Serie A, a cambiare si guadagna (quasi) sempre

In tempi di crisi cambiare fa bene. Lo dicono le statistiche. Analizzando infatti l’andamento delle squadre di Serie A che hanno fatto registrare un avvicendamento in panchina, i numeri indicano che il più delle volte la scelta dei Presidenti di affidare la rosa ad uno nuovo condottiero si è rivelata vincente. Ma andiamo con ordine.

Dopo 17 giornate di campionato si sono registrati già 7 avvicendamenti. A farla da padrone il Genoa di Preziosi che ha già visto sedersi in panchina fino ad oggi tre diversi allenatori. La stagione è iniziata con Ballardini in panchina. Il mister ha resistito otto giornate prima di cedere il posto a Juric che, a sua volta, ha ricevuto il benservito dopo altre sei giornate. Dalla quindicesima sulla panchina del Genoa siede infatti Cesare Prandelli.

Abbastanza travagliato anche l’avvio di stagione del Chievo che, così come il Genoa, ha già affidato le sue sorti a tre diversi condottieri. Ad aprire le danze è stato D’Anna che, così come Ballardini, è stato esonerato dopo otto giornate di Serie A. Poi è stata la volta di Ventura; una gestione sciagurata terminata dopo appena quattro uscite dell’ex tecnico della Nazionale sulla panchina dei clivensi. Dalla dodicesima giornata le sorti del Chievo sono infatti nella mani di Mimmo Di Carlo. Dunque, quattro dei sette esoneri sono riconducibili a due club. Gli altri tre?

Si tratta degli avvicendamenti registrati sulle panchine dell’Empoli (Iachini subentrato ad Andreazzoli all’undicesima giornata); Udinese (Nicola per Velázquez alla dodicesima giornata); ed infine Frosinone, l’episodio più recente con Baroni subentrato a Longo dopo sedici giornate (troppo fresco per rientrare in questa analisi)..

Analizzato il valzer delle panchine, torniamo alla nostra domanda iniziale: cambiare ha pagato? La risposta, come dicevamo, è prevalentemente affermativa.

Comparando infatti il rendimento degli allenatori subentrati con quello dei loro predecessori su un arco temporale di cinque partite si scopre come in media il rendimento sia migliorato; con un’unica eccezione che riguarda il primo avvicendamento sulla panchina del Genoa.

juric_genoa

L’eccezione del Genoa

Nelle cinque partite precedenti all’esonero la gestione Ballardini ha portato in dote 9 punti frutto di tre vittorie (contro Bologna, Chievo e Frosinone) e due sconfitte (4-1 sul campo della Lazio e l’1-3 subito al Ferarris contro il Parma). Un bottino non propriamente deficitario a volerla dire tutta che tradotto in termini di punti a partita fa registrare un coefficiente di 1,80 decisamente invidiabile. Non doveva essere evidentemente dello stesso parere Preziosi che dopo la batosta rimediata dai rossoblu contro i ducali ha optato per l’avvicendamento richiamando sulla panchina di Marassi una vecchia conoscenza del Grifone: Ivan Juric.

Con lui in panchina però lo score del Genoa nelle successive cinque partite è stato disastroso. All’illusorio pareggio casalingo con la Juventus (1-1) ha fatto seguito un altro pareggio, questa volta al Friuli di Udine (2-2) e poi un filotto di tre sconfitte (Milan, Inter e Napoli) per una media di punti a partita pari a 0,40. A voler tuttavia trovare un’attenuante, c’è da dire che gli avversari del Genoa di Juric non erano proprio gli ultimi arrivati. Il pareggio nel derby con la Samp e la sconfitta di Torino sono state però le due tappe che probabilmente più delle altre sono costate care all’ex tecnico del Crotone. Che così alla quattordicesima giornata ha lasciato il posto a Cesare Prandelli che, fino a qui, in tre uscite ha rimediato un pari (SPAL), una sconfitta (con la Roma con il Genoa che recrimina per un evidente fallo di rigore di Florenzi su Pandev non sanzionato dal VAR) ed una vittoria: il 3-1 rifilato all’Atalanta nell’ultimo turno di campionato. Se anche dovessero arrivare due sconfitte nelle prossime due uscite la media di Prandelli sarebbe comunque superiore a quella di Juric.

Di Carlo Chievo

L’esempio del Chievo e non solo

Molto meglio è andata al Chievo. La gestione D’Anna nelle cinque partite che hanno preceduto l’esonero, ha portato in dote un solo punto grazie al pari sul campo della Roma cui hanno fatto seguito quattro sconfitte (Udinese, Genoa, Torino e Milan). La gestione Ventura non è che sia andata molto meglio. Lo score dell’ex tecnico della Nazionale è stato infatti di tre sconfitte (Atalanta, Cagliari e Sassuolo) ed un pari (Bologna). Il semplice fatto che l’addio a Ventura sia arrivato dopo quattro uscite totali fa si che, matematicamente parlando, la media del tecnico toscano (0,25 punti a partita) sia comunque migliore di quella del suo predecessore (0,20). La vera svolta è arrivata però con l’arrivo di Domenico Di Carlo che in cinque partite ha rimediato altrettanti pareggi (per una media dunque di 1 punto a partita) contro avversari di rango: Napoli, Lazio, Parma, SPAL ed Inter.

L’avvicendamento Andreazzoli-Iachini è quello che ha fruttato più di tutti. La differenza nelle cinque partite di confronto è di 1,80 punti a partita. Con l’ex tecnico della Roma in panchina l’Empoli aveva infatti rimediato quattro sconfitte (Parma, Roma, Juventus, Napoli) intervallate dal rocambolesco pareggio (3-3) di Frosinone. Con Iachini in panca sono invece arrivate tre vittorie (Udinese, Atalanta, Bologna), un pareggio (2-2 con la SPAL) e la sconfitta con la Sampdoria nell’ultima giornata. Vero, il rango degli avversari è sicuramente diverso. Ma ciò che conta a volte è il risultato.

Anche l’arrivo di Davide Nicola in Friuli sembra aver dato i suoi frutti. L’Udinese non è ancora decollata ma la media di punti a partita dei friulani (sempre considerato l’orizzonte temporale di confronto) è passata da 0,2 a 1. Merito della vittoria di misura sulla Roma e dei pareggi contro Sassuolo e Frosinone che hanno reso meno amare le sconfitte contro Atalanta ed Inter. Le ultime cinque partite di Velazquez sulla panchina dell’Udinese, invece, avevano fruttato un solo punto, quello rimediato contro il Genoa, e ben quattro sconfitte contro Juventus, Napoli, Milan ed Empoli.