Il dicembre d’oro di Duván Zapata

Se c’è un dato che forse meglio degli altri rende l’idea del Dicembre d’oro di Duván Zapata è questo: era dal 2001 che un singolo giocatore non siglava da solo gli ultimi 7 gol della sua squadra. All’epoca quel giocatore era Francesco Totti.

Con la doppietta rifilata alla Juventus sono diventati 8 su 10 complessivamente realizzati dall’Atalanta i gol messi a segno dal colombiano nelle ultime cinque giornate di campionato. Numeri che, se sommati alla rete siglata nella sconfitta della Dea con il Bologna ed alle due realizzazioni contro gli israeliani dell’Hapoel Haifa nei preliminari di Europa League, certificano un dato di fatto: questa ad oggi è la miglior stagione di Duván Zapata da quando il colombiano è in Italia. E considerato che siamo solo a metà stagione, chissà cosa dobbiamo aspettarci ancora.

Il rendimento di Duván Zapata nell’ultimo mese ha messo a tacere anche i più scettici; quelli che cominciavano a mugugnare per i 24 milioni messi sul piatto dall’Atalanta in estate per strappare il giocatore alla Sampdoria. In effetti l’avvio di stagione di Zapata in nerazzurro non era stato dei migliori. O meglio, era stato assolutamente in linea con quello delle ultime stagioni del colombiano. Perché, a volerla dire tutta, Duván Zapata è sempre stato un centravanti di mestiere; uno di quelli che ha potenza e tecnica ma che, ad essere onesti, la porta l’ha vista spesso con il contagocce.

Parliamo infatti di un giocatore che in 231 presenze da professionista tra club e Nazionale ha realizzato 75 gol per una media di 0,32 gol a partita: non certo numeri da goleador. Percassi però sembra averci visto lungo ed un investimento che solo questa estate sembrava esagerato dal punto di vista prettamente finanziario (non tecnico considerato che ceduto Cornelius in prestito al Bordeaux all’Atalanta mancava un giocatore con certe caratteristiche) si sta rivelando invece un esempio di lungimiranza e senso degli affari. L’ennesimo del patron atalantino.

Il mese d’oro di Duván Zapata si è aperto con il gol rifilato al Napoli il 3 dicembre. Un gol, questo si, da bomber di razza: stop di sinistro e girata di contro balzo di destro al limite dell’area piccola. Poi è arrivata la tripletta di Udine: il primo gol è arrivato con un ottimo inserimento su un calcio d’angolo; il secondo con un piattone (sempre di destro) su un pallone vagante in area; il terzo (ancora di destro) con un piazzato a giro rasoterra che si è infilato in rete dopo aver baciato il palo. Poi è stata la volta del gol alla Lazio: ancora una girata di destro su un altro pallone vagante. Il gol al Genoa è invece arrivato dal dischetto. Poi ieri la doppietta alla Juventus.

Duván Zapata Atalanta

Se Duván Zapata vede bianconero

C’è da dire, ad onor di cronaca, che quando Duván Zapata incontra la Juventus si esalta. Negli ultimi quattro incroci contro i bianconeri il colombiano ha infatti siglato altrettanti gol con tre maglie diverse: quella dell’Udinese nel marzo del 2017 al termine di una discesa travolgente che non lasciò scampo a Bonucci (quanto soffre il colombiano) e Buffon; quella della Samp nel clamoroso 3-2 di Marassi dello scorso anno; ed infine la doppietta di ieri.

Il primo gol è stato un concentrato di tecnica e potenza: spalle alla porta Zapata ha controllato il pallone con la suola sinistra girandosi frontalmente alla porta, ha tenuto il ritorno di Bonucci con il corpo e poi ha fatto partire un bolide, sempre con il sinistro, che non è il suo piede, che non ha lasciato scampo a Szczesny. Il secondo è arrivato invece con un’inzuccata da angolo. 

Se c’è una caratteristica che accomuna le 8 reti messe a segno da Duván Zapata nelle ultime cinque giornate di campionato questa è la cattiveria; quella fame di gol che porta i centravanti di razza a trovarsi sempre al posto giusto al momento giusto per spingere il pallone in rete così come viene, con ogni parte del corpo a disposizione che il regolamento non vieta.

Una caratteristica che Duván Zapata ha scoperto di possedere a 27 anni. E come si dice in queste circostanze, meglio tardi che mai.