A tu per tu con Gigi Corino

Difensore roccioso, coriaceo. Giocatore carismatico e grintoso. Di quelli che fanno impazzire le folle per professionalità e dedizione fino a diventarne idoli. Da Roma a Messina partendo dalla sua Benevento nelle vesti di giocatore. Da Palermo, appesi gli scarpini al chiodo ed abbracciata la panchina, verso chissà quale nuova avventura.La nostra redazione ha raggiunto in esclusiva Luigi Corino per un’amabile chiacchierata che abbraccia trentadue anni di carriera, spaziando dal calcio che era a quello di oggi.

Lei ha militato dal ’91 al ’94 nella Lazio. Che ricordi conserva di quella esperienza: “E’ stata sicuramente l’esperienza più gratificante della mia vita da calciatore. Conservo tante soddisfazioni che sono arrivate sia dentro che fuori dal campo. L’unico neo è stato la rottura dei legamenti del ginocchio nell’ultimo anno che ha limitato la mia carriera. Peccato, anche perché in quel periodo trattavo il rinnovo. Però ripeto, è stato un onore indossare la maglietta della Lazio della quale ancora oggi sono tifoso“;

Quella era la prima Lazio dell’era Cragnotti che al termine della stagione ’92-’93, sotto la gestione Zoff, tornò in Europa dopo molti anni di assenza. Trova similitudini tra quella squadra e quella di Pioli: “Penso l’attaccamento alla maglia, l’unione e l’aiutarsi in campo l’uno con l’altro. E come quest’anno, anche noi avevamo un giocatore che spaccava le partite: Thomas Doll“;

Lazio, Roma, Napoli: chi vede favorita nella corsa Champions e perché: “La Lazio perché tra le tre è quella che gioca meglio di tutte. Tra Roma e Napoli forse la Roma perché il Napoli gioca anche in Europa“;

Cosa è mancato a Roma e Napoli, protagoniste attese ad inizio stagione, per competere realmente con la Juventus: “Alla Roma manca l’umiltà della grande squadra e poi una rosa all’altezza soprattutto visti i tanti infortuni. Il Napoli è invece una grande squadra ma con dei limiti difensivi evidenti“;

Nonostante quello di Serie A venga considerato un campionato in crisi, le squadre italiane stanno facendo bene nel cammino europeo: pensa sia l’anno buono perché un nostro club possa tornare a vincere un coppa internazionale: “Mi auguro che si possa vincere in Europa e sarebbe bello se a farlo fosse soprattutto la Juve. Anche il Napoli credo abbia grandi possibilità in Europa League. E comunque sono convinto che il calcio italiano non sia inferiore a quello di così tante nazioni“;

Giocatore prima, allenatore poi. 32 anni nel calcio professionistico: in cosa e come è cambiato il calcio italiano in questi anni: “È cambiato tantissimo, ad iniziare da come si cura l’immagine del calciatore, dagli sponsor e dalla poca voglia di sacrifici da parte di tutti“;

Sin dai suoi anni da giocatore è sempre stato considerato un allenatore in campo. Ora che da qualche anno ha effettivamente intrapreso la carriera in panchina, chi sono gli allenatori che l’hanno ispirata e cosa ha preso da ognuno di loro: “Gli allenatori che mi hanno dato qualcosa sono tanti da Guerini a Zaccheroni passando per Zoff, Arrigoni e Materazzi. Da ognuno di loro ho appreso qualcosa. Devo ancora trovare l’occasione giusta per esprimermi al massimo come allenatore ma non dispero“;

In che modo la sua esperienza da professionista la aiuta nel confrontarsi con i giocatori che allena: “A volte parlando con i ragazzi che alleno mi trovo a rivivere situazioni, sia in campo che fuori, che ho vissuto anche io da giocatore e allora cerco di aiutarli il più possibile con il mio vissuto“;

Difensore roccioso apprezzato per la serietà, la professionalità e perché ha sempre dato tutto in campo: si rivede in qualche giocatore del calcio di oggi: “Nel brasiliano Mauricio della Lazio“;

Le sue qualità tecniche e soprattuto personali le sono da sempre valse il rispetto e l’affetto delle tifoserie delle squadre per cui ha giocato. Oltre alla Lazio, conservano di lei un ottimo ricordo anche i tifosi del Messina. Ha un messaggio per i tifosi siciliani che lottano per non vedere sparire il club dai professionisti? E’ vero, come dice Lo Monaco riferendosi alla mancanza di investitori seri, che a Messina non si ama più il calcio: “Sopperivo alla mia tecnica non eccezionale con una grinta ed una determinazione fuori dal comune e credo che questo mi faceva apprezzare dai miei tifosi. Relativamente alla mia esperienza in Sicilia posso dire che avevamo sempre lo stadio pieno anche in C2 e venivamo osannati da una tifoseria che è appassionata come poche. Il problema è probabilmente che i tifosi non si fidano del presidente e non vedono prospettive importanti“;

A proposito di affetto e rispetto da parte della tifoseria. Avere l’onore di un coro personale dedicato dalla curva non è per tutti. Ricorda ancora quello che le cantavano i tifosi della Lazio: “Certamente: Mi diverto solo se gioca Corino gioca bene o gioca male lo vogliamo in nazionale“.