Hellas Verona-Juventus 2-1. Testacoda da brividi, Toni saluta da campione.

 

Non c’è bisogno delle grandi favole per ritrovarsi a sognare. E così all’improvviso, per una notte, gli ultimi prendono il posto dei primi. Niente di definitivo, sia chiaro, giusto il tempo di godersi un epilogo romantico. Nel giorno degli addii il Verona batte la Juve 2-1 e saluta la Serie A davanti ai propri tifosi con uno scalpo prestigioso. Per Allegri si chiude la striscia vincente, la macchina dei record s’inceppa davanti alla carenza di motivazioni. Niente calcoli, è’ la notte delle emozioni purissime, tra le lacrime e gli applausi di Luca Toni, che lascia il calcio alla sua maniera: con un gol, bello e da campione vero.

Il testacoda meno invitante di fine stagione. Una con lo scudetto già cucito sul petto, reduce da un’impresa che ha ridisegnato la storia e pronta a mettere mano ancora una volta nel libro dei record. L’altra, destinata alla retrocessione, irretita in un’imprevedibile spirale involutiva,
nel triste caso in cui cattive scelte e malasorte ghignano insieme malevolmente. Eppure, nonostante ci sia ben poco da ritoccare in termini di classifica, ne esce fuori una partita vera. Vuoi che la fame di una è pressoché implacabile, vuoi che l’altra ha molto da farsi perdonare. E un mini riscatto, davanti ai propri tifosi, nel malinconico giorno d’addio di un bomber d’altri tempi, è cosa più che gradevole. Le motivazioni si rivedono tutte nei contatti: tre gialli in mezz’ora, tanta cattiveria in campo, e nessuna voglia di alzare la gamba. Per il resto il copione è dei più canonici: la Juve mette le radici su ogni lato del campo con un possesso palla soporifero per poi pungere in profondità, con il Verona ad aspettare l’occasione giusta per ripartire. Benissimo Bonucci, il piede è dei più educati, male Zaza sempre cercato sul filo del fuorigioco, poco reattivo in ricezione. Dybala e Cuadrado provano ad affondare, ma la muraglia eretta da Delneri, almeno per una volta non sembra fare acqua. Anzi l’Hellas sembra essere messo proprio bene in campo: squadra corta, tostissima in difesa, e scattante in ripartenza. Timore reverenziale a parte, lentamente i gialloblù capiscono di poter far male ai cannibali della Serie A. Viviani sonda il terreno alla mezz’ora con un destro potente ma troppo centrale per impensierire Neto, poi è Siligardi a far tremare i bianconeri: scatto da centometrista, tre uomini lasciati sul posto, e scarico al bacio per Toni che in girata, specialità della casa, stampa il pallone sul palo. Nel mezzo l’unico vero acuto della Juve con Dybala che raccoglie l’ennesima verticalizzazione di Bonucci, ma spreca a pochi passi dalla porta. Sul finire del primo tempo l’episodio che stravolge l’inerzia: Alex Sandro irrompe goffamente su Siligardi, per Maresca non ci sono dubbi, è rigore. Toni dal dischetto è freddissimo e insacca dolcemente per l’1-0. Questa volta tutt’altro che specialità della casa, lo scavetto con cui ipnotizza Neto è un concentrato d’eleganza. Un ultima perla, dal bagliore unico, nel giorno dei saluti.

Nessuna reazione, per la Juve è notte fonda per davvero. I campioni d’Italia faticano a dismisura contro gli ultimi della classe, e neanche nella ripresa il canovaccio non sembra subire colpi di scena. Bastano dieci minuti e il Verona torna a far male, per il 2-0 che non ha più il sapore della casualità: contropiede da manuale gestito da Toni, che tiene palla e filtra per Ionita in profondità. La difesa bianconera rientra malissimo, Ionita si lancia in solitaria e pesca d’esterno Viviani a rimorchio. Destro a giro, potente e preciso, e raddoppio contro ogni umana logica. Va bene che il risultato non conta, ormai le pratiche sono archiviate, però si riduce tutto a una questione d’orgoglio. La Juve esce fuori il petto e assedia la metà campo avversaria. Tanti calci da fermo, pressione in ogni angolo, ma di spazi ce ne sono davvero pochi. Zaza si sbatte per trovare uno spiraglio, e quando sfonda sono dolori: l’ex Sassuolo sfiora il gol con una zampata che s’infrange sul palo e poi il gol lo trova per davvero con una zuccata imperiosa, peccato che la partenza sullo stacco sia nettamente in fuorigioco. Il Verona si abbottona ma è sempre pronto a pizzicare in transizione, a mancare sono però le energie per il colpo del ko. Lentamente la Juve si abitua all’idea di uno smacco non compromettente, abbassa i giri del motore e si consola nel finale con la rete del 2-1, su rigore trasformato impeccabilmente da Dybala. Il Verona ringrazia e si gode una vittoria prestigiosa che rende l’addio alla Serie A meno amaro. E’ tempo di saluti anche per Luca Toni, all’ultima gara davanti ai suoi tifosi: un gol alla Juve dei record, per un congedo sofferto, reso indimenticabile dalle lacrime e dagli applausi di uno stadio intero.