Ecco perchè il Celtic e Glasgow sognano la Premier League

Dermot Desmond, ricco magnate irlandese proprietario del Celtic, si è recentemente detto certo che nel giro di un decennio il suo club, i Rangers Glasgow e probabilmente anche l’Aberdeen giocheranno in Premier League.

E’ probabile che il tempo darà ragione a Desmond. La Scottish Premiership è infatti ormai sempre più un torneo agonizzante. Poco allenante per le big del calcio scozzese, poco allettante per sponsor, televisioni e soprattutto giocatori. Nonostante questa sia stata la stagione del ritorno in prima serie dei Rangers Glasgow dopo il fallimento del 2012, basta dare un’occhiata alla classifica per avere un’idea del dominio Celtic.

I biancoverdi di Glasgow guidano infatti la graduatoria con 79 punti dopo 27 giornate di campionato. Un bottino frutto di uno score impressionante fatto di 26 vittorie ed un solo pareggio maturato per altro contro l’ultima squadra in classifica, l’Inverness, nel girone di andata. Era il 18 settembre 2016 ed il match si chiuse sul 2-2. La squadra di Brendan Rodgers ha un distacco siderale dalla seconda in classifica, il glorioso Aberdeen che fu di Sir Alex Ferguson, che segue con un ritardo di 27 punti. Ancora più distanti gli eterni rivali dei Rangers che, distanziati di 33 punti, sono ancora lontani dal poter ambire a rovinare nel breve termine i piani di conquista dei cugini.

Il dominio Celtic non si limita al campionato ma si estende a tutte le competizioni nazionali. Il club ha già vinto in questa stagione la Coppa di Lega superando nella finale giocatasi il 27 novembre 2016 l’Aberdeen ed il prossimo 22 aprile affronterà i Rangers nella semifinale della Coppa di Scozia. A prescindere dall’imprevedibilità tipica dei derby è bene ricordare che i cattolici di Glasgow in stagione hanno sempre avuto la meglio quando hanno affrontato la squadra protestante della città. Si è partiti con il 5-1 del 10 settembre 2016, data del ritorno sulle scene dopo anni di attesa dell’Old Firm, e si è proseguito poi con l’1-0 nella semifinale di Coppa di Lega ed il 2-1 rifilato nel match di ritorno in campionato giocatosi il 31 dicembre. Il 12 marzo si giocherà la quarta sfida stagionale tra le due compagini. Non sembra, statistiche alla mano, difficile immaginare l’esito finale dei due match. Del resto lo score complessivo in patria del Celtic in stagione recita 33 vittorie in 34 gare stagionali.

Peccato però che le cose non vadano altrettanto bene fuori dai confini nazionali. In Champions infatti la squadra di Rodgers, dopo aver raggiunto la fase a gironi non senza qualche difficoltà, leggasi in tal senso lo 0-1 rimediato nei preliminari sul campo del Lincoln City a Gibilterra, è poi uscita subito dalla competizione rimediando per altro un umiliante 7-0 a Barcellona.

La Scottish Premiership, il campionato numero 23 del ranking UEFA, non è insomma l’habitat ideale per un club che nutre sogni di gloria. Che che ne dica Brendan Rodgers che alla sua prima stagione sulla panchina del Celtic prova a difendere a spada tratta la competitività del calcio scozzese: “Queste critiche sono sinonimo di ignoranza. La parola football va oltre la Premier League. Tutti amano il campionato inglese ed io che ne ho fatto parte posso assicurare che il calcio è globale ed il Celtic è uno dei club più prestigiosi al mondo. Se quello scozzese non ha il fascino ed il prestigio di altri campionati è solo per questioni finanziarie. Nonostante ciò il calcio qui è ancora competitivo”.

Proprio le ragioni finanziarie potrebbero però spingere prima o poi Celtic e Rangers a guardare oltre confine. E la Premier League ad annettere i due storici club scozzesi.

Secondo uno studio autorevole condotto dalla Strathclyde University qualche anno fa si stima che l’Old Firm abbia un impatto sull’economia scozzese pari a circa 120 milioni di euro creando circa 3.500 posti di lavoro. Il comune di Glasgow beneficia del 75% degli introiti generati dal match con un 63% che viene percepito direttamente dai club ed il 37% che va invece a beneficio di altre attività di tipo commerciale. Il richiamo dell’Old Firm è infatti tale in Scozia (e non solo) che in occasione della partita si registra una forte affluenza in città da tutto il Paese che contribuisce per circa 22 milioni di euro, il 23% della spesa totale che genera l’evento. Va poi tenuto conto che i tifosi di Celtic e Rangers sono poi tra i più spendaccioni di Scozia con una spesa annua pari a circa 15 milioni di euro. Considerato infine che l’audience televisiva media dell’Old Firm è di 900 mila spettatori rispetto ad una media stagionale per un’altra qualsiasi partita del campionato scozzese pari a circa 150 mila spettatori, la portata dell’evento, anche da un punto di vista economico, è presto spiegata. Così come il fatto che a qualcuno, in Inghilterra, cominci in realtà a fare gola una Premier League allargata a Celtic e Rangers.

Nonostante il recente no incassato dalle due squadre dalla Premier League che a fine estate ha esaminato un progetto per la creazione di una seconda divisione nella quale includere Celtic e Rangers, c’è chi nella massima serie inglese sarebbe pronto a fare un ulteriore pensierino sulla questione. Si tratta delle Big, Manchester United, Arsenal e Liverpool su tutte, che sono stanche di dividere equamente con le cosiddette piccole gli introiti dei diritti TV e starebbero dunque valutando una scissione per tendere poi ad un modello sulla falsariga di quello italiano e spagnolo con la trattativa autonoma della propria fetta di torta.

Una torta che, con l’ingresso di due club blasonati come Celtic e Rangers, diventerebbe senza dubbio ancora più ghiotta per tutti.