Il Pagellone: dal dominio Juve all’incubo Milan. I voti da 10 a 1 della ventottesima giornata di Serie A

Voto 10 alla Juventus dei protagonisti inattesi  -La rete dell’insospettabile, il record d’imbattibilità, la somiglianza indiscreta. Tre ingredienti, a sentirli così un po’ bizzarri, ma che danno forma alla solita Juve, bella e spietata. Senza ingordigia, senza strafare, una Signora essenziale nel suo fatale dominio. Stavolta la gara la sblocca il più insolito dei marcatori. Tanta esperienza, consueta caparbietà, e adesso anche la gioia del gol: dopo 91 partite d’astinenza Andrea Barzagli torna a segnare contro l’Atalanta. Stessa vittima dopo quattro anni, da Bergamo a Bergamo come se nulla fosse cambiato. L’altra sorpresa in casa Juve è Mario Lemina. Un gol da fuoriclasse, in bello stile, le movenze ricordano quelle di Pogba, ma stavolta il palcoscenico è tutto per il gabonese in prestito dall’Olimpique Marsiglia. Sorride e ringrazia anche Gigi Buffon, appena entrato nel podio degli imbattibili di tutti i tempi di serie A. 837’ senza subire gol, ad un passo dal record di Sebastiano Rossi (929’) della stagione ‘92/’93. Tante novità, ma di fatto tutto resta com’è. La Juve non si ferma, a vele spiegate, senza paura.

Voto 9 alla rivoluzione giallorossa – Tra tutte le pretendenti sembra avere qualcosa in più. Non soltanto tre punti di vantaggio, ottenuti peraltro in uno scontro decisivo, ma soprattutto la consapevolezza di aver trovato la propria identità. Questa Roma strega e fa divertire, con un calcio funambolico devoto al genio dei suoi terminali offensivi. Fuori Dzeko, poco importa. Il mantra del calcio made in Spalletti circola nelle vene e nei piedi di Salah, El Shaarawy e Perotti. La fantasia al potere, il nuovo corso nella Capitale che festeggia il settimo sigillo consecutivo.

Voto 8 alla favola Sassuolo -Bello e fatale, un Sassuolo che incanta e sogna in grande. Non soltanto un modello da esportare, per fluidità e coerenza nel gioco, ma una solida realtà che adesso corre a fari accesi verso l’Europa. La forza di questo Sassuolo rischiava di erodersi nel limbo di una salvezza tranquilla, senza più stimoli perché valesse la pena di continuare a darci dentro. Il lavoro paga sempre, lo sa bene Eusebio Di Francesco che non si è mai tirato indietro e non ha intenzione di mollare adesso che il sesto posto è a sole tre lunghezze. I tre punti conquistati contro il Milan valgono doppio perché maturati contro l’ultima (classifica alla mano) tra le potenziali candidate all’Europa League. Entrare in Europa dalla porta di servizio, mica male.

Voto 7 alla rincorsa del Napoli e al record del Pipita – Vincerle tutte da qui alla fine della stagione potrebbe non bastare. Stare dietro a questa Juve disumana può facilmente far saltare i nervi, in un inseguimento infinito in cui non sono ammessi passi falsi. Eppure il Napoli c’è e continua a rimanere in scia, l’importante è non mollare, nella speranza che i bianconeri facciano cilecca di tanto in tanto. Il gol con la Fiorentina, la riconferma contro il Chievo. Gonzalo Higuain torna a sorridere e suona la carica per una volata scudetto ad oggi difficile, ma non impossibile. E poi c’è quel record a portata di mano, un’altra rincorsa, questa volta tutta personale, per la scarpa d’oro. Cristiano Ronaldo è a quota 27, il Pipita tallona con 26 centri. Due obiettivi, tanto diversi, eppure così intrecciati l’uno con l’altro. Il Napoli ha bisogno dei gol di Higuain, il Pipita ha bisogno del suo Napoli per fare la storia.

