Si dice che un limite di Maurizio Sarri, neo allenatore del Chelsea, fosse che nonostante la rosa del Napoli fosse ampia finisse per impiegare sempre ed unicamente gli stessi tredici-quattordici calciatori. Questione di affidabilità, diranno i più bravi. Vero probabilmente. Soprattutto se all’affidabilità tattica si accompagna l’affidabilità fisica.
Perché a ben vedere c’è da dire che la condotta del mister è stata senza dubbio facilitata da una statistica, quella sugli infortuni, che ha sempre sorriso a Sarri ed agli Azzurri. E da oggi è forse più semplice capire il perché grazie ad un retroscena svelato sull’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport.
Nella prima uscita stagionale del Napoli di Ancelotti a Dimaro ha colpito il repentino richiamo in panchina di Simone Verdi al 35′ della ripresa. Spieghiamoci meglio. A colpire non è stato tanto il fatto che il giocatore abbia lasciato il campo di gioco dopo poco più di mezzora. In questa fase della stagione ci può stare. Ciò che ha attirato l’attenzione è stato il fatto che il cambio è avvenuto in maniera improvvisa.
Si scopre oggi che questo è avvenuto perché il match analyst dei partenopei, Simone Montanaro, dall’alto della sua postazione, una gru posizionata sulla pista di atletica con telecamera collegata in diretta ad un monitor a bordocampo, ha rilevato dei movimenti anomali dell’ex giocatore del Bologna dandone immediata comunicazione a Luca Carlo Guerra, colui che si occupa del gps e della rilevazione dei dati fisici di gara, che non ha potuto far altro che confermare l’anomalia.
Continuando a correre a strappi Simone Verdi stava correndo il rischio di produrre acido lattico in eccesso ed andare dunque incontro ad un guaio muscolare. Il richiamo immediato in panchina ha impedito che ciò avvenisse.
Il Napoli fa dunque un utilizzo della tecnologia che non è finalizzato esclusivamente all’aspetto tattico ma che ha anche uno scopo precauzionale finalizzato a cercare di garantire quella continuità fisica trovata già sotto la guida di Sarri che già aveva introdotto questi strumenti. L’unica differenza è che il tecnico toscano si avvaleva dei droni mentre Carlo Ancelotti si affida alle gru. Alla fine però quel che conta è il risultato.