Modrić Pallone d’oro, una vittoria per il calcio

In una Parigi stranamente meno attraente del solito, inebriata con un cocktail di manifestazioni violente, auto in fiamme e le proteste dei gilet gialli in relazione al discusso aumento sulle accise del carburante, la cerimonia di consegna del Pallone d’oro s’è svolta senza quell’aura di appariscenza che caratterizzava le ultime edizioni. Comprensibile, del resto a vincere è stato Luka Modrić. Un personaggio ben meno avvezzo alla celebrità cui ci avevano abituato Messi e Ronaldo, fautori di un decennio di cerimonie trascorse non tanto a disquisire su chi dei due lo meritasse di più (ma piuttosto eravamo attenti a vedere le reazioni l’un verso l’altro, pesando il riconoscimento pure sulle bilance di popolarità, bellezza delle mogli e compagne sul palco, impeccabilità del look scelto per la serata). Insomma, la biforcazione divorziale tra FIFA e France Football, con tanto di Champions League e interferenze qatariote sullo sfondo, è servita a poco. Il Grand Palais, la cui vista dà sugli Champs-Elysees, è stato il palcoscenico di Luka e della sua Croazia.

Modrić
Fonte: AS

Perché Modrić è scontato

Che fosse Modrić a vincere era abbastanza scontato. L’avevano fatto capire in tanti: Marca in Spagna, Sky in Italia, L‘Équipe in Francia (malgrado indiscrezioni vedessero Varane e Mbappé a contenderglielo). «Luka, tieniti libero la sera del 3 dicembre, procurati uno smoking elegante e preparati un discorso» gli avrebbero sussurrato una volta contati i voti e capito che con quelle 753 preferenze (277 in più di Cristiano, dal quale ha preso il testimone) gli sarebbero bastate. Un premio a Modrić, un premio al calciatore che a fine settembre vinse il FIFA The Best a Londra, nella Royal Festival Hall, dedicando il trofeo all’idolo Zvonimir Boban presente in platea: «In un momento come questo vorrei dedicare un ringraziamento speciale al mio idolo, Zvonimir Boban, il capitano della Croazia che nel 1998 in Francia partecipò al Mondiale e arrivò terza. Quella squadra ci ha dato la speranza di pensare che avremmo potuto fare qualcosa di grande in Russia. Spero che anche la Nazionale croata di oggi possa essere lo stesso per le generazioni future. Questo premio che ho vinto dimostra che ognuno di noi può diventare The Best, con duro lavoro, con fede e sacrificio. Tutti i sogni possono diventare realtà». Dopo aver vinto la Golden Ball al Mondiale e il premio UEFA dedicato al miglior calciatore dell’anno, del resto, Modrić era ragionevolmente favorito. E i bookies quotavano a una mera formalità il suo successo (1,25).

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Fonte: img.zeit.de

Perché Modrić rompe CR7 e Messi

Al Grand Palais non c’era Ronaldo e nemmeno Messi. Il duo che aveva fatto incetta di premi negli ultimi 10 anni (l’argentino in 2009, ’10, ’11, ’12 e ’15, il portoghese in 2008, ‘13, ‘14, ‘16 e ‘17) è scomparso, annebbiato dall’ennesimo fracaso con la nazionale – il primo – o offuscato dal gossip pendente sulla sua testa – il secondo. Ora, la vittoria di Luka Modrić è la sconfitta del prototipo di calciatore inteso nel senso spettacolare del termine: colui che sviluppa una cultura aggressiva sulla sua personalità, su macchine da lusso, su marketing pressante e su un’industria del self. Per lo stesso motivo – il poco attaccamento alle luci della ribalta – Andrés Iniesta e Frank Ribéry probabilmente hanno perso un Pallone d’oro a testa, nel 2010 e nel 2013. A fargli giustizia è stato proprio Modrić: «Questo premio è anche per quei giocatori che probabilmente meritavano di vincerlo e non l’hanno fatto. Penso a Xavi, Iniesta, Sneijder. Credo che oggi la gente volesse qualcosa di diverso (da Ronaldo e Messi, ndr) e questo premio è una vittoria per il calcio. Ripeto, questo è un premio anche per quei giocatori che non ci sono riusciti». E ancora: «È un’emozione unica. Ringrazio i miei compagni e tutte le persone che lavorano con me al Real Madrid e nella Croazia. E poi mia moglie, la mia famiglia, che mi permettono di lavorare con serenità. Da bambino avevo il sogno di giocare in un grande club, ora sono andato anche al di là del sogno». Sul grande schermo, immediatamente, ecco i commenti dei genitori: «Sei il mio genio» ha detto papà Stipe, «il mio sole» gli ha fatto eco mamma Radojka. E tanto orgoglio.

