Serie A, la settima giornata in cinque (s)punti

Come di consueto analizziamo la giornata di Serie A appena conclusasi in cinque punti.

1. LA LEGGE DELLA JUVENTUS

Sette giornate di campionato e la Juventus, quando arriva la sosta per le nazionali, è già in fuga. La differenza tra la squadra di Allegri e le presunte concorrenti per lo scudetto? La mentalità. Quella mentalità che fa si che i bianconeri, pur quando non brillano (non è il caso della partita di Empoli ma delle uscite precedenti), comunque non sbagliano quasi mai un colpo. La storia della Serie A ci insegna che i campionati si vincono contro le cosiddette piccole. Ecco, in tal senso il Napoli che è dal 2011 che non vince una partita dopo essere passato in svantaggio e la Roma hanno ancora molto da imparare.

2. DIFESE DA INCUBO

La settima giornata è stata quella delle difese da incubo. Se non avete ancora avuto l’occasione, andatevi a vedere i gol di questa due giorni. Scelleratezze diffuse più o meno su tutti i campi. L’apice si è probabilmente raggiunto in Milan-Sassuolo come suggerisce il risultato. Del resto quando in squadra c’è un Abate che attraversa un periodo di forma come quello attuale del terzino rossonero il patatrac è praticamente assicurato. Ma degni di nota sono anche lo svarione della retroguardia sampdoriana che regala a Nestorovski il gol del momentaneo vantaggio del Palermo a Marassi, e la dormita della difesa della Roma in occasione del gol di Banega. E pensare che un tempo la fase difensiva era il fiore all’occhiello del nostro movimento.

3. L’INCOSTANZA DELL’INTER E’ UNA COSTANTE

Passano le stagioni, cambiano gli allenatori e gli interpreti ma c’è sempre una costante: l’incostanza dell’Inter. Un giorno sembra una squadra spacciata e da rifondare, l’altro una compagine che può lottare per lo scudetto. Un giorno batte la Juventus e l’altro si fa travolgere dallo Sparta Praga. Un giorno sembra aver aggiustato la difesa e l’altro la retroguardia è un colabrodo. Un giorno sembra una squadra quadrata e l’altro un insieme di giocatori sparsi in campo senza capo ne coda. Diciamolo chiaro e tondo: l’Inter di quest’anno è una squadra che si trova ancora almeno un paio di gradini sotto Napoli e Roma, inutile pretendere chissà cosa. E poi una domanda sorge spontanea: ma che bisogno c’era di andare a prendere De Boer?

4. VIVA LA LINEA GIOVANE

E’ finalmente il campionato dei giovani. Il Sassuolo in tal senso è una fucina di talenti. Politano, Mazzitelli, Lirola, o Pellegrini sono giocatori di cui con grande probabilità sentiremo spesso parlare nel mercato del futuro. Ma se quello emiliano è un club che ci ha abituato alla linea verde, più inusuale è vederla adottare da club come Milan e Lazio. I rossoneri oltre a Donnarumma annoverano altri profili interessanti, Locatelli e Niang su tutti. La Lazio scesa in campo ad Udine aveva un’età media intorno ai ventiquattro anni e ben tre giocatori titolari che arrivano dal vivaio. Anche il Napoli, come ha voluto giustamente sottolineare De Laurentiis alla chiusura dell’ultimo mercato estivo, è una squadra che ha investito in prospettiva. Insomma, qualcosa finalmente si muove.

5. CROTONE, PALERMO E PESCARA: SMENTITECI!

Speriamo di essere smentiti e che dopo la sosta si assista ad una decisa inversione di tendenza. Certo che, stando a quanto visto fino ad oggi, quello di quest’anno rischia di diventare il campionato meno avvincente degli ultimi anni per quanto riguarda la lotta salvezza. Perché ci sono delle squadre che sembrano nettamente inferiori alle altre. Parliamo di Crotone e Palermo in particolare, ma anche del Pescara. Non ce ne vogliano ma sia i calabresi che i siciliani hanno una rosa che non sembra all’altezza della massima serie. I rossoblu hanno deciso di emulare Frosinone e Carpi che lo scorso anno confermarono praticamente in toto il blocco che aveva conquistato la storica promozione in A. Anzi, forse la squadra di Vrenna ha fatto anche peggio dal momento che si è privata del bomber della promozione, Budimir. Il Palermo invece sembra non aver proprio fatto tesoro dell’esperienza dello scorso anno quando la salvezza arrivò probabilmente solo grazie all’ancor più sciagurata stagione del Verona. Il caso del Pescara è invece leggermente diverso. Qualcosa di interessante c’è, a partire dall’allenatore. Gli abruzzesi giocano anche piuttosto bene o quanto meno lo fanno a sprazzi. Ma se non si inverte la rotta a breve, a cominciare dal rinunciare alla marcatura a zona sui calci da fermo, poi si rischia di rimpiangere il tempo perso.