Hellas Verona 1985
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Hellas Verona 1985: correva l’anno di Bagnoli

C’era una volta in Serie A, una meravigliosa favola d’altri tempi. Tempi lontani da quelli odierni; tempi in cui una vittoria valeva due punti e una squadra umile, con una rosa di appena 17 giocatori, ebbe il coraggio di battersi a pari livello contro squadre di caratura indubbiamente superiore.

Non sempre si riesce nell’exploit, ma quando questo arriva allora la sua è una bellezza ineffabilmente folgorante: davanti a tutti, a Milan, Juventus, Roma e Inter, si piazzò il modesto l’Hellas Verona 1985 di Osvaldo Bagnoli che, con grande spirito di gruppo, sacrificio e lodevole forza di volontà, riuscì nella stagione 1984-1985 – ricordata anche per il sorteggio arbitrale integrale – ad imporsi in un campionato unico nel suo genere.

Altri anni, altri tempi, altri campioni in Serie A: Maradona e Platini, Rummenigge e Falcao, Zico e Passarella, Boniek e Brady, Junior e Socrates, Hateley e Cerezo, Diaz e Souness.

Hellas Verona 1985
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Hellas Verona 1985, una partenza da brivido

Nonostante venisse da due stagioni in cui aveva ottenuto una qualificazione nell’allora Coppa Uefa prima ed un comodo sesto posto poi, l’Hellas Verona 1985 non era una società con grosse aspettative o grandi obiettivi.

Nella sessione estiva, da rammentare furono gli acquisti del terzino/esterno di centrocampo Hans-Peter Briegel (fu autore di 11 reti tra Campionato e Coppa di Lega) e dell’attaccante Preben Elkjær Larsen, soprannominato Cavallo Pazzo, che assieme al suo compagno di reparto Giuseppe Galderisi compose una coppia da incubo per le difese avversarie.

Così come tutte le favole, quella dell’Hellas ha un inizio. Nella prima di campionato fu ospitato il Napoli. C’era grande attesa per quella sfida, ma la causa fu da attribuire a Diego Armando Maradona, strappato in quell’estate al Barcellona dalla società campana.

A deludere le aspettative fu la straordinaria prestazione dell’undici di Bagnoli, che oscurò la prima presenza in Serie A del Pibe De Oro con una netta e perentoria vittoria per 3-1.

A dimostrazione del fatto che il Verona non era solo un fuoco di paglia, nelle partite successive gli scaligeri batterono praticamente ogni squadra che si trovarono di fronte: Ascoli, Udinese, Juventus, Fiorentina, Cremonese, Torino e Lazio. Pareggiò con Inter, Roma, Sampdoria, Milan, Como e Atalanta.

Per assistere la prima sconfitta si dovette aspettare il giro di boa, dove nella trasferta di Avellino il Verona perse di misura (2-1). Ko inutile ai punti, poiché le dirette concorrenti Inter e Torino non riuscirono a sfruttare il passo falso e conseguentemente la squadra di Bagnoli divenne campione d’inverno. 

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Hellas Verona 1985: un girone di ritorno super

Nella prima di ritorno, al San Paolo, il Verona incappò in un pareggio. L’Inter vinse ed agguantò gli scaligeri in vetta alla classifica. A seguito di questo avvenimento in molti guardarono ai blasonati ed esperti nerazzurri di Ilario Castagner come ai futuri campioni d’Italia.

Ma il Verona seppe smentire tutti coloro che – ed erano in molti – all’inizio della stagione non avrebbero scommesso una lira sui gialloblu. Infatti, appena una settimana dopo, tornò in vetta da sola grazie al successo sull’Ascoli (2-0) e al parallelo pareggio dell’Inter contro l’Avellino. Il primo degli scontri decisivi ci fu nella quinta di ritorno, contro i nerazzurri staccati di appena un punto.

Hans Briegel nel prepartita rispose convinto a Giampiero Galeazzi, il quale gli chiese se avessero avuto paura della sfida, “perché dobbiamo avere paura? Siamo primi in classifica. Si permise anche di azzardare il risultato finale: per me finisce con un pareggio.

