Nuova stagione, solito Arsenal

L’anticipo di venerdì (novità assoluta in 129 anni di storia la Premier League) tra Arsenal e Leicester ha aperto ufficialmente la stagione 2017-2018 di quello che tutti, a tutte le latitudini, sembrano riconoscere come il campionato più bello del mondo. Ad Emirates si è assistito ad un pirotecnico 4-3 con i Gunners in grado di strappare i tre punti dopo aver rimontato per ben due volte lo svantaggio. Merito, così come a Wembley nella finale di supercoppa contro il Chelsea, anche se non soprattutto della panchina dalla quale Wenger ha potuto pescare Ramsey e Olivier Giroud i cui innesti hanno radicalmente cambiato la storia di una partita che, nel complesso, in novanta minuti ha fornito un condensato di tutto ciò che l’Arsenal storicamente è: la bella senz’anima del calcio inglese. I Gunners giocano bene a calcio e sono tra le poche realtà del campionato inglese ad offrire spunti tattici di spessore. Però incappano spesso (troppo spesso) nei soliti grossolani errori. Colpa, ma del resto anche i meriti sono i suoi, di Arsene Wenger che qualche cosa di troppo, sia sul piano tattico che come gli contestano i tifosi su quello di mercato, evidentemente sbaglia.

Per carpire ciò che di buono c’è nella filosofia di Wenger, partiamo dal primo gol, quello di Lacazette che sblocca l’incontro. La trama sviluppata in velocità dall’Arsenal è spettacolare con la sventagliata di Oxlade-Chamberlain a spostare il pallone da un lato all’altro del campo, l’appoggio di prima di Bellerin per Elneny che lascia partire un cross perfetto per la testa di Alexandre Lacazette che per imprimere il suo nome nella storia della Premier League non aspetta neanche che l’orologio abbia completato il secondo giro di lancette. Un’azione che è il manifesto del calcio Wengeriano e che più volte verrà riproposta nel corso dei novanta minuti. In fase di possesso palla gli esterni di centrocampo si allargano quasi a ridosso della linea del fallo laterale portandosi a all’altezza dei due trequartisti, Oezil e Welbeck. Difficilmente l’Arsenal verticalizza per vie centrali. L’obiettivo è infatti la ricerca del fondo. Movimenti di palla rapida da una parte all’altra del campo per aprire le maglie avversarie con Welbeck che sale ad affiancare Lacazette in area di rigore ed Oezil che rimane invece al limite. Tutto molto bello dicevamo. Grazie anche alla staticità della difesa del Leicester che si fa sorprendere dall’azione in velocità dell’Arsenal sbagliando completamente la diagonale. Fuchs legge tardi il lancio di Chamberlain e non accorcia a sufficienza su Bellerin mandando fuori tempo anche uno dei due centrali delle Foxes, Maguire. A questo Morgan resta a metà tra Lacazette e Welbeck e quando arretra per tornare sull’ex Lione è ormai tardi. L’uno contro uno Maguire-Welbeck e Morgan-Lacazette viene a comporsi quando il giamaicano non è orami più in grado di contrastare efficacemente l’inzuccata del centravanti transalpino. La tardata diagonale di Simpson, che sulla sua fascia coabita con uno poco avvezzo al ripiegamento, Mahrez, e che era rimasto nella terra di mezzo indeciso se accorciare su Chamberlain o ripiegare sulla linea dei difensori attendendo magari che fosse James ad allargarsi, completa la frittata.

C’è però chi dice che ad ogni entusiasmo corrisponde stessa quantità di frustrazione. E la conferma in effetti è in quanto accade tre minuti più tardi in occasione del gol del momentaneo 1-1 siglato da Okazaki. Il giapponese non è al suo primo gol di testa ma resta pur sempre il fatto che non sia un vatusso. L’azione si sviluppa da sinistra con la difesa dell’Arsenal schierata. Il traversone di Albrighton prende di sorpresa l’intera retroguardia dei Gunners, a partire da Petr Cech che segue imbambolato la traiettoria del pallone senza cercare l’intervento e soprattutto lasciandosi completamente spiazzare quando la torre di Maguire alimenta la vita di un pallone che sembrava destinato a spegnersi oltre la linea di fondo. L’immobilismo dei centrali biancorossi è degno di un’azione del Subbuteo. Va ricordato però ad onor di cronaca che la difesa titolare dell’Arsenal, Koscielny, Mustafi e Mertesacher, era tutta fuori per infortunio. Un alibi, certo. Ma anche un campanello di allarme, se questi sono i sostituti, per una squadra che ancora una volta inizia la stagione dando l’impressione di essere la solita incompiuta.

