Il Pagellone: Matri, Saponara, i fischi alla Juve. I voti da 10 a 1 alla terza giornata di Serie A

La terza giornata di Serie A Tim si è conclusa ieri sera con un insolito Monday Night tra Sampdoria e Bologna. E come di consueto rispondiamo presente all’appuntamento con il Pagellone.

Voto 10 a Riccardo Saponara. In un calciomercato segnato dalla spasmodica ricerca di un trequartista puro, tra moderni fantasisti teutonici (leggi Draxler), ed un sicuro usato brasiliano (vedi Hernanes), nessuno ha buttato un occhio su Riccardo nativo di Forlì. Qualcuno a casa Milan si starà mangiando le mani per essersi lasciato sfuggire un talento cristallino che tanto ricorda quell’illustre quasi-omonimo con la ventidue sulle spalle. E’ il prototipo del trequartista moderno, capace di abbinare la consueta tecnica sopra la media del diez, a forza e velocità necessarie per un calcio muscolare. Non ci resta che sperare che almeno Conte sia rimasto estasiato dalle sue giocate. Snobbato.

Voto 9 all’Inter. Nove come i punti che la squadra ha conquistato in sole tre giornate di campionato. Guardare Milan e Juventus dall’alto, lontane rispettivamente sei e sette lunghezze, deve essere proprio un panorama sublime per la compagnia di Mancini. Unica compagine a punteggio pieno e un solo gol subito in tre uscite stagionali: notevoli credenziali per una squadra che sembra aver trovato in poche giornate una sorprendente quadratura del cerchio. La formazione non brilla per estro e sagacia tecnica, ma è incredibilmente solida e muscolare, sorretta nel suo baricentro da un trittico roccioso (Melo, Kongogbia, Guarin), pronto a spezzare la manovra avversaria e lanciare in avanti per il tandem JoJo-Maurito. La vittoria nel derby rende tutto ancora più dolce.

Voto 8 ad Alessandro Matri. Ennesima squadra cambiata in pochi mesi, altro giro, altra corsa per un giocatore probabilmente sottostimato dal mondo calciofilo italiano. Entra nella ripresa e risolve con due gol una partita che fino al suo ingresso in campo era scivolata su binari di sostanziale equilibrio. Il killer instinct da attaccante di razza non gli manca, l’attitudine a segnare gol di un certo peso specifico nemmeno. Tra gli acciaccati Djordjevic e Klose, Pioli si ritrova tra le mani una pedina importante nel suo scacchiere offensivo. Risorsa.

Voto 7 al Chievo. Catenaccio e undici uomini a fare densità nella propria trequarti? No, grazie. L’arroganza tattica con cui il Chievo ha affrontato la trasferta allo Juventus Stadium ha sorpreso tutti gli addetti ai lavori. Maran ha deciso di provare a giocarsela ad armi pari contro una Juventus fragile e scollata, e ha proposto una squadra arrembante, corta e volitiva. Castro e Hetemaj hanno svolto un lavoro superbo in fase di interdizione e ripartenza, il pacchetto arretrato è dei più esperti della categoria, e lì davanti Birsa, Meggiorini e Paloschi sembrano aver trovato una sinergia invidiabile. Outsider.

Voto 6 alla Roma. E’ una prova di nervi alienante riuscire a portare a casa i tre punti quando il tuo avversario ha come unico obiettivo quello di difendere rifiutando qualsiasi pretesa offensiva. La Roma fatica ad esprimere il bel gioco visto contro la Juventus ma riesce comunque a vincere una partita complessa contro una squadra che avrebbe fatto carte false pur di ottenere un pareggio. A lungo andare sono questi gli incontri che fanno la differenza per una squadra con ambizioni da scudetto. E’ con solidità e concretezza che si scardinano certe difese. Cinica.

Voto 5 Udinese e Genoa. Due squadre che tutto sommato ci hanno sempre abituato a stagioni divertenti e frizzanti ma che hanno risposto timidamente all’appello dopo i primi tre turni di campionato. Una vittoria e due sconfitte per entrambe le squadre, reduci da un insuccesso nell’ultima uscita. Gasperini non sembra aver ancora trovato i migliori interpreti per il suo gioco fatto di corsa e sacrificio sulle fasce. Colantuono è chiamato a dare un’identità di gioco ad una squadra che non può sempre e soltanto gravare sui miracoli di Totò Di Natale. Inizio insipido.

Voto 4 al Napoli. Due punti in classifica e sei gol subiti fruttano alla formazione di Sarri un generoso quattro in pagella. La fase difensiva dei partenopei è a dir poco orripilante. Lì dietro Chiriches e Albiol non sembrano fornire le adeguate garanzie per una squadra che nutre grandi ambizioni. L’unica nota lieta risponde al nome di Lorenzo Insigne. Lo scugnizzo sembra aver trovato da trequartista una collocazione tattica congeniale a quel salto di qualità che l’ambiente partenopeo si aspetta da lui. Mister Sarri avrà tanto da lavorare per plasmare la squadra a immagine e somiglianza dell’Empoli della passata stagione. Della serie difese da incubo.

Voto 3 a Massimiliano Allegri. Cambiare, si sa, è difficile ma in certi casi necessario. La Juventus è alle prese con un delicato processo di assestamento, diretta conseguenza di specifiche scelte operate dalla società in sede di mercato e programmazione. La squadra si è ringiovanita, ha cambiato tanto ed è logico che alcuni meccanismi necessitino di rodaggio. Allegri è chiamato a gestire questa mutazione e a renderla quanto più indolore possibile, ma non è riuscito fin ora a gestire con polso la situazione. La squadra è vulnerabile e spaesata, e nonostante i mesi di preparazione alle spalle, appare più un cantiere aperto che un’opera vicina al suo completamento.

Voto 2 alle neopromosse. Le ambizioni di Bologna, Frosinone e Carpi si identificano senza fronzoli con il traguardo salvezza. L’inizio sembra essere tutt’altro che confortante per le squadre fresche di promozione dalla serie cadetta, capaci di racimolare in tre un solo punto in queste prime giornate del campionato (pareggio del Carpi a Palermo). Ad oggi la famosa soglia dei quaranta punti sembra più un miraggio che un obiettivo realmente perseguibile. Fanalini di coda.

Voto 1 ai fischi dello Juventus Stadium. Va bene la storia che il tifoso, pagando il biglietto, ha diritto di esprimere la propria opinione. Ma i fischi dello Juventus Stadium risuonano come una grave mancanza di gratitudine verso una squadra reduce da quattro annate memorabili. Una passione cieca, rabbiosa, incapace di tenere saldi in testa i ricordi di quattro scudetti consecutivi, una Coppa Italia, tre Supercoppe e una finale di Champions persa contro i marziani blaugrana. Fuori luogo.