Serie A, la terza giornata 2017/2018 in 5 (s)punti

Con il terzo turno consegnato agli annali, come di consueto ecco la nostra analisi in 5 spunti della giornata di campionato appena conclusasi.

Come neve al sole

È bastato il primo incontro di livello perché il Milan di Montella si sciogliesse come neve al sole. Molle, compassata, prevedibile. Facilmente perforabile. Facilmente deprimibile. Questa la squadra osservata all’Olimpico. L’uragano Lazio si è abbattuto sui rossoneri provocando danni e devastazione.  Una batosta che servirà a riportare con i piedi per terra una squadra che forse, in maniera un po’ troppo avventata, aveva iniziato a pensare grazie al faraonico mercato estivo ed i risultati di inizio stagione di poter forse puntare più in alto di quello che invece è e deve essere il reale obiettivo del Milan: il quarto posto. Certo, per raggiungere il traguardo occorre correggere in fretta il tiro. A cominciare dall’assetto tattico che già a Vienna dovrebbe virare verso quella difesa a tre che sembra decisamente più adatta per le caratteristiche di un altrimenti spaesato ed irriconoscibile Bonucci. Occorrerà poi trovare un posto a Bonaventura decidendo chi sacrificare tra Montolivo e Biglia (ieri semplicemente imbarazzante). C’è poi da accelerare l’inserimento di Kalinic e André Silva. Cutrone si farà; ma non deve essere bruciato. Così come Borini che va bene per il turnover ma un po’ meno come titolare inamovibile di una squadra che ha investito 200 milioni sul mercato. Insomma, Montella ha molto lavoro da fare. Ammesso che abbia chiaro dove vuole andare a parare.

C’è anche la Lazio

Ad inizio campionato non ci mettevano neanche tra le prime dieci. Forse ora ci inseriranno almeno tra le prime otto”. È orgoglioso della sua creatura, e fa bene, Simone Inzaghi, che rivendica la giusta attenzione per quanto sta facendo la sua Lazio. I biancocelesti hanno urlato al campionato che per la Champions League ci sono anche loro. A ragione. Il tecnico della Lazio si sta confermando tra i più interessanti ed innovativi del nostro campionato. Ha la capacità di plasmare la sua creatura adattandola alle caratteristiche dell’avversario e soprattutto la straordinaria dote di saper cucire su misura il vestito ad ogni suo giocatore. Lo ha fatto con Milinkovic-Savic spostandolo dalla mediana sulla trequarti; lo sta facendo con Luis Alberto che, accentrato e lasciato libero di spaziare ed inventare, è la vera sorpresa di questo inizio stagione dei capitolini. La Lazio gioca da squadra, ed è probabilmente questo il valore aggiunto dei biancocelesti ed il vero grande merito del loro mister. Attenzione a non sottovalutare poi le individualità. L’asse Strakosha, De Vrij, Leiva, Immobile funziona che è una meraviglia. Di Savic e Luis Alberto abbiamo già detto. E per chi se lo fosse scordato, all’appello mancano ancora Felipe Anderson e Nani. L’Europa League può essere la distrazione. Ma chissà quale coniglio dal cilindro tirerà fuori Inzaghi per l’occasione.

La SPAL piace

Permetteteci di dire “lo avevamo detto”. La SPAL piace. A prescindere dalla sconfitta rimediata a San Siro contro l’Inter gli estensi hanno avuto il merito di rimanere in partita per tutti e 90 i minuti di gioco. Merito di mister Semplici e di un’organizzazione di gioco che, specialmente se vista dal vivo, impressiona per la compattezza e la fluidità dei movimenti. Tutti, titolari e riserve, sanno cosa fare e dove andare. La SPAL sa difendere ma sa anche attaccare. Rispetto alle altre neo-promosse si è mossa con grande oculatezza sul mercato pescando gli uomini giusti e rinforzando in particolare un reparto, l’attacco, che annovera almeno due giocatori in grado di finire in doppia cifra. Insomma, sembrano esserci tutti gli ingredienti affinché quella dei biancocelesti in Serie A non sia solo una comparsata.

Tempo VARiabile

Premessa: ribadiamo che siamo pro VAR. Detto ciò, è innegabile che la gestione dei tempi di utilizzo vada rivista. Cinque minuti per prendere una decisione sono troppi. Falsano il gioco. Come tutte le cose, però, siamo certi che accorciare i tempi è solo questione di abitudine. Nel frattempo però si parla poco di episodi arbitrali. Vi sembra poco?

Outsider

La Juventus vince e non convince. Ma resta sempre la favorita. L’Inter di Spalletti vince e non convince. Ma la mano del tecnico di Certaldo, considerati i tempi recenti dei nerazzuri si intravede. Il Napoli vince e non convince. E questa è forse la maggiore novità considerato che uno dei limiti maggiori di Sarri è stato storicamente quello di avere la meglio in match come quelli di Bologna. In attesa di capire la consistenza della Roma, che sembra un passo indietro, è forse l’Inter il vero outsider di questo campionato. Non ha le coppe e ha fatto due “acquisti” super: Spalletti (ingaggiato effettivamente quest’anno) che ha poi avuto il merito di rigenerare Perisic. Perché non sarà il Napoli? Perché i partenopei mai come quest’anno hanno la possibilità di giocarsela alla pari con la Juventus.