Dov’eravamo rimasti? Ah si, gli esteti del calcio e il Belgio. Ecco perché la vittoria dell’Italia ha ancora più sapore

Dov’eravamo rimasti? Ah già, attacco sterile, centrocampo mediocre, difesa attempata, commissario tecnico già proiettato al Tè delle cinque in quel di Stamford Bridge. Quasi quasi ci avevamo creduto. Eppure quando al 92′ Graziano Pellè (24 presenze e 1 rete in Serie A) colpisce al volo su cross (l’unico riuscito in tutta la partita) di Antonio Candreva, il pensiero è subito volato a tutti i “benpensanti” per definizione. Per carità, sarà pure l’inizio, ma tutto sembra già essere abbastanza significativo. Due reti rifilate al Belgio, probabilmente il miglior avversario da affrontare per l’esordio continentale: i diavoli rossi (anche se gli unici indiavolati veramente saranno solo i tifosi) di Marc Wilmots, disastroso sulle panchine di Schalke e Sint-Truidense con una parentesi in politica, sponda liberale di etnia francofona non troppo esaltante, sono indubbiamente una della squadre più chiacchierate degli ultimi anni. Una di quelle squadre di cui ci si riempie la bocca; tipicamente da esteti ma che mai particolarmente ha convinto chi il calcio lo mastica da anni. Talento cristallino, cartellini da almeno sei zeri e un Melting pot che fa sembrare addirittura sembrare brutto il poter pensare di vederli perdere. Tanti giudizi indissolubili ma senza una minima analisi di fondo, a partire dalla vera essenza del calcio giocato, non simulato ai videogiochi: una difesa totalmente improvvisata, senza due titolari e con un centrale adattato ormai a terzino sinistro, contro una che convive pienamente da cinque anni fra nazionale e club. Davanti invece la più totale anarchia sperando che Eden Hazard, reduce dalla peggior stagione in carriera, s’inventi qualcosa: e considerando che nemmeno Lukaku (18 gol in Premier League) e De Bruyne (semifinalista in Champions League col Manchester City) si dimostrano all’altezza, sembra essere la serata perfetta per fare ingoiare qualche rospo.

Ad aprire le danze ci pensa “La pulce di Talla” Emanuele Giaccherini, 1 metro e 67 di felicità: lancio millimetrico alla “Pirlo” di Bonucci per il centrocampista del Bologna che elude la marcatura di Toby Alderweireld (nella top 11 della Premier League appena conclusa), stoppa il pallone e deposita in rete alle spalle di un incredulo Courtois. Per i benpensanti tutto questo non basta, perché ci si potrebbe benissimo nascondere dietro al più celebre “Catenaccio e contropiede”: 6 tiri in porta contro i 3 belgi, 39 contrasti vinti contro i 34 avversari, 14 contrasti aerei vinti contro i soli 6 ospiti. Semplici statistiche, si potrebbe ancora pensare. Anche perché il possesso palla (44 contro 56 %), gli angoli (6 vs 8) e la precisione passaggi (77 % vs 84%) sembrano essere sfavorevoli. Ma siccome sono cose che dovrebbe interessare più all’allenatore e non necessariamente ad un Paese di allenatori improvvisati, a vittoria acquisita finiscono inevitabilmente per lasciare il tempo che hanno trovato e non offuscano la vera essenza della serata, chiusa da una splendida rete di Pellè, pugliese con la passione per il ballo, già raccontata in apertura.

Dopo aver visto Francia, Spagna e Germania vincere soltanto nel finale (2-0 tedesco al 90′, a seguito di una sofferenza immane), la solita Inghilterra farsi riprendere al 90′ ed il Belgio cadere contro gli azzurri, i benpensanti avranno già iniziato a fare marcia indietro montando immediatamente sul carro dei vincitori, pronti a cogliere la fermata seguente qualora le cose dovessero incrinarsi. Un voltafaccia che alla fine fa anche sorridere (sempre e solo di un gioco si tratta), anche se molto spesso è dalle piccole cose che si capisce la vera essenza delle persone che ci circondano. I festeggiamenti sotto la curva dei tifosi italiani e le parole di De Rossi (“I miei amici si sono giocati casa sulla vittoria del Belgio”) sono forse il miglior epilogo per chiudere la serata dello “Stade des Lumiers” di Lione, intitolato proprio ai due fratelli che fecero nascere il cinema. Perché una partita del genere potrebbe essere soltanto l’inizio di un kolossal.