quinquennale che dal 2011 al 2016 ha cambiato pelle al Torino granata. Una muta propria di un rettile, capace di divincolarsi dalle acque palustri della Serie B per sguazzare libero nei limpidi mari d’Europa: le correnti di Bilbao, dove il ciclone granata si abbatté sul fortino chiamato San Mamés, divenendo la prima italiana a profanare A Catedral. Malgrado l’eliminazione al turno successivo, gli ottavi, contro lo Zenit San Pietroburgo, l’avVentura (si noti il gioco di parole) del Torino granata ha riportato fasti d’innegabile pregio alla tifoseria. Una tifoseria abituata a certi momenti, ma dalla storia recente complicata.

Una tifoseria che, salutato l’oggi 71enne genovese, ha puntato per un biennio sulla grinta di Siniša Mihajlović (2016-18, precedentemente al Milan e ancor prima alla Sampdoria) e – dal gennaio 2018 – ha affidato oggi la panchina a un livornese – Walter Mazzarri – accomunato coi due illustri predecessori dal passato alla Sampdoria. Era la stagione 2007/08 quando i bluerchiati di Mazzarri tra cui un dirompente Antonio Cassano, conclusero il campionato al sesto posto che voleva dire Coppa UEFA. Oggi l’ex mister di Napoli, Inter e Watford, che ha concluso lo scorso anno con 29 punti ottenuti da lui in 19 giornate, ha piazzato le basi per delle fondamenta che possano davvero dirsi solide. E il Torino di Mazzarri è autorizzato a sognare.

Torino di Mazzarri

Torino di Mazzarri, un 3-5-2 da sartoria

Il Torino di Mazzarri, così come ogni sua squadra, tendenzialmente, profuma di 3-5-2. Si può affermare che la difesa a tre costituisca uno dei mantra del classe 1961 di San Vincenzo, sarto di squadre su cui viene cucito su misura un vestito prodotto col medesimo materiale ma dalle finiture sempre in evoluzione. Se a Genova impreziosiva il capo d’abbigliamento con Pazzini, a Napoli poté sfruttare Cavani e a Milano fu il turno di Palacio. Più genericamente, Mazzarri ha responsabilizzato il gruppo e i singoli, cosa che sotto la Mole Antonelliana sta riuscendo con Andrea Belotti. Spesso criticato per l’assenza duratura in zona gol, vittima di una sessione estiva – quella del 2017 – che lo vide attaccato a dei cartellini dal prezzo esorbitante, il Gallo ora pare sbloccato. Nelle 27 gare di Serie A in cui ha militato, le reti sono 10. Il bottino arriva a 12 contando pure la Coppa Italia, escludendone la leadership da uomo-squadra. In ogni caso il bottino delle 32 presenze nel campionato 2017/18 è superato, ora non potrà che crescere e il Torino di Mazzarri dovrà/vorrà affidarsi al suo bomber numero 9 per approdare in Europa.

Sacrificio, passione e garra. Belotti è un protagonista, catalizzatore dell’attenzione che stanno ponendo gli addetti ai lavori nei confronti di un gruppo che ha saputo crescere a vista d’occhio, sfuggendo ai molti però. Vero, il Toro vince, ma spesso non convince perché si pensa sia troppo “indietro” in classifica. Sensazioni difficili da spiegare, ma a primo impatto emerge questo senso di inadeguatezza della banda Mazzarri affinché possa realmente battersi per un posto europeo. Alcuni risultati poco convincenti non hanno reso giustizia ad un lavoro meticoloso che oggi ha messo in risalto il gruppo. Ripeterlo non guasta mai, perché così è.

Armando Izzo, Cristian Ansaldi e Lorenzo De Silvestri sono l’emblema di quanto detto. Giocatori da fantacalcio, con una media voto sufficiente per assicurarsi un risultato positivo sia sul campo in erba che contro l’amico nella Lega in cui militiamo. Andrea Belotti, dal canto suo, è stato capace di soffrire e di lottare anche nei momenti meno soddisfacenti, come detto prima. Mazzarri ha inoltre creato un prototipo di un undici titolare che difficilmente cambia, se non in due o tre effettivi in caso di necessità o bisogno. Altro fattore che indica stabilità e ordine, mica male per una squadra – il Torino di Mazzarri – che ad inizio stagione ha cambiato numerosi giocatori.

Torino di Mazzarri, la varietà porta frutto

Chi non osa, non ottiene. Lo sa bene il Torino granata. Qualche giorno fa il presidente Urbano Cairo ha commentato così a Calciomercato.com: “Il nostro mister sta allenando una squadra molto ben assortita, con dei buonissimi giocatori che abbiamo acquistato ed altri ottimi che non abbiamo venduto. Non vinceremo sicuramente lo scudetto per il bilancio, però ci tenevo a tenere tutti ed acquistarne altri per puntare a quello che non diciamo ma conosciamo. Sappiamo tutti quello a cui stiamo puntando, anche se scaramanticamente non si dice. Ci sono ancora 11 partite, tutte molto importanti. Speriamo di vivere un finale di stagione ricco di soddisfazioni“. Il Torino di Mazzarri ha consapevolezza, in altri termini, di poter far bene. Anzi, il Torino granata punta decisamente in alto.

Il Torino di Mazzarri piace, è supportato dalla Curva Maratona che sta chiedendo a gran voce il regalo di tornare in Europa. Non è mai stato il desiderio stagionale, visto che il girone di andata si è concluso con i granata a metà classifica e in una zona comfort che non avrebbe mai messo in conto un cambio di rotta così convincente e pieno di motivazioni. La squadra è al nono posto in Serie A considerando il valore dei cartellini dei giocatori (totale di 103 milioni). Leggasi “record” della storia granata, mai così in alto nella sua storia. Solo nell’ultima stagione per il Torino granata si è verificato un aumento di 9 milioni sul totale.

Torino di Mazzarri

Torino di Mazzarri: la crescita di Ola Aina


Prossimo appuntamento: il Torino di Mazzarri sfiderà il Bologna, stasera, ore 20.30. Dato eclatante? Allo stadio Grande Torino sono attesi più di 20 mila tifosi, un effetto europeo che ha già reso sold out la curva Maratona. Nel capoluogo piemontese si sta sognando in grande, con una prospettiva concreta verso le ultime 11 partite stagionali che fanno ben sperare.

Il valore del Torino di Mazzarri può essere infine riassunto in un nome e cognome: Ola Aina, giocatore classe ’96 proveniente dalla Championship in cui vestiva la maglia dell’Hull. Non di certo un nome di prima linea, la classica “scommessa da fantacalcio” che con poco può risultare molto redditizia. Un gol in stagione con la maglia granata che ha regalato i 3 punti contro l’Udinese. Il simbolo di un progetto che vuole puntare ai giovani semi-sconosciuti ai molti per renderli grandi tra allenamenti e buone prestazioni. La creazione di una nuova realtà – il Torino granata – che possa incantare l’Europa. Un piccolo progetto sportivo che se dovesse continuare su questi passi potrebbe togliersi innumerevoli soddisfazioni. Il difensore nigeriano, scuola Chelsea, si sta ritagliando uno spazio importante al Toro, stupendo tutta la Torino granata. Qualità e funzionalità, ma soprattutto giovane età: tre espressioni in rima che stanno rendendo poetico questo gruppo. Il Toro sogna. La curva Maratona è autorizzata a far lo stesso.