Graham Potter e lo Swansea modello Östersund

Graham Potter

I did not move the family back from Sweden just for a job. Il primo pensiero destinato ai giornali da Graham Potter quando ha annunciato ufficialmente il suo ritorno in Inghilterra, salutando la Svezia stringendo saldamente in mano il contratto appena siglato che lo avrebbe legato allo Swansea, è stato questo. Chiaro che l’ex tecnico dell’Östersunds Fotbollsklubb avesse il Galles meridionale nel destino, dopo che la stampa inglese era rimasta sconcertata dal fatto che a febbraio l’Arsenal incontrò il modesto club scandinavo, vinse 0-3 in trasferta ma fu sconfitta 1-2 in casa all’Emirates. Ma, ancor maggiormente, i tabloids rimasero intontiti nel sapere che tra i metodi d’allenamento impiegati da Graham Potter a Östersund c’era quello di far recitare l’intera rosa rossonera in un balletto, The Swan Lake, il Lago dei Cigni. Dai cigni del lago ai cigni dello Swansea è solo stato questione di tempo, perché nel mese di maggio Graham Potter scelse di lasciare la Svezia per rientrare in Inghilterra dopo aver – implicitamente – esportato il calcio a Östersund, regalando a un paesino del freddo e nevoso entroterra svedese svariate meravigliose serate d’Europa League.

Graham Potter
Fonte foto: www.independent.co.uk

Graham Potter a Östersund

Mi è stato chiesto se avessi potuto trasferire alcuni dei miei metodi anticonvenzionali da Östersund – ha raccontato Graham Stephen Potter, classe 1975 da Solihull – ma la risposta iniziale è no“. In Svezia c’erano condizioni differenti, l’ÖFK non aveva nulla per competere con le altre squadre e così partì la strana rincorsa fatta di balletti, allevamento di renne e libri sulla cultura del Norrland: “Quando però guardo l’effetto che ho avuto, capisco che si può replicare“. Rinforzando la connessione tra pubblico e tifosi, relazionando il tifo, rendendo il Liberty Stadium come la Jämtkraft Arena, si può. Graham Potter sfrutterà certamente il suo master in leadership and emotional intelligence e le sue competenze in scienze sociali maturate all’università. Erudito, composto ma straordinariamente umile, parte da Potter la rivoluzione dello Swansea. Ex difensore, con sole 8 presenze in Premier League e un bagaglio di 320 presenze nelle leghe minori, con club storici come Birmingham e Stoke City, lasciò il calcio e nel dicembre 2006 si laureò e lavorò nella squadra universitaria di Hull prima e nella nazionale inglese universitaria poi. Accettò l’incarico dell’Östersunds FK nel dicembre 2011, proponendo un 4-2-3-1 divenuto 3-5-2 e un modello d’integrazione per calciatori da ogni parte del globo (Spagna, Corea del Sud, Messico). La stella del club era allora il ghanese David Accam, poi ceduto per un milione all’Helsingborgs IF, e così via con nuovi giovani da valorizzare: come rivelò Potter, era dura convincere professionisti svedesi ad accettare la corte di una società come l’ÖFK, nel freddo nord, dunque servì una capillare rete di scouting.

Leggo libri sul calcio e guardo molto il calcio, per quanto mi conceda mia moglie” rispose Graham a chi gli chiedeva le origini del suo successo. E così nel 2016 fu nominato tecnico dell’anno, dopo aver condotto la squadra a tre promozioni consecutive in sella al suo Östersunds FK, dalla Division 2 alla Division 1, di qui in Superettan e così in Allsvenskan. Al gran galà del calcio svedese rispose dicendo “Jag är överraskad“, “sono emozionato“, prima di continuare: “Penso che tu possa ottenere qualcosa da qualsiasi partita, indipendentemente dal livello e dalla lega“. E ancora: “Sento che la Svezia è una nazione da 4-4-2, un po’ come l’Inghilterra“. La sua gestione era a malapena agli inizi, eppure già produceva frutti sebbene il meglio sarebbe arrivato dopo, con l’Europa League. Il primo contratto fu preso nel 2010, attraverso l’ex assistant coach di Roberto Martinez, Graeme Jones, incontrato dal presidente Daniel Kindberg: “Abbiamo visitato la città io e la mia famiglia, avevo avuto il mio primo figlio. La città era piccola, il tempo potrebbe non essere il migliore, ma del resto nemmeno l’Inghilterra era una delle Barbados. Abbiamo deciso di trasferirci qui, e non mi pento per nemmeno un secondo“. Anzi, ha addirittura consigliato a ogni altro allenatore di fare esperienza all’estero come lui.

