Caro Ventura, l’eredità di Conte è un’Italia che guardi avanti

“Io di Conte non voglio più parlare…Qui inizia la mia avventura”. Partendo dalle parole del nuovo c.t. della nazionale italiana, Giampiero Ventura, alla vigilia del primo impegno ufficiale contro Israele è subito intuibile una certa nostalgia nei confronti di Antonio Conte da parte di un ambiente che non smette e non vuole smettere di parlare di lui e del suo europeo. “Lascio una macchina da guerra” aveva detto il tecnico pugliese al momento del commiato. Un addio a metà tra il presuntuoso e l’amaro che non ha spaventato però l’ex tecnico del Torino. Che è stato bravo a sua volta a non rinnergare il lavoro fatto dal suo predecessore ma anzi a modellarlo sulla sua idea di calcio agendo qua e là quanto basta a far affiorare la sua impronta e soprattutto a non steccare all’esordio.

L’IMPORTANZA DELL’ESORDIO E DI QUEI (POCHI) CAMBIAMENTI

Ma andiamo con ordine. Modulo che vince (o quanto meno convince) non si cambia. Deve aver pensato questo il buon Giampiero quando ha scelto di vestire la Nazionale con l’abito cucitole addosso da Antonio Conte. Per le prove di 4-3-3 o 4-2-4 (comunque visto a Bari nella ripresa contro la Francia) ci sarà tempo. Non è voglia di copiare, sia chiaro. E’ prevalentemente voglia di non sbagliare. Scelta che dimostra una saggezza del resto suggerita dall’esperienza e perché no, dalla carta di identità del mister. Mister che  ha però rispetto al suo predecessore ha ridisegnato il centrocampo con Verratti, Antonelli e Bonaventura. Il talento del Paris Saint Germain, rientrato dopo un infortunio che lo aveva costretto all’assenza ad Euro 2016, è inevitabilmente destinato a diventare il perno sul quale ruoterà il progetto Nazionale per il Mondiale del 2018. Anche perché rispetto all’Italia ammirata in Francia è stato chiaro sin dal match del San Nicola che la trama tattica di Ventura sarà diversa. Possesso, cambi frequenti di gioco e profondità. Naturale allora che serva un regista da Oscar. Come Verratti per l’appunto. Anche perché la presenza dell’abruzzese in impostazione libera dal compito il sempre più insostituibile Bonucci, che resta comunque una valida alternativa per fare gioco quando il giocatore del PSG è pressato. Lo si è visto anche in Israele dove comunque non sono mancati i lanci lunghi per la sponda di Pellè, altro giocatore che se non tira i rigori era e resta fondamentale per favorire gli inserimenti degli esterni, vero punto di forza insieme alla difesa di questa Italia. Tornando a Verratti, il gioco a centrocampo sembra più fluido e naturale. Gli inserimenti del ventitreenne sono musica per gli occhi e la caparbietà unita alla grinta, anche sprigionati dal metro e settantacinque del mediano, fanno la differenza. E se Verratti è stata una carta in più nel collettivo di Ventura, per la fiducia data ai due milanisti Antonelli e Bonaventura c’è solo da complimentarsi. Antonelli con le sue caratteristiche fisiche riesce meglio di Darmian e De Sciglio ad occuparsi della fascia sinistra, non dovendo convergere, essendo mancino, al momento dei traversoni o dei tagli bassi. Come quello che si è tradotto nel suggerimento a Pellè per la prima rete azzurra ad Haifa. Bonaventura invece, propositivo e utile sia in fase offensiva che in quella di contenimento, sembra ancora un errore pesante nelle convocazioni di Antonio Conte per Euro 2016.

DOPO LA SPAGNA CI SI ASPETTA LA FRATTURA

Una squadra che ha sicuramente potenziale ma che, complice la stagione appena iniziata, sembra aver difettato nel gioco fisico e per certi versi intimidatorio che ha caratterizzato la cavalcata europea. Certo è che anche gli interpreti sono differenti e probabilmente preferibili dal punto di vista tecnico delle individualità. Il rischio è però quello di disegnare un’Italia troppo fragile. Sentore emerso contro la Francia al debutto e confermato dalla partita in Israele in particolare per quanto visto dopo l’inferiorità numerica. È comunque ovviamente ancora presto per valutare oggettivamente Giampiero Ventura. Ci vuole tempo perché si crei un collettivo solido e la prossima partita di qualificazione con la Spagna non consente esperimenti. Passa solo la prima del girone. La seconda va ai play-off. Dopo il match con le furie rosse però dal C.T. ci si aspetta una frattura. Nel modulo e negli interpreti. Insomma, ci si aspetta di vedere la mano del tecnico che ha disegnato calcio a Pisa, Bari e Torino. Perché con le squadre e gli uomini scelti di Ventura a dire il vero spesso e volentieri ci si diverte. E serve anche e soprattutto questo ad una Nazionale della quale altrimenti il mondo del calcio e gli italiani si ricordano appena una volta ogni biennio.

Ha collaborato Giorgio Catani