Milan, ma che ti succede? Viaggio nella crisi rossonera

Ancora una rimonta subita, ancora due goal subiti di testa, ancora una sconfitta. Questo Milan proprio non riesce a rialzarsi, neanche quando mostra un gioco decente cosi come accaduto tre giorni fa a Firenze. Quella di lunedì è l’ottava sconfitta in campionato per la squadra rossonera che, con la miseria di 35 punti, occupano il decimo posto a pari merito con il Palermo, pochino per chi puntava a partecipare alla prossima Champions e quindi, come minimo, al terzo posto. Ma quali sono i motivi di questa “andatura lenta”? E come si fa ad uscire da questo tunnel? Prima di tutto una premessa: è impossibile, e soprattutto ingiusto, addossare tutte le colpa ad Inzaghi e all’attuale rosa del Milan. La situazione difficile degli ultimi tempi deriva, inevitabilmente, da vecchie scelte che con il tempo si sono rilevate errate. Un esempio su tutti: la decisione di affidare la panchina a metà a stagione ad un calciatore, Seedorf (eh si, al momento della chiamata dei rossoneri Seedorf era in ritiro con la sua ex squadra, il Botafogo), non solo si è rilevata errata ma anche controproducente dato che lo stipendio dell’Olandese (2,5 milioni netti fino al 2016) ha influito e influisce pesantemente sulle casse dei rossoneri. E il lato economico è stato il motivo principale che ha spinto la dirigenza rossonera, l’estate scorsa, a scegliere Inzaghi al posto del silurato Seedorf, il quale (pare) non aveva un buon rapporto con la squadra.

Inzaghi appunto, è lui il principale imputato dell’attuale crisi rossonera. D’altronde non potrebbe essere diversamente dato che in 27 partite di campionato più due partite di Coppa Italia non si è visto un briciolo di gioco. Il tecnico rossonero non ha mai schierato la stessa formazione per due giornate consecutive, ha cambiato più volte modulo (dal 4-3-3 iniziale al 4-3-1-2 visto recentemente passando attraverso il 4-3-2-1 e il 4-4-2) senza mai trovare l’assetto giusto. Ma quello che più infastidisce e delude i tifosi (e il presidente Berlusconi) è il gioco basato su catenaccio e contropiede, con una difesa schiacciata a ridosso dell’area di rigore e con il baricentro bassissimo; tattica che non facilita il lavoro né dei difensori (che sono troppo sollecitati durante la partita, prima o poi commettono un errore) né agli attaccanti (che toccano pochissimi palloni). Non solo, nemmeno la gestione delle partite ha convinto, con cambi tardivi o sbagliati (Bocchetti per Pazzini contro il Verona ne è un esempio). In ultimo, ma non per ultimo, la gestione della comunicazione è stata a dir poco pessima:”Non si può pensare di dominare l’Empoli a San Siro” (l’ Empoli!), “Guardo il bicchiere mezzo pieno, in due gare non abbiamo subito goal” (contro Chievo Verona e Cesena), sono solo alcuni esempi di alcune scivolate in cui è incappato il tecnico rossonero.

L’attuale rosa non facilita certo il compito dell’allenatore. A parte i portieri, tutti i reparti hanno delle lacune importanti. In difesa gli acquisti di luglio, Alex e Armero su tutti ma anche Rami e il poco utilizzato Albertazzi , non hanno dimostrato di essere da Milan. Mentre quelli che già c’erano, per motivi diversi, sono scomparsi dal campo. Troppo presto, invece, per giudicare gli ultimi arrivati, Paletta, Bocchetti e Antonelli. L’attacco, forse, è il reparto messo meglio. El Shaarawy non mette in piedi due prestazioni decenti consecutive da almeno un anno e mezzo ma è giovane e il tempo è dalla sua parte. Menez è l’unico a salvarsi in questa disastrata stagione e i vari Cerci, Destro, Honda e Pazzini hanno molte attenuanti per giustificare la loro opaca stagione (chi è arrivato solo a Gennaio, chi è stato in coppa d’Asia, e soprattutto tutti hanno avuto pochissimi palloni giocabili). Il reparto messo peggio è però sicuramente il centrocampo. Essien è ormai un ex giocatore; Poli, De jong e Muntari sono mediani (con caratteristiche diverse) mediocri; Montolivo non ha mai convinto e Van Ginkel ha passato più tempo in infermeria che sul campo. L’unico che ha parzialmente convinto è Bonaventura che però non è nemmeno un centrocampista puro (nasce e cresce ala, prima che Inzaghi lo spostasse sulla mediana). Insomma, la società dovrà intervenire in tutti i reparti se vuole che il Milan torni ad essere protagonista.

La società non è esente da colpe. Anzi, a parere di chi scrive, è quella che ha colpe maggiori perchè l’allenatore e i giocatori non vengono imposti da nessuno ma sono frutto delle scelte della dirigenza (Galliani in primis). E la dirigenza del Milan da tre anni a questa parte ha sbagliato tutte le campagne acquisti. La scusa dei pochi fondi non può giustificare l’ingaggio di alcuni giocatori come Essien, Torres, Alex, Armero, Matri ecc che anche se sono costati poco (in realtà, a parte Matri, sono tutti parametri zero) incidono sulle casse rossonere per via del loro alto ingaggio. Puntare su due allenatori esordienti (Seedorf e Inzaghi) è stata una mossa sbagliata e affrettata, per il futuro sarà meglio puntare su un allenatore che ha già dimostrato qualcosa (Montella?) altrimenti si rischia di non uscire più dal tunnel.