Il Pagellone: cinismo Inter, figuraccia Roma. I voti da 10 a 1 della sedicesima giornata di Serie A

Voto 10 all’Inter, cinica e concreta – Le inseguitrici stentano, la capolista no. Mancini si gode un’Inter da urlo, che dice basta alle vittorie striminzite e schiaccia 4-0 un’Udinese pasticciona. La difesa è arcigna e impenetrabile, nulla di nuovo, l’attacco finalmente gira a dovere: Icardi ritrova il killer instict e punisce senz’appello ogni passaggio a vuoto della difesa friulana. Adesso c’è una Juve in più per la volata scudetto, ma quest’Inter non ha paura.

Voto 9 alla rincorsa targata Juve – La Juventus fa la voce grossa in campionato e tuona in Coppa Italia: liquida in quattro giorni Fiorentina (3-1) e Toro (4-0), ricuce fino al -6 dalla vetta e non cade laddove illustre colleghe hanno malamente inciampato. Titolarissimi o seconde linee, il risultato non cambia, questa Juve non sarà spettacolare, ma di carattere ne ha da vendere. Spietata, compatta, costruita a immagine e somiglianza del suo centravanti. La Signora è tornata.

Voto 8 al Bologna e alla cura Donadoni – Tredici punti in sei partite, il Bologna guarda la classifica con il sorriso. Nel folle finale di Marassi decide in pieno recupero una zuccata di Rossettini che condanna senz’appello un Genoa nevrotico, sempre più allo sbando. Questo Bologna è gregario, umile, predisposto alla sofferenza, educato a non mollare mai. Il merito è tutto di Donadoni, esempio di inestimabile professionalità.

Voto 7 ad un Empoli da favola– No, non svegliateci. La favola targata Empoli continua a far sognare. Giampaolo pare aver convinto anche i più scettici, il paragone con Sarri sembra quasi stargli stretto. Il secondo tempo contro il Carpi è da antologia: Saponara ispira, Maccarone ritorna in formato BigMac, ed è 3-0 nel giro di quindici minuti della ripresa. Terza vittoria di fila per l’Empoli che si avventura in zone di classifica inesplorate ma quanto mai elettrizzanti.

Voto 6 al Palermo dei volti nuovi – Salva la faccia Ballardini, balla un po’ meno la panchina rosanero. Un Palermo giovane e frizzante gioca per il suo allenatore, strapazza 4-1 il Frosinone e placa la tonante ira di Zamparini. Fuori Gilardino (almeno inizialmente), dentro Djurdjevic e Trajkovski: la rivoluzione post-Iachini passa dal chiaro mantra “largo ai giovani”. Mantra che paga, non c’è che dire.

Voto 5 alla Fiorentina, bella senz’anima – Bella sì, una bellezza eterea, quasi inconsistente. Il calcio della Viola è un trattato di estetica del pallone, ma per vincere bisogna sporcarsi le mani, o quantomeno provarci. La Fiorentina cade 3-1 contro la Juve, senza mai calciare in porta (l’unica marcatura, a firma di Ilicic, è dal dischetto). La partenza sprint annichilisce lo Stadium ed evoca angusti presagi in casa Juve. Le fiammate iniziali lasciano il passo a triangolazioni sublimi, ma alla lunga è un giropalla autoreferenziale, dannatamente sterile ed evanescente.

Voto 4 alle genovesi, ad un passo dalla zona rossa – Forza e precisione. No, non si tratta di un gol, ma di un gesto. L’ennesimo, scriteriato gesto di frustrazione che condanna il Genoa. Perotti colpisce tanto per il suo talento quanto per la frequenza con cui dà di matto: gomitata a Diawara ventisei minuti dopo il suo ingresso in campo e Grifone in dieci, gelato nel finale dall’assalto del Bologna. Non se la passa meglio l’altra faccia di Genova, sponda blucerchiata: altro che volare, la Sampdoria dell’Aeroplanino cola a picco, ma quantomeno salva la faccia con un pareggio insperato. La zona retrocessione incombe minacciosa per entrambe.

Voto 3 al Milan, Diavolo spento –Il calendario di dicembre sembrava potesse sorridere al Milan, il rilancio pareva scontato. Archiviare Carpi, Hellas e Frosinone e agganciare la zona Europa, il progetto di Mihajlovic, sorprendentemente costretto a vivere un finale di 2015 da incubo. I pareggi contro Carpi e Hellas ridimensionano le ambizioni di un Diavolo scialbo, tristemente irretito nella sua inconsistenza. I fischi piovono a dirotto su San Siro, Berlusconi è una furia. Domenica la prova del nove contro il Frosinone, ma la panchina adesso trema.

Voto 2 alla figuraccia della Roma – Una Roma in versione bunker impatta 0-0 contro gli azzurri di Sarri, un risultato tutto sommato prezioso per tirare il fiato e tamponare le ferite di una profonda crisi. Zero conclusioni nello specchio per i giallorossi, gioco che latita, ma quanto meno la difesa tampona a dovere le folate di Higuain e soci. Ad aprire inquietanti scenari in casa Roma è la disfatta in Coppa Italia contro lo Spezia: 4-2 ai calci di rigore, una figuraccia che resterà negli annali. L’era Garcia tocca il suo punto più basso, a Roma l’aria si fa pesantissima.

Voto 1 alla nebbia – Spezzatino formato “maxi”, campionato moderno che s’ispira al modello europeo. Macché. In pieno accordo con la classica noncuranza made in Italy passa inosservata la più tipica nebbia emiliana di un pomeriggio di dicembre. Risultato? Sassuolo-Torino rinviata, peraltro dopo una frustrante e svilente attesa di mezz’ora. Era così difficile da prevedere? Vanno bene le innovazioni, va bene il calcio spezzatino, ma con criterio.