Lautaro
Lautaro (Fonte: Getty Images)

Scoprendo Lautaro

Lautaro Martinez ha impressionato interisti e non nel corso del precampionato, segnando gol belli e difficili, che nel calcio d’estate valgono quel che devono valere, ma è sempre meglio segnarli piuttosto che non farlo.

LE ORIGINI – Martinez impressiona chi già non lo conosce, chi ne aveva sentito solo il rimbombo dell’eco che giungeva dall’Argentina, quando dallo scorso gennaio si sono fatte insistenti le indiscrezioni circa il suo trasferimento, avvenuto ufficialmente il 4 giugno scorso.
Ma chi lo conosce sa già che Lautaro sia dotato di grandi mezzi tecnici e di una fame, di una garra straordinaria sin dagli albori della sua carriera, nel Racing di Avellaneda.

Lautaro El Toro Martinez debutta nel novembre 2015, sostituendo un certo Diego Milito, emblema del club che, grazie anche al contributo dell’ex attaccante nerazzurro, ha vinto il campionato argentino 2014, a distanza di 48 anni dall’ultimo, risalente al 1966. Un esordio che gli regala subito l’aura del predestinato, cui fa seguito il primo gol da professionista due settimane più tardi.

Lautaro Martinez che non nasce attaccante; lui davanti è stato schierato nel corso della sua esperienza nelle giovanili del Racing Club di Avellaneda: in principio era difensore centrale, e l’imprinting tattico è rimasto quello. Grande pressing sui difensori portatori di palla, ricorda molto Tevez per come aggredisce campo e avversari. Una grande garra alla quale abbina un piede molto educato.

RUOLO E PROSPETTIVE – Ma il Toro non è una prima punta, non è arrivato all’Inter per essere un vice Icardi. Dopo il normale periodo di adattamento al calcio italiano, sarà probabile vederlo impiegato accanto al centravanti di riferimento (come nel 442 di Eduardo Coudet, in Argentina, accanto a Lisandro Lopez) o qualche metro dietro di lui (com’è probabile vederlo all’Inter, a sostegno di Mauro Icardi).

Il nuovo numero 10 dell’Inter a livello di carattere e mentalità ha subito dimostrato di non temere la pressione di un numero così importante. Lui, a dire il vero, il numero 10 lo indossava già al Racing, anche se il peso specifico della maglia e delle aspettative cambia notevolmente da Avellaneda a Milano.

E sarà interessante vederlo in Italia, nell’Inter (la colonia ideale per gli argentini che approdano nel Bel Paese), all’interno di un contesto tecnico tattico più impegnativo di quello in cui si sarebbe potuto ritrovare.
Sì, perché Lautaro non lo scopre l’Inter. Il suo percorso di crescita è stato persino rallentato da alcuni infortuni, non di gravi entità, ma che hanno frammentato l’impiego di un giocatore che, da giovane, la prima cosa di cui abbia bisogno è la continuità di impiego e di rendimento. Il Cholo Simeone, col suo Atletico Madrid, lo conosceva già, lo aveva seguito per ben 3 anni, incassando 2 volte un ‘No’ secco da parte di Martinez. Come se sapesse di dover proseguire il proprio percorso di crescita e maturazione in Argentina prima della chiamata dell’Europa, che sarebbe senz’altro arrivata continuando a fare bene. Probabilmente prima di questa estate per Lautaro non era il momento giusto.

FAMIGLIA – Si dice spesso, e a ragione, che la serietà di un giocatore giovane e il relativo boom in un calcio di alti livelli siano molto influenzati dalla famiglia del ragazzo in questione. Sotto questo punto di vista, la famiglia di Lautaro ha una grande importanza per lui, come quando da ragazzino, da poco trasferitosi da Bahia Blanca ad Avellaneda, nel settore giovanile del Racing, volle lasciare tutto per tornare a casa, per stare vicino a suo fratello, in quel periodo molto malato. Furono i genitori di Lautaro a convincerlo a rimanere dov’era e a non mollare e non perdersi.
Tra l’altro il suo trasferimento a Avellaneda nasconde un piccolo aneddoto: gli osservatori del Racing si erano recati a Bahia Blanca per assistere agli allenamenti di un ragazzino della sessione di allenamenti precedente a quella di Lautaro, ma si sono intrattenuti un po’ di più e si sono calcisticamente innamorati del talento che si intravedeva nel giovane e che è sbocciato ad Avellaneda.

E da Avellaneda a Milano, due città distanti 11.187 chilometri, Lautaro Martinez è arrivato all’Inter come un giovane dal grandissimo potenziale; potenziale che se saprà far esplodere il proprio talento tramite la mentalità che già sembra possedere, e tramite l’adattamento al calcio nostrano che sosterrà con mister Spalletti, potrà elevarsi a livelli assoluti.

(con la partecipazione di Fabio Perfetti, Owner & Founder di Dribbling – Il Fútbol Sudamericano)