Lazio-Milan finisce 1-1. Al vantaggio rossonero siglato Kessie (o meglio, firmato da Wallace con una sfortunata deviazione di braccio), risponde una giocata di Joaquin Correa all’ultimo respiro utile. Uno dei pochi lampi che illumina la notte dell’Olimpico.
Alzi la mano chi alla vigilia si aspettava una partita scoppiettante. Il copione andato in scena all’Olimpico non ha infatti ingannato le attese con la Lazio talmente presa a fare gioco da dimenticarsi spesso e volentieri che il fine ultimo sarebbe concretizzarlo; ed il Milan totalmente assorto nel compito di serrare i ranghi e chiudere i varchi per cercare di portare a casa almeno un punto. A conti fatti il risultato dunque premia il Milan.
Ha deluso la Lazio. Ha deluso perché se è vero che, come dichiarato da Inzaghi nel post partita, i biancocelesti hanno avuto in mano il pallino del gioco per tutti e 90 i minuti, è anche vero che, gol a parte, di occasioni pericolose se ne contano due, una per parte (entrambe sullo 0-0): quella di Calhanoglu deviata sul palo da Strakosha da una parte; il colpo di testa di Wallace arpionato da Donnarumma dall’altra. Per il resto, davanti ad un Milan praticamente non pervenuto in avanti, la Lazio ha saputo creare solo potenziali pericoli. Un po’ poco per chi, sempre potenzialmente, avrebbe dovuto alla vigilia portare a casa abbastanza facilmente l’incontro.
Invece la squadra di Inzaghi continua a soffrire della sindrome da big match (anche se stavolta almeno non perde) ma con il punto strappato praticamente all’ultimo minuto riesce quanto meno a mantenere il quarto posto in classifica ed a non farsi superare dai rossoneri oggi troppo rimaneggiati per meritare i giudizi netti.
Capitolo singoli. Cutrone conferma che senza una spalla le sue polveri non sono solo bagnate quanto piuttosto alluvionate. Lui è un rapinatore da area di rigore e non è certo in campo per tenere palla e favorire gli inserimenti dei suoi. Un po’ come Immobile che, sebbene abbia caratteristiche profondamente diverse da Cutrone, rende comunque meglio se ha accanto un centravanti di posizione ad aprirgli i varchi.
Ed invece nell’anno che sembra aver riportato in voga il doppio centravanti, sia Lazio che Milan si ostinano spesso a giocare con una sola punta. Ed Inzaghi ieri sera ha deciso di ripetere la stessa scelta del derby affidandosi a Luis Alberto piuttosto che a Caicedo; alla riconoscenza piuttosto che alla forma. E più o meno i risultati sono stati gli stessi della stracittadina: piuttosto infausti.
Lo spagnolo in realtà nel complesso non è dispiaciuto del tutto. Favorito dalla superiorità numerica della Lazio a centrocampo che costringeva Kessie e Bakayoko a rimanere al loro posto anziché arretrare in copertura, il Mago si è inizialmente posizionato tra le linee riuscendo anche a sfoderare alcune giocate delle sue. Quando però Borini ha preso le misure a Marusic e liberato Kessie da un po’ di pressione, ecco che la vita di Luis Alberto si è complicata (e così quella di Immobile). E lo spagnolo oggi non è ancora in grado di districarsi da certe situazioni complesse.
Così come Calhanoglu che nel pomeriggio dell’Olimpico, pur mostrando qualche barlume di ripresa rispetto ad un avvio di stagione da horror, è finito per incaponirsi spesso in giocate contorte piuttosto che limitarsi a giocate semplici. De Gregori non ha mai chiarito del tutto il suo punto di vista; ma noi siamo abbastanza certi che un certo tipo di intelligenza, quella cioè di capire quando calcare la mano e quando no, sia uno di quei particolari da cui si giudica un giocatore.
A proposito di giudizi: cosa dire della gara di Milinkovic Savic? Diciamo che anche lui riesce ad uscire dal match dell’Olimpico strappando una stiracchiata sufficienza. Vogliamo però fornire uno spunto di riflessione sulla posizione in campo del serbo. Generalmente, o almeno così siamo stati abituati la scorsa stagione, quando lui e Luis Alberto sono contemporaneamente in campo tocca allo spagnolo abbassarsi sulla linea dei centrocampisti per giocare il pallone mentre Milinkovic tallona dalla trequarti Immobile. Con il Milan, invece, nei 65 minuti che Savic e Luis Alberto hanno trascorso insieme in campo (prima di essere sostituiti contemporaneamente), abbiamo assistito ad un copione esattamente opposto.
Il nostro intervento ai microfoni di Gazzetta Biancoceleste nel pre-partita di Lazio-Milan
Ora, vi risulta che Milinkovic Savic da interno di centrocampo si sia mai espresso su valori prossimi ai 120 milioni chiesti da Lotito per una sua eventuale cessione? A noi no; a noi risulta che la fortuna dell’altrimenti macchinoso Milinkovic Savic sia stata la scelta di Inzaghi di alzarlo a ridosso del centravanti di turno e liberarlo (quasi a tempo pieno) da compiti di copertura. Chissà cosa è cambiato nel frattempo.
Un’ultima considerazione che riguarda il Milan: marketing a parte, non riusciamo a capire come un ritorno di Ibrahimovic dovrebbe recare beneficio all’undici di Gattuso. Così a naso sembrerebbe più opportuno investire su un interno di centrocampo di grande qualità.
Ma del resto, chi siamo noi per giudicare. Come si dice: nel mondo del calcio chi sa fare fa; a chi non sa fare, invece, non resta che scriverne.