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MOSCOW, RUSSIA – JULY 15: Luka Modric of Croatia looks dejected following the 2018 FIFA World Cup Final between France and Croatia at Luzhniki Stadium on July 15, 2018 in Moscow, Russia. (Photo by Matthias Hangst/Getty Images)

Perché Modrić è croato

«È più di un sogno per me, qualcosa di eccezionale. Se ho vinto questo premio è perché ho fatto qualcosa di speciale. C’erano grandi talenti in gara, per me è un onore far parte di quei grandi giocatori che hanno vinto questo premio. Per me è importante per quanto fatto negli ultimi anni, per la piega che preso la mia carriera non solo nell’ultimo anno. Mi sarebbe piaciuto ci fosse Ronaldo, uno dei miei voti era per lui, gli altri per Griezmann e Varane». Stando alla polemica montata da Edinson Cavani, il Pallone d’oro andava assolutamente a un francese per via del Mondiale vinto (obiezione, nel 2010 e nel 2014 non fu così). Addirittura pure Vedran Ćorluka sembrò non crederci: «Siamo una nazione troppo piccola affinché la FIFA e la UEFA considerino un calciatore nostro connazionale il migliore al mondo». Anche qui c’è un punto che va appurato una volta per tutte: la struttura dell’assegnazione del Pallone d’oro non è completamente democratica. Viene fatta passare per tale, ma principalmente è una formula che favorisce i connazionali (Prandelli e Buffon votarono Pirlo, Deschamps e Lloris spinsero per Ribéry, van Persie supportò Robben e lo stesso fece Diego Lugano a proposito di Luis Suárez). Comprensibile, certo, ma resta un fattore da considerare.

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Fonte: Marca

Perché Modrić è più di Šuker (?)

Non ho idea del perché abbia scritto che Luka Modrić sia meglio di Davor Šuker. Sarebbe coscienziosamente assurdo compararli, per ruolo diverso, prospettive diverse, coordinate storiche e spazio-temporali (assai) diverse. Ma in fondo l’eroe croato del 1998 oggi è a capo della Federcalcio di Zagabria e serviva un’icona più moderna che ne prendesse il fardello. Luka Modrić è certamente il più adeguato, capitano di una Croazia emozionante quanto quella di vent’anni fa, che come oggi cadde contro la Francia. In ogni caso sì, il playmaker del Real Madrid arriva  a prendersi il Pallone d’oro che Šuker non toccò – si classificò secondo nella graduatoria per l’ambito premio e terzo in quella relativa al miglior calciatore scelto della FIFA nel 1998. Ma doveva vincere Luka, perché l’IFFHS (International Federation of Football History & Statistics, organismo riconosciuto dalla FIFA) l’aveva nominato miglior calciatore al mondo davanti a Messi e Hazard. Doveva vincere Modrić perché la stampa croata aveva titolato «Luka bolji od Šukera», dunque «Luka migliore di Šuker». Per questi e altri motivi, il Pallone d’oro a Modrić è da un lato una faglia, una rottura con la tradizione recente, dall’altro una mossa ben poco glamour. Si è tornati al 2006, quando un intrepido difensore (il nostro Fabio Cannavaro) prese il posto del goleador per antonomasia. Errore grave, ma la spettacolarità di cui il tifoso necessita è altra cosa spesso roba per punte e non centrocampisti. Pardon, era. Perché Modrić, il Pallone d’oro, l’ha vinto.