Serie A, la 24ima giornata in 5 (s)punti

Consegnata agli archivi la 24ima giornata di Serie A 2017-2018, ecco il nostro consueto punto sul turno di campionato.

La 24ima giornata di Serie A consacra definitivamente Patrick Cutrone. Il classe ’98 del Milan sigla la sua prima doppietta tra i grandi e porta a 12 le sue marcature stagionali in 28 presenze confermandosi così miglior marcatore in assoluto dei rossoneri. Numeri di tutto rispetto considerando che il ragazzo si sta imponendo come elemento imprescindibile avendo superato la concorrenza dei ben più quotati Kalinic e André Silva. Patrick Cutrone segna di destro, sinistro, di testa, di spalla (o di braccio), di coscia; di rimpallo od in maniera pulita. Un vero rapace dell’area di rigore che, con le sue movenze ed il suo opportunismo, non può che ricordare uno che del gol se ne faceva una malattia: Filippo Inzaghi. Uno così è destinato a fare la fortuna del club in cui gioca. E perché no, anche della nostra Nazionale.

Continua senza sosta l’avvincente duello al vertice tra Napoli e Juventus. Due squadre agli antipodi in tutto e per tutto. I bianconeri sembrano un cantiere in corso mentre gli azzurri sono un meccanismo oleato alla perfezione. Imbarazzante la prova di superiorità di Insigne e compagni nel secondo tempo della partita con la Lazio. Una partita che, dopo una prima frazione di gioco vissuta dai partenopei con qualche difficoltà, la squadra di Sarri ha saputo portare a casa semplicemente accelerando il ritmo in avvio ripresa. Il gioco c’è, la condizione fisica pure. I ricambi forse. Si è rivisto Tonelli e non ha sfigurato; Mario Rui non fa rimpiangere Ghoulam. Zielinski è uno di quei giocatori destinati a fare tanta strada. Eppure un “ma” lo troviamo. Da un lato c’è una Juventus che porta sempre a casa il risultato pur senza spiccare mai veramente il volto, giocando per non prenderle e soffrendo a volte più del dovuto. La squadra di Allegri, appena un gol subito nelle ultime 11 uscite in campionato, lascia sempre però la sensazione di essere prossima alla svolta. Il Napoli, in grado in questo campionato di rimontare sette volte su otto una situazione di svantaggio iniziale, sembra invece sempre una squadra che per vincere deve giocare ben oltre le proprie possibilità. Questo, in questo continuo botta e risposta, può diventare alla lunga logorante. E la Juventus è senza ombra di dubbio abituata a certe pressioni. Il Napoli invece non restituisce la stessa sensazione. A proposito, qual è l’unica gara in cui il Napoli non è riuscito a recuperare il passivo? Quella con i bianconeri ovviamente.

La 24ima giornata di Serie A ridisegna anche le gerarchie in ottica Champions League. L’Inter pur non convincendo supera il Bologna grazie ad una perla del giovanissimo Karamoh. Il giovane ivoriano e l’innesto di Rafinha sembrano aver consegnato a Spalletti (bravo a rischiare gettando nella mischia l’ex Caen al posto dell’esausto Candreva) soluzioni per la manovra offensiva. Che, a conti fatti, è sembrata sin qui il principale limite dei nerazzurri che, classifica alla mano, hanno subito ad oggi appena due sconfitte (quante la Juve) soffrendo di un eccesso di pareggite (9 le partite chiusesi con il segno X) anche in virtù di una certa prevedibilità della manovra negli ultimi 20 metri. Troppo presto per parlare di guarigione; ma la strada intrapresa potrebbe essere quella giusta. Anche perché nel frattempo Roma e Lazio non hanno saputo approfittare del bimestre nero dell’Inter.

La Roma vince nettamente sul Benevento non prima però di aver sofferto più del dovuto nella prima frazione di gioco. Anche in questo caso bisogna riconoscere i meriti di Di Francesco che nell’ultimo periodo ha trovato il coraggio di insistere con continuità su Cengiz Under. Scelta che il turco ha ripagato con gli interessi nelle ultime due uscite stagionali dei giallorossi. Anche in questo caso la strada che porta fuori dal tunnel è ancora lunga e piena di insidie. Ma qualcosa si muove. Chi invece sta attraversando un evidente periodo di appannamento è la Lazio. La sconfitta di Napoli, la terza consecutiva (peggior filotto di sempre nella gestione Inzaghi) è stata più netta di quanto già non suggerisca il risultato. La squadra ha giocato una sola frazione. Poi, incassato il pari, si è completamente eclissata senza trovare le forze per reagire. A prescindere dalla forma fisica (che non sembra in questa fase delle migliori) e della tenuta caratteriale, il principale segnale di allarme che deve risuonare in casa Lazio è l’involuzione del gioco. Contro Genoa e Napoli la Lazio ha praticamente trovato la conclusione a rete in due sole occasioni (quelle che hanno portato ai gol contro rossoblu e partenopei). Per il resto tabula rasa. Luis Alberto e Lukaku hanno ormai almeno due marcatori a uomo. Milinkovic-Savic è l’arma in più ma quando decide di accendersi. Cosa che al San Paolo è avvenuta solo per trenta minuti, quelli iniziali della partita. Il risultato è così che Immobile è troppo isolato e lontano dalla porta. Insomma, ora che gli avversari hanno capito come bloccare il gioco della Lazio, sta ora a Simone Inzaghi (bravo nel post partita a non cercare alibi) trovare una soluzione al più presto.

Chiosa finale sul Torino che con Mazzarri ha ritrovato gioco, continuità e punti. Il ruolino di marcia dei granata sotto la gestione dell’ex tecnico di Napoli e Watford è da grande squadra. Ora poi che anche Belotti sembra essere tornato a fare Belotti, il traguardo europeo per il Toro non è più utopia.