Che fine ha fatto: Ronaldinho, storia di un campione

Tra il 2002  e il 2007 è stato indubbiamente uno dei migliori calciatori del mondo. In questo periodo ha conquistato i trofei più prestigiosi, tra cui: un mondiale, una Champions, due FIFA world player, un pallone d’oro e altre Coppe varie. Questo calciatore, con i suoi gol, le sue giocate, le sue prodezze, ha fatto emozionare e divertire non solo i propri tifosi ma tutti gli appassionati di calcio. Il suo nome è Ronaldo de Assis Moreira, meglio noto come Ronaldinho Gaucho. Ma Gioca ancora? E se si, è ancora il fuoriclasse di una volta? Insomma, che fine ha fatto l’asso brasiliano? Rispondiamo a queste domande ripercorrendo brevemente la sua carriera.

Ronaldinho è nato il 21 marzo del 1980 a Porto Alegre e la sua carriera di calciatore professionista inizia nel 1997 nella squadra brasiliana del Gremio, quando alla guida c’è Luiz Felipe Scolari, futuro CT della nazionale brasiliana. In patria è rimasto per 4 anni realizzando 55 gol in 105 partite.

Nel 2001 il fuoriclasse brasiliano sbarca in Europa, precisamente nel Paris Saint-Germain. In Francia rimane per due stagioni nelle quali non vince nessun trofeo importante, risultando però il miglior giocatore della squadra. Dopo l’ottimo mondiale del 2002, conclusosi con la vittoria della propria nazionale, Ronaldinho attira le attenzioni dei migliori club d’Europa e un anno dopo, nel 2003, passa al Barcellona, dove si consacra definitivamente. In Catalogna ottiene i maggiori successi sia a livello individuale che di squadra: due campionati spagnoli, due Supercoppa di Spagna, una Champions League, due FIFA World Player, un Pallone d’oro. Non solo: Ronaldinho è stato uno dei pochissimi calciatori a ricevere la standing ovation da parte dei tifosi del Real Madrid, storica rivale del Barcellona (prima di lui solo un calciatore del Barcellona era riuscito a strappare tanti applausi al Santiago Bernabeu, un certo Diego Maradona). E’ in questo periodo che si afferma come migliore giocatore del mondo. La stagione 2007-2008 fu avara di soddisfazioni per il Barca e per il suo fuoriclasse, cosi il giocatore decide di cambiare aria e di approdare in Italia, precisamente nel Milan. In rossonero rimane per due stagioni e mezzo in cui, però, non è mai riuscito a lasciare il segno.

Le stagioni non entusiasmanti al Milan convincono Ronaldinho a ritornare in Brasile. Così, nel gennaio 2011 il Flamengo ufficializza l’acquisto del calciatore per circa tre milioni di euro. L’avventura con il Flamengo comincia benissimo: nel suo primo campionato realizza 21 gol in 52 presenze e vince il campionato Carioca. Ma, dopo poche partite di campionato, nel 2012 Ronaldinho rescinde il contratto facendo causa al suo club e chiedendo un risarcimento di circa 16 mln di euro per gli arretrati che gli dovrebbe la società. Nel 2012 firma con l’ Atletico Mineiro. Con la nuova squadra ottiene altre vittorie tra cui un campionato Mineiro e la Recopa Sudamericana (simile alla supercoppa Europea). Nel 2014 rescinde il contratto con la società brasiliana e va giocare in Messico, al Queretaro.

I tifosi del Queretaro accolgono Ronaldinho come un Dio. Una folla entusiasta si presenta al suo arrivo nella città riservando tanti applausi e striscioni di incoraggiamento al fuoriclasse. Ma la luna di miele dura poco, anzi pochissimo. Già pochi giorni dopo il suo arrivo  il brasiliano è vittima di una frase razzista da parte di un politico locale e al suo esordio  in Coppa del Messico sbaglia un calcio di rigore condannando la propria squadra alla sconfitta per 1-0. Non va meglio nel proseguo della sua avventura: i 3 gol e 3 assist in 18 presenze non bastano a giustificare le mediocri prestazioni. Ma quello che più innervosisce la squadra e i tifosi è la poca voglia di allenarsi dell’attaccante, che salta tanti allenamenti per presunti guai fisici o impegni personali. Lo smacco definitivo avviene qualche mese più tardi: Ronaldinho avrebbe dovuto iniziare il ritiro con la squadra il 7 dicembre ma si presenta agli allenamenti con oltre due settimane di ritardo, gesto che non verrà perdonato né dal suo allenatore né dai suoi tifosi. A rendere ancora più infuocato il clima intorno all’attaccante ci ha pensato la stampa messicana: “Il suo sbarco in Messico è stata solo un’operazione di marketing” “inutile, finito, insignificante” sono esempi di come i media trattano l’ex pallone d’oro. Forse è ora di appendere le scarpette al chiodo, nessuno vorrebbe assistere alla caduta di uno dei migliori calciatori degli ultimi 20 anni.