La partita iniziò con un Verona per nulla timoroso e anzi molto aggressivo ma agli sgoccioli del primo tempo, nel momento migliore degli scaligeri, l’Inter trovò il vantaggio nel contropiede propiziato da Liam Brady – e soprattutto da un appoggio sbagliato da Fontolan – che servì Altobelli, il cui potente sinistro potente superò Garella.

Tuttavia l’Hellas non si perse d’animo e trovò il gol del pareggio ad inizio ripresa col profeta Briegel. La sfida si concluse con un pareggio che accontentò più il Verona dell’Inter. Nelle cinque giornate seguenti i gialloblù ottennero peraltro 8 punti su 10 e presero di conseguenza un vantaggio di 6 punti sulle rivali Torino, Inter, Sampdoria, Milan e Juventus, tutte appaiate a 30 punti.

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Hellas Verona 1985: il sogno si compie

Il notevole vantaggio a sei giornate dalla conclusione del torneo non aiutò l’undici di Bagnoli che, probabilmente, prese l’impegno maggiormente sottogamba.

L’Hellas Verona 1985 ospitò così il Torino di Luigi Radice e i primi segnali di una giornata negativa si avvertirono con il rigore sbagliato da Galderisi ad inizio gara. Il primo tempo di marca gialloblù mostrò anche la palese mancanza di concentrazione e di cinismo, poi nella seconda frazione ci pensò il Toro a svegliare gli scaligeri con due reti siglate da Aldo Serena (una grazie ad una straordinaria rovesciata) e da Walter Schachner.

Solo negli ultimi minuti la squadra di Bagnoli accorciò le distanze, con un colpo di testa del solito Briegel, ma la partita si concluse con la seconda sconfitta stagionale, che di conseguenza riaprì il campionato.

A render più bella la corsa finale fu il pareggio in trasferta contro il Milan (0-0) ma la vittoria sui biancocelesti prossimi alla retrocessione la settimana seguente, e il pareggio tra Torino e Como, avvicinò il Verona al sogno dello scudetto. Una parola che nessuno mai da quelle parti si sarebbe azzardato a pronunciare.

Quel sogno cominciò a diventare qualcosa di più il 5 maggio dell’85, quando pareggiò in casa contro il Como ed il Torino fece lo stesso contro l’Atalanta.

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Hellas Verona 1985, l’apoteosi

Alla penultima giornata di Serie A, all’Hellas Verona 1985 mancava un solo punto per laurearsi campionessa d’Italia. L’ultimo appiglio per la scalata del poté trovarlo nell’Atalanta di Nedo Sonetti ma, seppur nessuno lo avessero dato a vedere, a tutti – tifosi e giocatori – tremarono le gambe all’idea di salire sul tetto d’Italia al termine dei novanta minuti.

La dimostrazione di quanto detto fu la prima frazione di gioco, dove i gialloblu subirono la forte pressione dell’Atalanta e al quarto d’ora andarono sotto, per via della rete di Eugenio Perico.

Ma la mancanza di notizie giunte da Firenze diede forza al Verona, che trovò il pari ad iniziò ripresa con il Pazzo di Lokeren, Preben Larsen, e portò a casa un punto fondamentale, quello che consentì di abbracciare il sogno dello scudetto, quello scudetto che non era mai stato portato nella città di Romeo e Giulietta.

Al termine della gara mister Bagnoli si sentì di elogiare il gruppo e la sua straordinaria forza e coesione, ma anche i tifosi che avevano accompagnato la squadra alla vittoria finale.

La settimana seguente il Verona poté infine festeggiare davanti ai propri tifosi, al termine del match casalingo vinto per 4-2 contro l’Avellino.

Hellas Verona 1985, una piccola delusione

Fin qui tutto perfetto, ma ad incrinare il sogno ci pensò un dettaglio, quasi ininfluente, ma da menzionare. Era il 19 giugno, in seguito del ritorno dei quarti di finale di Coppa Italia.

A differenza di oggi, dai quarti di coppa in poi le partite si giocavano al termine del campionato

Il Verona – forte di una vittoria schiacciante al Bentegodi (3-0) appena una settimana prima – perse contro l’Inter a San Siro in un pirotecnico 5-1, venuto fuori al termine di 120 minuti.

Tuttavia questa delusione non scalfì l’umore dei tifosi scaligeri che comunque applaudirono i propri giocatori per la splendida stagione.