Assodata l’emergenza, la difesa a tre dei Gunners continua a non convincere. Perché manca qualità e perché il centrocampo a quattro, specialmente se gli esterni giocano così alti, non fornisce l’adeguato supporto in fase di ripiegamento né quando c’è da impostare la ripartenza. In tal senso il primo gol di Vardy, quello del momentaneo 2-1 Leicester, è emblematico. L’Arsenal sta ripartendo dalla propria area di rigore dopo un’azione ospite. Bellerin è già praticamente all’altezza dei trequartisti mentre Elneny sta ancora salendo dopo essere scalato in difesa per diventare centrale aggiunto affianco a Monreal e consentire a Holding di allargarsi a destra. Il pressing del Leicester con Okazaki e Ndidi che aggrediscono il portatore di palla, Xhaka, costringe il giocatore dell’Arsenal a forzare la giocata per liberarsi del pallone. Ne esce fuori un passaggio a destra a metà tra Holding e Bellerin. Il solito Albrighton intercetta e non trovando opposizione ci mette poi del suo servendo con il contagiri il pallone a Vardy proprio in quella porzione di campo vacante tra il portiere e la difesa dell’Arsenal.

Probabilmente qualche cosa per i Gunners si aggiusterà in termini di equilibrio al rientro in difesa dei titolari. Wenger a quel punto potrà liberare e dunque dirottare sull’esterno l’interessante Kolasinac. Magari ridisegnando i suoi con un 3-5-2 che a naso sembra più sensato per le caratteristiche dell’Arsenal. Questo, è vero, vorrebbe dire lasciare solo uno tra Oezil e Welbeck a supporto della prima punta ridisegnando la mediana con una mezzala in più che potrebbe essere Ramsey; ma che magari potrebbe essere lo stesso Oezil che arretrando sulla linea dei centrocampisti garantirebbe maggiore qualità al gioco della squadra di Wenger.

Qualità che invece non difetta certo nel reparto avanzato dove oltre al colpo da novanta Lacazette il buon Arsene Wenger può contare sempre sul criticatissimo ma efficacissimo Olivier Giroud. I due centravanti, dopo che nella Francia, si giocano la maglia da titolare anche nell’Arsenal. E se l’ex Lione, fosse quanto meno per quanto è costato strapparlo ai transalpini, sembra avanti nelle gerarchie del tecnico dei Gunners, Giroud è l’ariete cui affidarsi quando c’è da salvare la baracca. È successo a Wembley contro il Chelsea, è successo ad Emirates contro il Leicester. Non bisogna dimenticare poi che l’Arsenal è in attesa di risolvere la grana Alexis Sanchez. La frattura con il cileno appare oramai insanabile tanto che l’ex Udinese è rimasto fuori, ufficialmente per problemi muscolari, sia contro il Chelsea in Supercoppa che contro il Leicester nell’esordio di venerdì. Improbabile che Wenger ed il gruppo siano disposti ad accogliere con entusiasmo un ripensamento del giocatore che, dopo essere stato ad un passo dal Bayern prima e dall’Inter poi, si trova in queste ore a Parigi per flirtare con il PSG. Se da un eventuale trasferimento l’Arsenal dovesse i circa 65 milioni di euro di valutazione del cartellino (fonte Transfermarkt), il consiglio sarebbe quello di puntare dritto su un difensore (magari anche due) di livello assoluto. Sembra, ad esempio, che Jerome Boateng si sia stancato della scarsa considerazione che ha di lui il tecnico del Bayern Monaco, Carlo Ancelotti. Un difensore da Top club e qualche aggiustamento tattico. Allora si che l’Arsenal può dire la sua in questa Premier League 2017-2018.