Inizia qui il nostro viaggio in Italia. Un viaggio che parte dagli anni ’90 e di cui si risentono le ferite ancora oggi. E’ il viaggio nel crack dei Mondiali di quell’anno, perché proprio di collasso finanziario si tratta. Di soldi spesi e di investimenti andati in fumo. Lo specchio di un’Italia arretrata nella gestione degli investimenti e nell’amministrazione di denaro pubblico che ha sperperato soldi per realizzare opere che nella maggior parte non esistono più.
Parliamo di Stadi, stazioni ferroviarie, ponti, alberghi e altri immobili iniziati e mai terminati o finiti e mai utilizzati. Dal Nord al Sud d’Italia ve ne raccontiamo solo alcuni di questi investimenti effettuati per la costruzione di strutture pubbliche. Un susseguirsi di errori e valutazioni sbagliate ad opera del Comitato organizzativo dei Mondiali di Calcio che allora faceva capo a Luca Cordelo di Montezemolo. I lavori di progettazione delle nuove strutture finalizzate a dare l’impressione di un’Italia moderna e tecnologizzata iniziarono nel 1986. Il 39enne Montezemolo dopo l’esperienza in Ferrari, approda nel calcio. Sarebbe stata la realizzazione del sogno di una Italia Industriale che avrebbe posto le basi per il futuro degli anni 2000.
Ma a quanto pare… così non fu! E adesso daremo qualche numero per dimostrarlo:
1990 anno designato per ospitare i Mondiali di Calcio in Italia.
6000, i miliardi di lire messi in palio dallo Stato per la costruzione di opere pubbliche che avrebbero mostrato il nostro Paese competitivo agli occhi del Mondo intero.
7230 i miliardi di lire da aggiungere alla cifra precedente “rispesi” per il lavoro di rifacimento delle opere in rovina.
Due sono i più grandi flop della storia del calcio seguiti da altrettanti “piccoli” progetti di opere incompiute. Parliamo dello stadio “Delle Alpi di Torino” e del “San Nicola” di Bari ma anche dei due ponti di Fuori Grotta a Napoli, dell’air Terminal di Roma Ostiense e infine, della stazione di Farneto utilizzata solo 4 giorni e costata ben 15 miliardi di lire.
Quello che vi raccontiamo è un viaggio in Italia tra le opere che sono state abbattute dopo 18 anni.
Partiamo dal Nord, precisamente da Torino. Stadio “Delle Alpi”: costo 226 miliardi di lire. Il più grande errore d’ Italia ‘90. Venne chiuso nel 2006 e demolito nel 2009. Il problema principale, non valutato in partenza, fu la distanza tra il campo e gli spettatori che rendeva difficoltosa la visibilità. Costo per la manutenzione decisamente eccessivo. A questo si aggiunge un impianto di irrigazione che avrebbe probabilmente allagato lo stadio. Il “Delle Alpi” riuscì ad ospitare solo 5 partite dei mondiali di Calcio. Ci sono voluti 25 milioni di euro per ricostruire tutto il nuovo impianto sportivo compresi due centri commerciali. Per questa ristrutturazione la Juventus ha dovuto accendere due mutui complessivi di 60 milioni di euro. Se lo stadio di Torino realizzato con i soldi dei contribuenti, fosse stato nella norma non sarebbero serviti altri investimenti.
Scendiamo a Roma. Il fabbricato dell’Air Terminal di Ostiense progetto di Julio Lafuente e Giulio Sanrocchi, venne inaugurato per i Mondiali di calcio Italia 1990 e doveva servire per il trasporto da e verso l’aeroporto di Fiumicino. Al suo interno erano state collocate diverse attività commerciali. Il Terminal, distante da via Ostiense e da via Cristoforo Colombo, contava però una frequentazione assai scarsa, conseguenza di ciò, fu la chiusura di vari negozi e il definitivo abbandono della struttura. Il Terminal non è stato più utilizzato ed è caduto nel degrado diventando una specie di dormitorio per i senza tetto fino al 2009, quando la Rete Ferroviaria Italiana decide di acquistare lo spazio per la modica cifra di 10 milioni e 820 mila euro. Nel 2010 il Nuovo Trasporto Viaggiatori decide poi di utilizzarlo sempre per il servizio dei passeggeri che si muovono dentro Roma. Infine, nel 2012 Oscar Farinetti lo recupera per costruirvi il centro enogastronomico Eataly. Sta di fatto che l’investimento iniziale destinato per Mondiali, è andato in fumo.
