Cronache dalla Germania: gli stadi ai tempi del Covid-19

Paese che vai, usanze che trovi: massima che vale anche al tempo del Covid-19, quando gli stati generali del calcio dislocati per il globo cercano di trovare soluzioni su quale sia la maniera più corretta per ripartire. In prima linea nel trovare soluzioni comuni inevitabilmente c’è la Bundesliga: nel turno di DFB-Pokal appena giocato abbiamo potuto vedere qua e là per la Germania diversi stadi con un quantitativo minimo di persone, secondo un calcolo che tiene conto della diffusione del contagio nella zona in questione ogni 100mila abitanti: e così abbiamo potuto vedere scene interessanti soprattutto in quel di Rostock, nella sfida fra l’Hansa e lo Stoccarda, e a Dresda, fra i padroni di casa della Dinamo e l’Amburgo.

Tifosi dell’Hansa Rostock sabato in Coppa di Germania

Cronache da Rostock

Tutto ciò ha naturalmente destato scalpore: con la pandemia ancora in essere, non abbassare la guardia sarebbe normale prassi. Tuttavia, date le difficoltà nel trovare eventuali risoluzioni, è normale cominciare a cercare di trovare possibili soluzioni per superare questo periodo cosiddetto di “Convivenza”. In quel di Rostock il messaggio sembrerebbe esser stato recepito a dovere: 7000 spettatori in uno stadio che ne può contenere 29mila, canti ma anche distanziamento, sebbene impercettibile nei video. Risultato negativo (rete decisiva di Wamangituka per lo Stoccarda e passaggio del turno in Coppa di Germania), ma tanto basta per i tifosi e, soprattutto, per il Lander del Mecleburgo-Pomerania, con poco più di 1000 contagi da inizio pandemia, per andare avanti e poter dare seguito nelle seguenti partite che verranno della Dritte Liga, dove l’Hansa è chiamato a invertire la rotta di un declino che dura ormai da troppi anni (ultima stagione in Bundesliga datata 2007-08).

Cronache da Dresda

Un po’ più tendenziosa la vicenda invece in quel di Dresda, dove i padroni di casa hanno battuto per 4-1 l’Amburgo davanti a 10mila spettatori, in un campo che ne può contenere 32mila. Stavolta i video che circolano sono di un roventissimo finale di partita: il protagonista è Toni Leistner, difensore classe 1990 nativo di Dresda ed ex giocatore della compagine di casa stessa che nel finale di partita è salito fin sugli spalti per un incontro “ravvicinato” con qualche tifoso di casa che evidentemente ha avuto qualcosa da dirgli durante i 90 minuti, adirandolo fin troppo. Non il massimo da vedere e soprattutto non la miglior cosa da ricordare in un weekend di fatto storico per le riaperture in sé.

Per un calcio che evidentemente guarda al presente ma anche al futuro, visto che è altamente probabile che anche gli altri paesi si accodino seguendo le stesse regole, una scena che ci ricorda tremendamente il passato: da Eric Dier, che andò a rispondere ad un tifoso che aveva insultato lui e il fratello, a Patrice Evra, licenziato in tronco dal Marsiglia e squalificato per un anno dalla UEFA per aver dato un calcio ad un tifoso, passando per l’ex laziale Mamadou Tounkara. Senza voler scomodare ulteriormente Eric Cantona con una delle immagini più iconiche che la storia del calcio moderno ricordi.

Eric Cantona

Aggiornamenti

Secondo le ultime info, a partire dalla prima giornata in programma nel weekend e fino alla fine di ottobre (6 settimane in totale) vi sarà la possibilità di tornare sugli spalti in ogni stadio della Germania: fino al 20% della capienza a disposizione dei tifosi, che però dovranno accedere esclusivamente con biglietti nominativi (in grado anche di aiutare per il tracciamento) nonché nel rispetto delle distanze di un metro e mezzo e col divieto di vendita di bevande alcoliche. Da sottolineare la lodevolissima iniziativa dello Schalke, che regalerò i posti nelle prime due giornate a medici, infermieri e chiunque altro sia stato a lavorare per cercare di contenere la pandemia negli ultimi mesi. Si partirà con Bayern Monaco-Schalke di fronte a 16mila spettatori possibili. Sperando che non vi siano altre scene da far west negli spalti fra tifosi e addetti ai lavori.

Il futuro

La situazione verrà quotidianamente monitorata e qualora si torni al regime di più di 35 infetti ogni 100mila abitanti si tornerà a chiudere gli impianti. Un’altalena continua che al momento sembra l’unica soluzione per tornare a vivere un minimo il calcio nella maniera più tradizionale, che può essere tutt’altro che sostituita da ologrammi al computer, cartonati o riprese da casa. La Germania, che prima di tutti era ripartita per chiudere la stagione vecchia, riparte subito osando per darci una speranza. Noi in attesa di eventuali sviluppi, almeno per le prime due giornate.

In un momento particolare dove il calcio non è più in alcun modo la priorità delle nostre vite e, in alcuni casi, probabilmente non lo sarà più, viene quasi naturale dover pensare in modo più serio a come sviluppare seriamente il prodotto per il futuro, per renderlo più accessibile e soprattutto sostenibile. Come possiamo vedere nel calciomercato odierno, con pochi colpi rispetto agli anni passati e squadre senza grandi margini economici molto più attendiste, è necessario dare una sterzata netta. Ne va del futuro del calcio stesso, a prescindere da pandemie mondiali varie.