Voto 6 alla nuova faccia dell’Inter – Tre per tre. Tempi di conti a Milano, sponda nerazzurra. Dopo i tre gol alla Samp in campionato e alla Juve in Coppa Italia, i nerazzurri si ripetono ancora una volta, seppellendo con tre reti il Palermo, sempre più in caduta libera. E’ vero, l’avversario non era dei più tosti, ma la versione dell’Inter andata in scena a San Siro sorprende per intraprendenza e spigliatezza. Mancini disegna un frizzante 4-2-3-1 conferendo grande potere ai giocatori dai piedi buoni e veloci. E i suoi lo ripagano abbondantemente. Bene tutti e quattro gli uomini lì davanti: Palacio ispira, Ljajic incanta, Perisic sgroppa senza sosta, Icardi fa il bomber vero. A rovinare gli entusiasmi alcune amnesie tattiche che hanno concesso al Palermo di rientrare in partita. Nulla di grave, una reazione neanche troppo marcata è bastata per ripristinare le gerarchie. Il Milan arranca dietro, la Fiorentina è due sole lunghezze, il vero obiettivo resta la rincorsa al terzo posto. L’entusiasmo c’è, serve solo continuità. E l’Inter di questi tempi tende a cambiare abito troppo spesso.

Voto 5 all’Empoli che non sa più rialzarsi – Quattro sconfitte consecutive, nove partite senza vittoria. Periodaccio in casa Empoli, segnali di un momento tutt’altro che positivo alla corte di mister Giampaolo. E’ vero, le assenze pesanti non aiutano a ritrovare smalto e brillantezza e se ci si mette anche la mala sorte (il palo di Mchedlidze) tutto diventa più complicato. Il Genoa vince con merito, e fa di necessità virtù, cambiando forma e idee per rendersi più pericoloso (passaggio dal 3-4-3 al 3-5-2). Ecco, forse Giampaolo dovrebbe prendere spunto. Rinnovarsi per rilanciarsi, cambiare per ritrovare entusiasmo e risultati. Una boccata d’aria fresca farebbe bene.

Voto 4 allo scialbo destino di Lazio e Torino – Una vittoria nelle ultime sette per Pioli, una nelle ultime otto per Ventura. Tempo di riscatto? Decisamente no. Lazio e Toro si elidono nel più prevedibile degli scontri tra due squadre senz’anima, sbiadite nei contorni di un campionato anonimo. Poche emozioni, soltanto il timore di non sfigurare in un collasso che per entrambe dura ormai da troppo tempo. E pensare che il tasso tecnico è decisamente sopra la media, sia per i biancocelesti che per i granata. Ma se la testa non gira, figurarsi le gambe. Ambizioni ridotte ai minimi termini in un malinconico finale di stagione.

Voto 3 alla delusione Milan – Nove, come i risultati utili consecutivi prima dell’ultima giornata. Nove, come i punti che adesso separano il Milan dalla Roma, e da quel terzo posto che equivale ad una porta per l’Europa delle più grandi. Premessa e stato attuale separati da un abisso, resi incongruenti dall’incubo Sassuolo. Dalle stelle alle stalle in soli 90’, la rincorsa di Miha s’inceppa sul più bello, mentre Inter e Roma si allontanano sempre di più. A dirla tutta il Milan dura esattamente 27 minuti. Dopo la rete di Duncan, il tracollo: tutte le certezze maturate si sgretolano, gli umori calano, le resistenze si dissolvono. Delude Bacca, malissimo Balotelli, specchio di un Milan smarrito. Strada sbarrata per la Champions, anche l’ultimo treno è passato.

Voto 2 all’inferno Atalanta – Sei punti nel 2016, anche qui una caduta lenta e inesorabile. Peggior bottino in termini di risultati di tutta la Serie A, e ce ne vuole, considerando che almeno altre sei-sette squadre non navigano di certo nell’oro. L’Atalanta affonda, in silenzio, senza accennare una reazione. Quello che fino a qualche settimana era soltanto un incubo adesso sta iniziando ad assumere tratti sempre più veri. Gli orobici rischiano di essere risucchiati nel polverone della lotta alla salvezza, distanti 4 punti da un Frosinone sempre più vivo e tenace. Tutto l’opposto della banda di Edy Reja, scavalcata anche dal Genoa, e con un calendario poco piacevole davanti. Rabbia e grinta le chiavi per uscire dall’inferno.

Voto 1 al declino inarrestabile del Palermo – Un vortice nauseante, destinato a non fermarsi. Questo Palermo scivola verso i meandri della classifica senza oppure nessuna resistenza. Vasquez prova a fare attrito, ma al di là della superiorità tecnica mancano le giuste dosi di carisma per risollevare una squadra destinata ad un epilogo deprimente. Le analogie con la stagione della retrocessione si sprecano: il consueto turbinio di allenatori che frantuma idee e alimenta insicurezze, la mancanza di motivazioni, la paura costante e ineluttabile di crollare alle prime difficoltà. Altro che rosa, il futuro del Palermo è sempre più nero. Al momento non si intravedono altre sfumature.