Siamo al 2008 sempre a Roma. Una struttura da 15 miliardi di lire viene letteralmente abbattuta. E’ la stazione ferroviaria romana di Farneto. Venne utilizzata solo per 4 giorni durante le partite dell’Italia nella Capitale. Dal 1990 al 2008 sono passati 18 anni, la stazione è stata completamente chiusa, l’opera caduta in rovina è stata definitivamente cancellata dal tracciato di Roma Nord. Ancora una volta, spreco di soldi.
Ora spostiamoci un po’ più a Sud, precisamente al San Paolo di Napoli che non è stato demolito ma attualmente risente di molti problemi strutturali che hanno costretto la chiusura del suo terzo anello. Il motivo sembra alquanto bizzarro. I tifosi del Napoli infatti, creerebbero onde sismiche pericolose per gli edifici circostanti. Le onde si propagherebbero proprio a causa della costruzione in ferro del terzo anello dello stadio che è appunto collegato ai pali eretti negli anni ’90. Il tutto è costato 16 milioni delle vecchie lire. I costruttori finiti del mirino della Magistratura furono accusati di aver fatto elaborare dal Comune un progetto di massima con costi contenuti. Il processo contro gli accusati durò 14 anni e finì con assoluzioni e prescrizioni. Occorrerebbero 7,5 milioni di euro per recuperare il progetto di quegli anni. Sempre nel Partenopeo, nel 2012, sono stati demoliti due ponti di Ferro di Fuorigrotta considerati degradati e mai utilizzati.
Il viaggio prosegue in Puglia. Entriamo nello Stadio San Nicola di Bari costruito appositamente negli anni ‘90, doveva rappresentare il progetto calcistico del Futuro secondo l’inventore Renzo Piano. Il progetto venne definito l’Astronave. La copertura in Teflon di cui è costituita però, ha avuto numerosi problemi ha causa del forte vento che l’ha letteralmente sdradicata. Per costruire lo Stadio ci vollero 300 miliardi di lire e doveva sostituire il vecchio stadio della Vittoria che non era stato giudicato adatto ad ospitare i Mondiali di calcio. L’Astronave avrebbe avuto una capienza di 50 mila spettatori paganti. Durate gli anni però, i materiali cominciarono a corrodersi. Lo stadio è stato sottoposto a continue opere di rifacimento: l’elettronica e i sediolini rinnovati nel 2008 mentre, nel 2010, vennero fissati lavori di manutenzione straordinaria. Altri soldi spesi. La struttura non è stata abbattuta ma qualora dovesse essere riutilizzata per qualche evento sportivo sicuramente avrà bisogno di ulteriori manutenzioni che costerebbero altri mila euro.
Questi sono solo alcuni degli errori dei Mondiali di Calcio degli anni ‘90 che stiamo ancora pagando. Nel bilancio di Palazzo Chigi del 2014 è presente infatti una che voce che fa riferimento ai mutui accessi con una legge del 1987, al fine di costruire gli STADI DEL MONDIALE. Un conto di 61 milioni e 200 mila euro.
Tirando le somme di questo viaggio forse abbiamo speso fin troppo. Nel 2024 ci aspettano le Olimpiadi, vogliamo augurarci che i soldi che saranno spesi per ristrutturare o costruire nuovi centri sportivi, siano contenuti e ben amministrati per dare davvero l’impressione di essere un paese futurista e competitivo.