Che fine hanno fatto: Hector Cuper, l’Hombre vertical

A volte ritornano. Questo sembra il caso di Hector Cuper, che dopo aver sfiorato l’impresa Champions con il Valencia e lo scudetto con l’Inter era caduto un po’ nel dimenticatoio. Ma che fine aveva fatto “l’uomo tutto d’un pezzo?” Proviamo a ripercorrere brevemente la sua carriera e le motivazioni che lo hanno spinto ad accettare la panchina della nazionale africana.

Prima di smettere col calcio giocato, Hector Cuper venne acquistato dall’ Huràcan (Argentina) di cui fu giocatore fino al 1993 e allenatore nei successivi due anni. Domenica 28 agosto 1994, nell’ultima giornata del Torneo, l’ Huràcan di Cuper si gioca lo scudetto nello scontro diretto contro l’Independiente. Per conquistare lo scudetto basta un pareggio ma la partita fu a senso unico: secco 4-0 dei Diablos rojos e per Cuper quella diventerà la prima di tante occasioni fallite. Dopo l’esperienza all’Huracan Cuper si trasferisce al Lanus con cui lottò stabilmente per le posizioni di vertice, vincendo la Copa Conmebol e catturando le attenzioni di vari club europei. A spuntarla fu un club spagnolo, il Maiorca.

Con il Maiorca Cuper rimane due anni in cui ottenne un quinto posto e un terzo posto ma soprattutto perse due finali consecutive: la prima contro il Barcellona nella coppa del Re e la seconda con la Lazio in Coppa delle Coppe. Nel complesso, però, le due stagioni furono straordinarie; condite, tra l’altro dal successo in Supercoppa di Spagna proprio contro il Barcellona.

Nel 2000 il tecnico argentino prende il posto di Claudio Ranieri sulla panchina del Valencia. Qui Cuper mette a punto una macchina quasi perfetta: con un calcio frizzante e divertente conquista la Supercoppa di Spagna e centra due finali di Champions consecutive. “Quasi perfetta” però. Infatti, pur partendo nettamente favorito alla vigilia delle due finali di Champions, non riesce a vincere l’ambito trofeo e decide di salutare la Spagna per trasferirsi all’Inter.

Con i nerazzuri l’impatto è ottimo. La stagione 2001/2002 sembra avere due tinte: il nero e l’azzurro, appunto. Ma, il pericolo è dietro l’angolo e dopo aver subito l’eliminazione in semifinale di Coppa Uefa per mano del Feyenoord, all’Inter di Cuper non rimane che portare a casa lo scudetto. L’ultima giornata di campionato vede i nerazzuri in vantggio di uno e due punti su Juventus e Roma. Basta vincere a Roma contro la Lazio ed è fatta. Non è andata cosi: la Lazio vince per quattro reti a due e lo scudetto è finito nelle mani della Juventus. Cuper, però, non lascia spazio allo sconforto e decide di continuare l’avventura sulla panchina dell’Inter. Altra stagione, altra delusione: stavolta è la semifinale persa contro il Milan a deludere il tecnico e tutto l’ambiente nerazzurro. Il terzo anno si chiude dopo poche giornate con l’esonero dell’allenatore argentino a seguito di 9 punti in sei partite.

Da quell’esonero sono tracorsi 12 anni e l’allenatore non è più tornato su una panchina di spessore. La sua carriera è comunque proseguita. Prima il ritorno al Mallorca culminata con le dimissioni. Poi una brevissima parentesi alla Stella rossa di Belgrado e il ritorno in Spagna, al Betis Siviglia (esonerato dopo 14 giornate per mancanza di risultati). Nel 2008 viene contattato dal Parma per sostituire Mimmo Di Carlo sulla panchina dei ducali ma viene esonerato ad una giornata dal termine con la squadra al penultimo posto in classifica ed ormai retrocessa in serie B. Qualche mese dopo viene assunto come CT della Georgia ma dopo 10 gare senza vittoria (7 sconfitte e 3 pareggi) ha dato le dimissioni da allenatore della nazionale georgiana. Negli anni successivi ha occupato la pachina dell‘Aris salonnico, del Racing Santander, dell’Orduspor e dell’Al Wasl. Ma tutte queste esperienze sono culminate con le sue dimissioni o con un suo esonero.

Adesso una nuova occasione, l’Egitto. Riuscirà il tecnico argentino ad invertire la tendenza degli ultimi anni e magari a centrare un’ improbabile qualificazione ai prossimi mondiali di calcio?