Derby della Lanterna: ossessioni a confronto

Non ce ne vogliano a Torino, Milano o Verona. Ma in Italia sono due le stracittadine che fanno tremare veramente i polsi. Quella di Roma,  recentemente fiaccata dalle vicissitudini delle due tifoserie capitoline, e quello di Genova che oggi vivrà il suo 113° episodio. Sarà lo stadio all’inglese, sarà lo spettacolo visivo e sonoro offerto dalle due tifoserie. Sarà forse che quando due squadre sono abituate a vivere la propria stagione prevalentemente sulla rivalità cittadina il fascino aumenta. Fatto sta che l’aria che si respira intorno al derby della Lanterna è magica. Spesso e volentieri, a dirla tutta, più dello spettacolo offerto in campo dalle due squadre nei novanta minuti.

E’ lecito però attendersi che questa volta le cose vadano diversamente. Sulla panchina di Samp e Genoa siedono due allenatori che di calcio ne masticano. Anche se l’estrazione e dunque l’impronta è nettamente differente. Giampaolo, tecnico dei blucerchiati, è uno che fa della ricerca del bel gioco un’ossessione. E’ uno spregiudicato che spesso e volentieri finisce per santificare l’estetica a discapito della sostanza. E’ questa poi un po’ la sintesi di questo avvio di stagione dei blucerchiati che, conti alla mano, hanno probabilmente raccolto sin qui meno di quanto seminato. Si pensi in tal senso alla rocambolesca, per non dire assurda, sconfitta rimediata con la Roma. Difficile pensare che domani la Samp cambierà pelle. Anzi, impossibile considerate le dichiarazioni di Giampaolo alla vigilia: “Dovremo essere bravi a non perdere le nostre caratteristiche riuscendo allo stesso tempo a calarci nella partita ‘sporca’ che proporrà il nostro avversario“.

Impossibile sapere se quello utilizzato da Giampaolo per definire il gioco del Genoa sia un sostantivo od un aggettivo. Ma è lecito propendere per questa seconda opzione. Perché è così in effetti che appare la squadra di Juric, oggi assente per squalifica. Quella rossoblu è una formazione che ha una precisa idea di gioco che è prevalentemente orientata a sporcare il modo di giocare degli avversari. In tal senso la partita con il Napoli è emblematica. Pressing alto, quasi ossessivo, e ripartenze in profondità. Un tipo di gioco che costa caro dal punto di vista disciplinare se è vero che ad oggi i rossoblu contano già cinque espulsioni nelle ultime cinque partite. Le due ossessioni, quella per il possesso palla ed il bel gioco della Samp alla quale si contrappone il pressing del Genoa, potrebbero sembrare così in contrasto da finire inevitabilmente per annullarsi. Invece sono talmente agli antipodi che sembra poco probabile che a Marassi si finisca con la posta in palio divisa equamente. Qualcuno, prima o poi, dovrà fare un passo indietro. Magari la Samp, che in una condizione di classifica precaria va a caccia di tre punti utili per rialzare la testa e salvare probabilmente la panchina del suo allenatore.

Impresa non facile considerato che i blucerchiati arrivano alla partitissima privi di Viviano. Sarà Buggioni il sostituto. Il portiere a 35 anni si toglierà la soddisfazione di difendere la porta della squadra del cuore nella partita più importante per un tifoso. Per il resto Giampaolo conferma Budimir al posto di Quagliarella e Palombo, tornato in auge, al centro della difesa. Sta messo invece peggio il Genoa che in un colpo solo deve rinunciare a Lazovic, al goleador Pavoletti e ad Ocampos che in genere assicura estro e fantasia. Pronostico? Impossibile. Un derby è pur sempre un derby.