Il Personaggio- Mario Balotelli: tanta follia. Ma il genio dov’è?

Il personaggio. E’ più che mai giusto chiamarlo così. Perchè Mario Balotelli, da tempo, ha superato il concetto stesso di “calciatore” per tuffarsi più sotto i riflettori che sui campi in erba. Tante avventure, troppe finite male e poche gioie subito cancellate da altri comportamenti inutili e negativi comunemente chiamati “balotellate”. E quando si diventa protagonisti di nuovi termini dall’accezione negativa suona il primo campanello d’allarme, un po come fu per le “cassanate”. Ma SuperMario è sordo e quel campanello continua a non sentirlo o, perchè no, ignorarlo. Qualsiasi sia la maglia vestita, puntualmente, la storia finisce male e la colpa va attribuita all’allenatore di turno che non sa gestirlo. Li hanno fatti allenatori di calcio, non tutor. Ma questo non conta perchè, a volte, più sei viziato più sei osannato. E fai schizzare il marketing. Mario Balotelli fa marketing. E’ la mossa vincente per qualsiasi uomo d’affari che di calcio non ne sa molto ma di strategie sicuramente si.

Il novanta per cento degli allenatori mondiali non sa gestire l’ex attaccante del Lumezzane, Inter, Manchester City, Milan, Liverpool, Nazionale. Oltre sei club e chissà quanti allenatori, ma nessuno sa gestirlo e lui non sa gestire se stesso, o meglio, non ci prova neanche. Perchè SuperMario è così: concepisce un figlio con Raffaella mentre Fanny lo lascia nonostante la proposta di matrimonio. Poi arrivano tweet su tweet per aggrazziarsi il pubblico che spesso lo considera un mix tra genio e follia. Ma non si rende conto che questa è troppo spesso solamente follia. George Best e Paul Gascoigne reclamano una dicitura portata avanti a suon di gol e gesti tecnici non solamente di alcool ingerito senza freni. Ad ogni magia con una bottiglia ne corrispondevano almeno due con il pallone. La follia, qui, abbonda e intanto sfugge un’altra occasione per imporsi in azzurro con la notizia di giornata: Mario Balotelli abbandona l’allenamento. E questo è uno dei limitati casi in cui la motivazione è di natura fisica e non per una parola fuori posto come le mani usate sull’ex mister Roberto Mancini. Le chances per i normali calciatori sono sempre contate, quelle per SuperMario sembrano essere come le sue balotellate: infinite.