Ronaldo
Brazil's Ronaldo reacts after scoring a third penalty kick against Argentina during a World Cup qualifying match at the Mineirao Stadium in Belo Horizonte, Brazil, on Wednesday, June 2, 2004. Brazil won 3-1. (AP Photo/Maurilio Cheli)

Ronaldo, quello vero

Ma si, ridete pure di me. Scambiatevi pure colpi di gomito ed indicatemi lanciando il mento all’insù quando mi vedete passare. Fate pure di me il vostro giullare e prendetemi tranquillamente per pazzo. Ma vi giuro che esistono. Vi giuro che ne ho visto uno con questi stessi occhi.

Si, è vero, all’epoca ero solo un principio di adolescente. Ma ero già abbastanza grande da essere in grado di distinguere il sogno dalla realtà. E sono sicuro che lui era reale. No, non era verde. Non aveva squame, piedi pinnati, testa ovale o grandi orecchie. I denti. Quelli si. I denti erano buffi. Aveva due incisivi belli grandi che non hanno mai fatto male a nessuno. Ma per il resto no. Per il resto sembrava una persona tale e quale a noi. Impacciato, timido.

Non lo avrei mai detto che potesse essere un extraterrestre. Finché non lo vidi, come fosse un bambino qualunque, mettersi a correre dietro ad un pallone. Fu in quel momento che mi resi conto che qualcosa non tornava. Sembrava un fulmine. Inarrestabile. Ma quel che mi sorprese di più fu che non lo rallentava neanche avere il pallone tra i piedi. Per lui la cosa sembrava indifferente. Partiva, puntava, dribblava e segnava. Facile come bere un bicchiere d’acqua. Eppure gli misero contro quanto di meglio si potesse schierare a quei tempi. E quelli si che erano bei tempi.

Sembrava proprio una persona tale e quale a noi. L’ho visto ridere, amare, essere amato e tradire. L’ho visto anche piangere. In più di un’occasione. Ma in una di queste ebbi la conferma che qualcosa non tornava. La certezza che si trattasse di un extraterrestre. Non avevo mai visto infatti un ginocchio staccarsi e scendere fino all’altezza del polpaccio. E mai avrei dunque pensato che qualcuno dopo una cosa del genere potesse tornare anche solo ad immaginare di giocare a calcio. Ma lui era diverso. E così tornò in campo; e ci tornò da protagonista; e vinse ancora tanto.

Chi è nato negli anni ’90 non può capire. Oggi che tutto gira a doppio a velocità, non solo il calcio, uno come lui non farebbe più scalpore. Ma per quei tempi lui era un’eccezione. Era avanti anni luce. Era un precursore; il ritmo di oggi nel calcio di ieri. Era unico. Un fenomeno.

Ridete pure di me e prendetemi per pazzo ma io vi dico che i marziani esistono. Ne ho visto uno con i miei occhi. Si chiamava Ronaldo. No, non Cristiano. Ronaldo, quello vero.