Le contraddizioni del giovane Werner

Il Bayern Monaco aveva aperto le braccia ma senza mai presentare a Timo Werner un contratto. L’Atlético Madrid aveva del resto già preparato una proposta, con tanto di pubblica ammirazione esternata da Diego Simeone, ma lo stesso Werner rifiutò sostenendo di non esser pronto a trasferirsi all’estero. In tutto questo i tifosi del Lipsia già erano psicologicamente pronti a vedere il loro idolo traslocare in Baviera: come nelle trame più assurde del calciomercato, però, Werner è stato sedotto e abbandonato. Presentatosi infelice agli allenamenti, scosso da un quadro psicologicamente strano, la felicità gli è tornata solo venerdì 30 agosto.

Timo Werner è tornato felice

Timo Werner scores
Fonte: Facebook RB Leipzig

Già, perché al Borussia Park il Lipsia ha espugnato la casa del Mönchengladbach grazie a una decisiva tripletta del suo numero 11. Un sigillo di sinistro e due di destro, stesso piede da cui erano partite le reti decisive contro Union Berlino ed Eintracht, nelle prime due giornate di Bundesliga, e pallone portato a casa. Già 5 reti in 3 presenze, 234 minuti, una ogni 47’ e una proiezione ingombrante che parla di 56 reti a fine campionato (mantenendo questo ritmo). I gol per Werner non sono comunque mai stati un problema: 16 nella stagione 2018/19 accompagnati da 9 assists, 13 nel 2017/17 con 8 passaggi decisivi. Ancora meglio fece nel 2016/17, alla prima stagione col Lipsia: 21 reti, 7 assists alla prima storica apparizione in prima serie tedesca de die Roten Bullen.

Il progetto della Red Bull è chiaro: acquistata nel 2009 la licenza sportiva del SSV Markranstädt, si è immediatamente pensato in grande e così il primo assaggio di Bundesliga si trasformò in un banchetto frugale. Exploit in ogni verso, secondo posto dietro al Bayern onnivoro. Per un ragazzo come Werner, abituato allo Stoccarda e a un ruolo non certo da protagonista (esterno di sinistra, con Harnik a destra, il romeno Maxim al centro e Vedad Ibišević prima punta, quando non il norvegese Abdellaoue o il reduce del Mondiale 2010 Cacau), fu la rivoluzione. Al centro del 4-4-2 di Ralph Hasenhüttl c’era Werner mentre gli uomini intorno cambiavano – il tandem iniziale lo componeva Youssuf Poulsen, ma Davie Selke e Oliver Burke reclamavano spazio, tanto da risultare probabilmente offuscati dalla stella di Werner.

Werner a Lipsia, amando Stoccarda

Timo Werner at Struttgart
Fonte: Facebook Timo Werner

Bruno Labbadia, Tomas Schneider e Huub Stevens hanno capito tardi che quel ragazzone di 180 cm sarebbe stato meglio accanto ad Artem Kravets piuttosto che sull’esterno, a insidiare il ruolo di Filip Kostić. Così, dopo 14 reti e 11 assists in 103 presenze – non certo numeri impressionanti – dal luglio 2016 Werner s’accasò a Lipsia. Lo Stoccarda era del resto appena retrocesso, mentre la Red Bull promossa sembrò voler offrire a Werner una comoda scialuppa di salvataggio, adagiata su un letto di 10 milioni per i Die Schwaben e un quadriennale per lui. Dietro all’addio a Stoccarda c’è però una premessa: «Lascio una squadra che ha grande tradizione per una che invece in futuro avrà grande tradizione».

Werner è nato a Stoccarda, nel distretto di Bad Cannstatt, dove ha cominciato a giocare a calcio. L’esordio al TSV Steinhaldenfeld fu l’apripista, il palcoscenico arrivò col primo contratto firmato proprio con lo Stoccarda: la data in cui avvenne la firma non è casuale, ma il giorno esatto in cui finì gli studi superiori. Già, perché la madre Sabine Werner – il cognome preso da lei e non dal padre, Günter Schuh, si spiega col fatto che i due non si siano sposati – obbligava Timo a mettere prima la scuola. A Stoccarda, dove il ragazzo sviluppò doti atletiche perfezionate nelle corse in montagna col padre, pur’egli calciatore. Stoccarda, comunque, è tutto per Werner. La fidanzata Julia Nagler studia proprio presso l’Università di Stoccarda. Un attaccante dello Stoccarda – Mario Gomez – è stato l’idolo d’infanzia di Werner. Infine, dello Stoccarda Werner è il più precoce debuttante (a 17 anni, 4 mesi e 5 giorni, da titolare, in un match d’Europa League il 1° agosto 2013 in casa del Botev Plovdiv).

Mario Gómez, i tuffi e le orecchie

Timo Werner ConfCup 2017
Fonte: Facebook Timo Werner

A undici anni Werner appendeva sulle pareti della sua cameretta i poster di Mario Gómez. La scuola come detto arrivava prima del calcio (la madre s’arrabbiò alla scoperta che Timo in un anno aveva saltato metà delle ore per via di allenamenti e trasferte), l’educazione fu ferrea. Per questo il passaggio al Lipsia nel 2016 non avvenne a cuor leggero. Il resto è storia: con le 21 reti in 31 gare alla prima stagione di Bundesliga, Werner capeggiava l’assalto delle bevande energetiche al trono di Germania. Stupì tutti, persino Joachim Löw che lo inserì nelle convocazioni. Dopo l’Europeo U17 del 2012, 22 e il 26 marzo 2017 ecco Timo tra i grandi. Sarebbe stato di lì a poco convocato pure per la Confederations Cup estiva, da lui decisa – il 2 luglio 2017, finale sul Cile – su assist di Lars Stindl. E Mario Gómez era passato da mito inarrivabile a serio contendente per un posto in nazionale.

Limiti alla crescita di questo ragazzo, che ha le potenzialità per diventare il prossimo craque del calcio tedesco, ce ne sono pochi. L’età è dalla sua (23 anni), la duttilità idem (prima punta ma, come detto, pure esterno), le statistiche recitano 5 reti in 3 gare. Semmai l’unico problema, indipendente dalla sua volontà, è il fastidio respiratorio che accusa in presenza di troppo rumore. Per questo, il 27 settembre 2017, alla Vodafone Arena di Istanbul, dovette lasciare il campo al 32’. Non sopportò il chiasso dei tifosi delle Kara Kartallar, inizialmente si tappò le orecchie con le dita, perfino i tappi furono superflui. Alla fine Beşiktaş-Lipsia finì 2-0 e nel post-gara intervenne Hasenhüttl: «È impossibile preparare una squadra a un’atmosfera come questa, Timo ha odiato questo rumore assordante».

Soprannominato Turbo Timo (un giorno corse i 100 m in 11,11 secondi), Werner ha raggiunto prima di tutti le 100 e 150 presenze in Bundesliga ed è il più giovane ad aver segnato una doppietta nella massima serie tedesca. La sua popolarità tra i tifosi subì un colpo nel 2016, quando pare si fosse tuffato nella gara contro lo Schalke e fu soprannominato Der Falsch-Flieger. Allora si scusò. Si scuserà anche nel caso lasciasse Lipsia: il suo contratto in scadenza 2020 è stato prontamente rinnovato fino al 2023, ma pare che Werner sogni il Manchester United, per storia e blasone. Non ora: «La Premier sì, ma nei prossimi anni, quando il mio inglese sarà leggermente migliore». Il Bayern, oltre a Roma e Napoli, è avvisato. Nagelsmann pure.