Zeman all’attacco: un’innovazione mai partita

E’ il re della fase offensiva, ma da qualche anno anche dell’esonero a quanto pare. Finisce la storia tra Zdenek Zeman e il Cagliari, proprio come finì con la Roma, con il Lecce e con tante altre squadre che ha battezzato con un bel 4-3-3. Il tecnico boemo non conosce molti altri moduli e chi non accetta la scelta…gradoni e sudore. Eppure c’è chi ancora ama il suo gioco ormai troppo prevedibile. Buona riuscita al Pescara e in poche altre occasioni perchè, con il lavoro di mister Zeman ci vogliono determinati giocatori: Lorenzo Insigne, Ciro Immobile e Marco Verratti che, pur sommati, non raggiungono la sua età. Tecnica quanto basta, velocità, otto attaccanti mancati e almeno tre naturali. Alla fine non sono richieste colossali se sei uno sceicco proprietario di qualche squadra di calcio. Quindi, in Italia, va a finire quasi sempre male per l’allenatore ormai sempre più vicino alla pensione. Qualche gol fatto e troppi subiti: questi sono gli effetti collaterali che di solito causa la zemanite acuta. Quando tutto va per il verso giusto è difficile ricordare tutti i marcatori della sua squadra, ma se si muove anche un solo dettaglio il risultato sono valanghe di gol subite e portiere umiliato. Perchè chi fa il difensore non rientra nei piani del tecnico che coccola gli attaccanti dimenticando tutto il resto della formazione. Il suo si candida, ogni esonero di più, come modulo meno equilibrato del calcio italiano, mentre lui resta un sognatore ancora convinto di poter cambiare il mondo sportivo con quella che, trent’anni fa, poteva sembra una simpatica aria di novità. Ma ora è solamente il vecchio, prevedibile e spesso pericoloso gioco di mister Zdenek Zeman.