Una Lazio trasformata supera l’Empoli 2-0 e sogna l’Europa

In attesa della prova del fuoco di mercoledì prossimo allo Stadium contro la Juventus la Lazio di Simone Inzaghi porta a casa la seconda vittoria in otto giorni superando questa volta un Empoli che sebbene lontano parente della squadra rivelazione del girone di andata di questa stagione è stato comunque un test più probante di quello con il Palermo di domenica scorsa. Sei i gol messi a segno e zero quelli subiti in queste due uscite. Una metamorfosi netta rispetto alla gestione Pioli di quest’anno che aveva nella rete costantemente incassata nel primo quarto d’ora del match il suo segno distintivo. Ma non sono questi gli unici meriti dell’ex tecnico della Primavera biancoceleste che in quattordici giorni sembra invece aver influito molto più di quanto fosse lecito aspettarsi. Questa Lazio corre e gioca anche un discreto calcio. Ed il merito sembra di quel due-tre accorgimenti tattici apportati dalla nuova gestione. Onazi nel trio di centrocampo migliora la qualità della corsa di Biglia e di un Parolo che sembra tornato agli antichi fasti oltre a garantire copertura ad una difesa che continua a rimanere nei suoi centrali il tallone d’Achille della rosa. La dinamicità dell’intramontabile Klose e la verve di un Keita che in queste due uscite ha inciso anche giocando dall’inizio fanno il resto. Forse un giorno ci sarà dato scoprire se le scelte di Pioli erano farina del suo sacco o decisioni imposte da altri. Fatto sta che la Lazio appare ora più quadrata ed anche più propositiva. Lo sterile possesso palla al limite della propria area ha lasciato il posto, e questo lo si era apprezzato già a Palermo, alla ricerca rapida della profondità con gli esterni ad allargare le maglie delle difese avversarie e Parolo ed Onazi pronti ad inserirsi efficacemente. Come ad esempio in occasione del gol del nigeriano che fissa il 2-0 finale quando manca un giro d’orologio alla fine del primo tempo. La partita era stata invece sbloccata al 6′ dal rigore trasformato da Candreva e concesso dall’arbitro Cervellera per il fallo di mano di Cosic sulla conclusione dal limite dell’ottimo Parolo. Il calcio del resto è una cosa semplice e quando gli interpreti giusti sono messi al posto giusto tutto sembra più semplice. Se la regia di Biglia è finalmente gradevole è perché l’intensità di Onazi libera l’argentino e lo stesso Parolo dal dover correre ognuno per due mettendoli invece in condizione di fare ciò che gli riesce meglio: dirigere il primo; coprire ed inserirsi il secondo. Per credere chiedere all’Empoli che complice anche la tranquilla posizione di classifica vive comunque all’Olimpico un pomeriggio da incubo con il centrocampo della Lazio che non concede nulla se non al 38′ della ripresa quando il marchio di fabbrica di Giampaolo, la triangolazione nello stretto, porta l’inconsistente Saponara a spedire di poco a lato in un tu per tu con Marchetti che aveva comunque coperto bene la porta. La Lazio invece produce molto ma vuoi la prontezza di Pelagotti che in almeno due occasioni nega il gol ai biancocelesti, vuoi quel po’ di leziosità che in una partita semplicemente dominata quasi inevitabilmente è destinata a palesarsi, il risultato di 2-0 maturato nel primo tempo non cambia nella ripresa. Poco conta. Contano invece i tre punti conquistati e l’iniezione di fiducia che, in attesa del Milan impegnato questa sera a Genova con la Samp, con un solo punto di ritardo dai rossoneri fanno guardare con maggiore ottimismo al futuro. E sperare magari di centrare una qualificazione alla prossima Europa League. Cosa che solo due settimane fa sembrava impensabile.

Lazio: Marchetti 6; Patric 6,5 (dall’84’ s.t. Basta s.v.); Gentiletti 6; Hoedt 6,5; Onazi 7; Parolo 6,5; Biglia 7; Candreva 6,5; Keita 7 (dal 63′ s.t. Felipe Anderson 5); Klose 7 (dal 71′ s.t. Djordjevic 6); Inzaghi 7.

Empoli: Pelagotti 6,5, Laurini s.v. (dal 19′ p.t. Bittante 5,5); Cosic 5; Costa 6; Mario Rui 6; Buechel 5,5; Paredes 5 (dal 68′ Diousse 5,5); Croce 6; Saponara 4,5; Pucciarelli 5; Piu 5 (dal 59′ s.t. Mchdlidze 6,5); Giampaolo 5.