Graham Potter
Fonte foto: dreamteamfc.com

L’eccezionalità del lavoro di Graham Potter

Poiché sapevo come lo Swansea lavorava più di 10 anni fa, sentivo che un progetto del genere era destinato a Graham, ho capito che avrebbe accettato la sfida“. Il virgolettato qui riportato è di Daniel Kindberg, ex tenente di fanteria dell’esercito svedese e presidente dell’Östersunds FK. Inutile soffermarsi sul fatto che lui e Potter si conoscano bene, dopo un rapporto durato 7 anni e mezzo, con promozioni a raffica dal quarto livello svedese al primo. “È l’intero club che ha fatto questo, io sono solo una parte in un progetto più grande, Daniel Kindberg un’altra, i giocatori un’altra ancora. Siamo tutti molto orgogliosi di tutto questo, di come si è evoluto: stiamo costruendo qualcosa qui, un’identità come club e un modo di giocare, e abbiamo portato con noi le persone in città, abbiamo avuto quasi 4000 spettatori allo stadio di casa“. Il vero successo di Graham Potter, ovvero l’eccezionalità del suo lavoro, è stato proprio il costruire una squadra partendo da zero, sfuggendo alla pressione di risultati immediati. Questo ha creato qualcosa di molto più potente, una lungimiranza passata in dote da Potter al connazionale Ian Burchnall che da maggio allena il club rossonero.

Del resto, nei mesi di gennaio e febbraio, le temperature a Östersund scendono spesso sui -25° fuori dalle finestre, motivo per cui la città è anche soprannominata affettuosamente Vinterstaden, ovvero Winter City. Da quando Graham Potter vi ha messo piede, però, Östersund ha smesso di esser soltanto la città dello sci ma è diventato pure un orgoglio calcistico nazionale. Il punto focale necessario per la creazione di un ÖFK vincente è stato prettamente psicologico. Come già detto, non v’erano ragioni storiche, turistiche o economiche con le quali convincere buoni giocatori a scegliere il club del Norrland: “Spendiamo molto tempo e molte risorse per far sentire i giocatori a proprio agio in questo ambiente. Dopo tutto, i giocatori giocano a calcio per un paio d’ore al giorno e sono esseri umani per il resto del tempo. Dal punto di vista del calcio e della persona, si tratta di imparare, provare a migliorare e fare la differenza in questa piccola parte del mondo. Se i giocatori sono abbastanza aperti, è davvero una buona opportunità per loro. Quando facciamo firmare un giocatore, stiamo cercando un atteggiamento che dice ‘Voglio migliorare ogni giorno'”.

Graham Potter
Fonte foto: thelocal.se

La nuova sfida gallese

The Englishman has earned a reputation as a talented young coach thanks to his work in eight years at tiny Östersund“, si legge in un articolo dell’Indian Express. Innegabile che la fama del tecnico inglese sia arrivata principalmente per le sue eroiche gesta nella piccola città svedese, e che dunque gli si chieda di fornire un’identità allo Swansea allo stesso modo: “Capisco la frustrazione e la delusione dopo la retrocessione, è la stessa per tutte le società calcistiche del mondo quando si scende“. In atto allo Swansea c’è una ristrutturazione, un periodo di transizione: Penso che il livello di sfida sia più alto qui, ma penso che se lo puoi teorizzare è lo stesso, davvero. L’identità è andata perduta, la fiducia è bassa e la responsabilità è passata ad altri“. Ineccepibile considerare lo Swansea come una sfida, sebbene The Sun parlasse della firma di Graham Potter usando le parole “shock managerial appointment“. Forse perché a conti fatti l’assunzione di Graham Potter, e con lui pure del suo staff al completo (Billy Reid, Bjorn Hamberg e Kyle Macauley, tutti quanti salutati a oltranza dal generoso pubblico della Jämtkraft Arena) è stata una strada coraggiosa, quasi folle.

