Serie A, l’ottava giornata in cinque (s)punti

Come di consueto analizziamo la giornata di campionato appena conclusasi in cinque punti.

TU CHIAMALE SE VUOI…AMBIZIONI

Magari gioca male, magari non convince, magari segna solo su calcio piazzato. Magari soffre ed a volerla dire tutta forse nel complesso dei novanta minuti neanche meriterebbe i tre punti. Ma intanto  la Juventus vince sempre (o quasi). E dopo otto giornate ha già messo cinque punti tra se e la prima concorrente. Il punto di forza della squadra di Allegri è senza dubbio la mentalità. Quella per cui i bianconeri non sono mai appagati e riescono sempre a trovare nuovi stimoli per migliorarsi e mantenere alta la concentrazione. Cosa assolutamente necessaria per affrontare con lo stesso piglio qualsiasi avversario, non perdere punti per strada se non in casi  straordinari per quanto rari e continuare dunque a coltivare le proprie ambizioni. Che poi si chiamino Champions o scudetto poco cambia. Se a qualcuno non dovesse sembrare un’impresa riuscire a portare a casa il sesto scudetto consecutivo è forse bene che riveda la propria scala di valori con spirito critico. Quello che servirebbe a Roma e Napoli per smetterla di prendersela con il mondo e capire invece che la mentalità vincente non è merce che si acquista al mercato ma una cultura che si radica un poco alla volta. Sempre ammesso che sia questa un’ambizione.

LE BIOGRAFIE NON SI SCRIVONO A 23 ANNI. MA L’INTER E’ IL SOLITO CAOS

Mercato appariscente ma non risolutivo. Il cambio di allenatore a ridosso dell’inizio della stagione. Una nuova proprietà finora tanta fuffa e poca sostanza. I soliti equivoci tattici. Le solite montagne russe che corrono dall’incredibile vittoria sulla Juventus alle fragorose cadute tipo quella con il Cagliari. In mezzo a tutto questo c’è anche il caso Icardi. Premesso che le autobiografie sono cosa per chi ha un vissuto, di vita e dunque d’età, ci lanciamo in un’altra considerazione. In primis, molti dei fatti raccontati dall’argentino sono documentati con immagini che non sembrano discostarsi molto dalla versione raccontata dal giocatore. In secondo luogo, per quanto le dichiarazioni siano da sbruffone il giocatore stesso cerca di contestualizzare l’episodio facendo anche un mea culpa. Tutto ciò premesso, c’è da dire che la posizione assunta dalla società fa a dir poco cascare le braccia. Non parliamo dell’epilogo, multa ma conferma della fascia di capitano, arrivato dopo due giorni di sommossa popolare (in tutti i sensi ed in tutte le direzioni). Parliamo delle reazioni a caldo. Quella di Zanetti in particolare. Da un uomo del suo calibro mai ci si sarebbe aspettati parole del genere: “Ognuno può scrivere quello che vuole, su internet e sui libri, ma non può danneggiare l’immagine di una grande società dell’Inter. Sicuramente ci saranno dei provvedimenti ma non so dirvi ancora quali saranno. Prenderemo una decisione dopo la partita di oggi. La fascia di capitano? Vedremo: faremo di tutto per far rispettare i tifosi, che sono per noi la cosa più importante“. Ecco, giusto per capire, quali sarebbero i tifosi da rispettare? Quelli che strappano la maglia ad un bambino, che contestano incivilmente, che tengono in ostaggio le società e che per tutta risposta vanno a minacciare un giocatore sotto casa? Se anche Zanetti perde la testa in questo modo allora vuol dire che l’Inter è veramente allo sbando.

ERRARE E’ UMANO, PERSEVERARE E’ SARRI

Siamo brevi perché ne abbiamo già scritto (leggi qui). Ciò non toglie che è meglio ribadire il concetto. Sarri è senza dubbio un allenatore interessante. Ma se si è affacciato così tardi al calcio che conta è anche per la sua ostinazione. Quella che gli impedisce di imparare dall’esperienza e cambiare pelle all’occorrenza che, in campo calcistico, si traduce nel cambiare modulo ed interpreti a seconda delle esigenze e degli avversari. Lui invece preferisce adattare, o meglio costringere ad adattarsi, tutto ciò che ha a quel che più (o forse solo) gli piace. Quel 4-3-3 sempre e comunque che senza giocatori con certe caratteristiche proprio non decolla. Come dice un famoso detto, errare è umano ma perseverare è diabolico. Il mondo è pieno di buoni allenatori. Sono pochi invece quelli davvero bravi che sanno reinventare e reinventarsi.

NOSTALGIA NOSTALGIA CANAGLIA

Proprio ieri mattina Zamparini ai microfoni di Sky si vantava dei suoi trascorsi e della sua capacità di scovare talenti in giro per il mondo. Il numero uno rosanero ricordava di aver lanciato tra gli altri i vari Ilicic, Miccoli, Barzagli, Zaccardo, Barone, Grosso, Pastore e Cavani. Erano gli anni in cui il Palermo magari non dominava ma sicuramente  dava spettacolo in giro per l’Italia. Poi la triste cronaca di ieri sera. Al Barbera arriva il Toro e questi sono gli uomini utilizzati da De Zerbi: Posavec; Vitiello (st 31′ Cionek), Andelkovic, Gonzalez; Rispoli, Chochev, Bruno Henrique, Aleesami; Bentivegna (pt 15′ Hiljemark) (st 1′ Quaison), Diamanti; Nestorovski. La terzultima piazza in classifica deve decisamente far preoccupare. Meglio mettere da parte la nostalgia prima che sia troppo tardi.

PIATTO POVERO, MI CI FICCO

Tolta la Juventus aliena e tolta anche la Roma, due-tre gradini sotto i bianconeri ma comunque un paio sopra agli altri, per il resto i valori nella parte alta della classifica sono talmente livellati che la lotta per il terzo posto potrebbe diventare veramente interessante. Così come senza dubbio lo sarà quella per l’Europa League. Dando per scontate Napoli ed Inter è necessario sottolineare che oltre ad un Milan in ripresa ed alle solite Lazio e Fiorentina ci sono altre due realtà che ormai possono a tutti gli effetti considerarsi parte dell’élite del calcio nostrano: Sassuolo e Torino. Due squadre che a noi piacciono veramente ma veramente tanto.