Il paradosso di Gareth Southgate, deus ex machina per caso

La vita offre spesso una seconda possibilità. Come nella migliori favole dei fratelli Grimm o di Andersen, il protagonista parte spesso dalla dimensione di anatroccolo per poi trasformarsi in un fantastico cigno. E’ questa anche la metamorfosi di Gareth Southgate che ne ha fatta di strada da quel nefasto pomeriggio di giugno a Wembley. È il 1996, semifinale dell’Europeo contro la Germania. Lui, distrutto quasi come l’Inghilterra tutta, piange in mezzo al campo dello storico impianto londinese. Con le sue piume grigie e la divisa dei Tre Leoni addosso ha appena fallito il rigore decisivo. In finale ci andrà (e poi vincerà pure) la Germania.

Ieri sera invece, sempre su quel campo che così poco ha in comune con il Wembley che del calcio ha fatto la storia, quelle lacrime si sono trasformate in sorrisi. La vittoria sulla Scozia nella corsa alla qualificazione a Russia 2018 consolida il primato nel girone di un Inghilterra che ancora oggi non ha smesso di penare e che ha scelto per il momento Southgate come condottiero “Ad Interim”. E con tre vittorie in altrettante uscite sulla panchina della nazionale di Sua Maestà, Gareth si sta togliendo qualche soddisfazione prendendosi anche una rivincita nei confronti di chi lo riteneva inadeguato ad un simile ruolo e adesso invece inizia a ricredersi dovendo accettare quella che per molti in Inghilterra sta diventando una scomoda evidenza.

Molto nota negli ambienti underground anglosassoni la canzone del gruppo Street Punk “The Business” intitolata proprio “Southgate” dal ritornello:

“DANCE NOW WHATEVER YOU WILL BE
BUT HE MISSED THE F*****G PENALTY
SO WE SMASHED UP THE TOWN
WHEREVER WE MAY BE
COZ HE MISSED THE FUCKING PENALTY”

È un testo emblematico e rappresentativo del sentimento nutrito dai più nei confronti del povero ex difensore. Uno che vanta per altro una carriera di tutto rispetto con oltre 500 presenze con le maglie di Crystal Palace, Aston Villa e Middlesbrough. Dal giugno 2006, a poche settimane dal suo ritiro, viene designato dal Boro come erede di Steve McLaren, nel frattempo diventato ct della nazionale Inglese. Nel nord inglese allenerà per tre stagioni e mezzo, mantenendo la categoria nonostante nei primi tempi non avesse ancora il patentino da allenatore. Nel 2013 invece diventa l’allenatore della nazionale inglese Under 21, con un percorso che lo porterà a partecipare all’europeo di categoria nel 2015 tenuto in Repubblica Ceca (ultimo posto nel girone con Portogallo, Svezia e Italia) e a lanciare diversi giovani oggi presenti nel girone della nazionale maggiore come John Stones, Jesse Lingard, Calum Chambers o addirittura Harry Kane.

Lo scandalo che ha costretto Sam Allardyce alle dimissioni, dopo solo una partita giocata, sembrava l’ennesima disfatta, l’ennesimo no sense, per una nazionale sempre più ombra di se stessa. Quella che ha toccato probabilmente il fondo con l’umiliazione rimediata dall’Islanda agli ultimi Europei ed a secco di trofei da circa 50 anni.  Ma il “Deus ex machina” Gareth Southgate, pur nello scetticismo generale, se ne è infischiato delle critiche e nonostante il ruolo ad interim ha deciso di giocarsi al meglio le sue carte. Prendendo l’incarico molto seriamente. E con un’arma in più da giocare. La consapevolezza evidentemente di avere qualcosa di più grosso da farsi perdonare: il rigore fallito contro la Germania.

È forse per questo che in così poco tempo Southgate ha saputo dare nuova linfa alla squadra che nelle ultime tre uscite è piaciuta per il gioco offensivo ed a tratti spumeggiante. La fiducia ritrovata nei vari Sterling, Rooney e Lallana, per lunghi tratti anonimi durante l’ultimo europeo, e l’inserimento graduale e ragionato dei vari giovani talenti a disposizione del calcio britannico sembrano aver quanto meno restituito un’anima ad una squadra che fino a poche settimane fa viveva nell’incubo dell’umiliazione francese. Il 3-0 rifilato alla Scozia a Wembley sembra un ottimo punto di partenza. Ma è ovvio che la strada che porta a Russia 2018 è ancora lunga. Ma da oggi il popolo inglese nutre forse una nuova speranza. Quella coltivata anche da Gareth Southgate arrivato in punta di piedi un mese fa e adesso quasi sul punto di essere confermato per costruire la nazionale che verrà. E che spera una volta per tutte di cancellare una macchia che evidentemente ha pesato in questi anni più di quanto si potesse pensare.