Al Liberty Stadium però – contando pure Potter – hanno visto cinque tecnici diversi in 19 mesi, e per l’ultimo di questi (Graham) sono stati spesi 800mila euro necessari per separare l’inglese dall’Östersunds FK. A 43 anni, Potter è un manager di prim’ordine che ha davanti una sfida certamente emozionante: con lui lo Swansea ha fatto un passo indietro per farne poi immediatamente due in avanti, e se gli verrà dato tempo si raccoglierà certamente qualcosa. Così il nuovo mister ha fatto fruttare il precampionato, la preseason, non lesinando critiche ai ragazzi: “Performances are getting better and better, but we can improve“. Negli occhi di tutti restava lo storico 1-2 dell’Emirates il 22 febbraio 2018, quando la stampa inglese – malgrado l’Arsenal avesse passato il turno d’Europa League – era visibilmente imbarazzata. Una squadretta modesta, il cui parco giocatori valeva meno del prezzo del cartellino del solo Nacho Monreal (!!!) aveva dato una lezione ad Arsène Wenger, martellando i Gunners con un calcio espansivo, basato sul mantenimento della palla e il cambio continuo di modulo, sintomo di un’intelligenza tattica che permise all’ÖFK di giocarsela a viso aperto contro squadre sulla carta molto migliori: PAOK, Athletic Bilbao, Hertha Berlino e Galatasaray. Alla Türk Telekom Arena l’Östersunds FK arrivò con un 2-0 maturato in Svezia, segnò su rigore grazie al capitano Brwa Nouri – immaginatevi un curdo che segna dal dischetto in uno stadio pieno di turchi – ma i padroni di casa pareggiarono. A fine gara, Daniel Kindberg rimase stupefatto: “Ero sbalordito, i tifosi turchi inizialmente ostili ci hanno applaudito. Il Galatasaray fu fondato nel 1905 e mai nella sua storia aveva applaudito una squadra. I nostri giocatori erano fantastici, erano leoni, erano coraggiosi, questi sono i momenti orgogliosi che ci danno l’energia di cui abbiamo bisogno per continuare. Quando la gente ci dice che è impossibile, non lo è”.

La rivoluzione allo Swansea

Ora, lo Swansea che a maggio è retrocesso aveva di fronte a sé un bivio: come ripartire da una batosta simile, con un organico allo sbando e soprattutto confuso dalle inutili contromosse studiate da Paul Clement e Carlos Carvalhal per raddrizzare un’annata chiaramente storta? Il discorso è che gli Swans hanno optato per un restyling completo, e tenendo conto della retrocessione è stato smantellato l’organico: sono entrati 50 milioni dalle cessioni (17 da Alfie Mawson al Fulham, 8 da Lukasz Fabianski al West Ham, 6 da Sam Clucas allo Stoke City, 25 dai vari Federico Fernández, Roque Mesa, Kyle Bartley e Jordi Amat), Sung-yong Ki è andato gratis al Newcastle, Renato Sanches è tornato al Bayern Monaco, Borja Bastón è stato prestato all’Alavés e anche i due fratelli Ayew hanno visto la medesima sorte (André al Fenerbahce, Jordan al Crystal Palace). Gli unici acquisti voluti da Graham Potter, scrivendo a bilancio un ottimo +42, sono stati puntelli un po’ alla rinfusa: il trequartista kosovaro Bersant Celina ha lasciato il Manchester City per la maglia numero 10 dello Swansea, il 19enne svedese Joel Asoro è stato pagato 2,3 milioni a titolo definitivo dal Sunderland. Così l’organico bianconero è stato riempito di giovani, è il quinto della Championship per valore del parco giocatori e il quinto per età media più bassa. Così come all’Östersunds FK, la ricetta è la medesima: tanti stranieri e gente giovane, con motivazioni e voglia d’imparare.

Il vero punto su cui Graham Potter sarà chiamato a lavorare è quello psicologico: farà fruttare le sue competenze in scienze sociali per ripetere il modello ÖFK in Galles, missione per nulla semplice, tanto che quando chiesero al tecnico inglese un commento sull’obiettivo stagionale – e dunque l’immediato ritorno in Premier League – la risposta fu un It will be tough. Allo stesso tempo, però, Potter non ha la minima intenzione di smettere di fare magie, onorando il cognome uguale al maghetto nato dalla penna della Rowling. E ancora: “Non ho spostato la mia famiglia da una vita idilliaca in Svezia solo per un lavoro. Doveva esserci qualcosa per cui pensavo che se fossi venuto qui avremmo potuto fare qualcosa di speciale. Ed è quello che voglio fare qui.