L’anno dell’Atletico Madrid?

Lottare, non disunirsi davanti alle prime avversità, lottare nuovamente: “Contigo hasta el final“. Un mantra ormai assimilato che nella notte di Tallin ci regala ulteriori certezze: l’Atletico Madrid non ne vuole sapere di calare il sipario. Un’opera iniziata nel lontano dicembre 2011: con l’ultimo atto targato Supercoppa Europea, conquistata in modo rocambolesco contro i cugini del Real, sono sette i trofei conquistati da Simeone durante la sua era Colchonera. Sette trofei che hanno dato lustro al club, trasformandolo di fatto nella terza potenza di Spagna nonché una delle prime in Europa. Ma visto che questa epopea non sembra destinata a finire, eccoci arrivare al nuovo anno con dei propositi diversi, che vogliono portare l’Atletico a scalzare le gerarchie diventando la prima di Spagna.

Dal mercato la squadra ne esce fortemente rinforzata: trattenuti tutti i big, Griezmann in primis, corteggiato fortemente dal Barcellona ma poi fermo sulle sue volontà e, dopo il Mondiale vinto da assoluto protagonista, più che mai pronto a scalzare le gerarchie anche nella classifica per il pallone d’oro. La campagna acquisti è orientata ad alzare l’asticella in ogni reparto: sulle corsie laterali sono arrivati Gelson Martins, svincolatosi dallo Sporting Lisbona, e Thomas Lemar dal Monaco per 70 milioni mentre al centro Rodri (20 milioni rifilati al Villarreal) è chiamato al compito di non far rimpiangere il capitano e bandiera Gabi, passato in Qatar per gli ultimi scampoli di carriera dopo oltre 400 partite in maglia Rojiblanca. In riserve di Oblak è giunto l’ex Real (e Cagliari) Adan, mentre in difesa a sostituire Vrsaljko andato all’Inter ci pensa l’ottimo Santiago Arias, più volte vicino al Napoli lungo tutta la sessione di mercato. Per finire, un colpo in attacco: il croato Nikola Kalinic dal Milan. Uno di quel tipo di acquisti magari poco celebrati che nel corso della stagione possono rivelarsi utili, soprattutto se stimolati da un ambiente diverso. Un po’ come accadde ad un certo Diego Costa ormai sette anni fa: uno scarto divenuto nel tempo probabilmente uno dei simboli di quest’epoca per l’Atletico Madrid.

Giocatori funzionali ad un basilare 4-4-2 di partenza, all’occorrenza anche 4-5-1: moduli sempre meno diffusi di questi tempi ma che grazie a Simeone continuano ad avere la loro grande rilevanza. Se vogliamo essere pignoli, nel tempo anche un po’ snaturati dai dettami iniziali: comprensibile, visto il tasso tecnico che negli anni si è notevolmente alzato. Ciò non ha comunque impedito ai ragazzi di poter continuare a seguire le idee di Simeone, che nonostante il tempo continuano a dargli ragione. Quest’anno oltretutto, sarà di vitale importanza. Con un Cristiano Ronaldo in meno, il Real Madrid sembra voler quasi ripartire da zero ma soprattutto è lontano parente di quello visto in campo negli ultimi anni: la Supercoppa e il modo in cui è stata persa un’ideale passaggio di testimone fra i due club della capitale. Avanti, poi rimontato ma con la forza di rimettersi nuovamente in sesto e di sfruttare una maggior lucidità mentale per vincere dilagando: dal 2014 i due club madrileni sembrano esser diventati l’uno l’opposto dell’altro, e ciò non può che aumentare le speranze per i Colchoneros di poter vivere una stagione da sogno. Anche perché il Barcellona campione in carica, che resta comunque una squadra di altissimo livello, ha impostato il mercato in maniera totalmente differente rispetto al passato: Arthur, Lenglet, Malcom, Vidal. Qualità indubbiamente ma soprattutto una linea verde che sa di cambiamento. Un centrocampo quasi rivoluzionato (Paulinho e Iniesta son andati verso lidi asiatici) che forse dovrà avere il suo tempo per potersi assestare. Un altra importante motivazione per cui l’Atletico Madrid stavolta non può proprio sbagliare. Che non significa vincere obbligatoriamente, ma quantomeno non perdersi troppo verso altri lidi lasciando troppi punti per strada in campionato come spesso successo nelle ultime stagione, dove mai effettivamente c’è stato l’Atletico a lottare per la Liga. Dopo cinque anni, la gente Rojiblanca vuole la sua “Undecima”.