Christian Eriksen ha bisogno dell’Inter

La dove sei felice, sei a casa. Così recita un proverbio tibetano, così recita Christian Eriksen nella pancia di Wembley dopo aver regalato dagli undici metri tre punti alla Danimarca in casa dell’Inghilterra nella gara valida per la quarta giornata della fase a gironi della Nations League. Tre punti preziosissimi, a voler essere precisi, perché consentono ai danesi di agguantare i Leoni al secondo posto della classifica del Gruppo 2 della competizione.

Christian Eriksen ha trovato così in un impianto a lui molto familiare (qui ha giocato a lungo con la maglia del Tottenham) il gol numero 34 in Nazionale. Un gol speciale perché arriva in occasione della centesima presenza del centrocampista con la maglia della Danimarca. Un gol importante perché il terzo collezionato negli ultimi sette giorni con la casacca della selezione danese addosso. Un gol che fornisce l’ennesima occasione per riproporre un quesito che assilla sempre più gli appassionati, quelli dell’Inter in particolare, e gli addetti ai lavori: come è possibile che Christian Eriksen sia tanto decisivo in Nazionale quanto poco incisivo quando è agli ordini di Conte?

Sbarcato a gennaio alla Pinetina grazie ad un investimento di certo non banale (circa 20 milioni di euro) per un giocatore che si sarebbe liberato gratis in estate, Christian Eriksen è stato accolto con grande entusiasmo dall’ambiente nerazzurro ed in particolare da Antonio Conte che tanto aveva insistito per avere subito a disposizione l’ex Spurs. Solo che il rendimento del centrocampista col Biscione è stato sin qui abbastanza deludente, con 28 presenze collezionate ed appena 4 gol all’attivo. Numeri (e prestazioni) che gli sono costati il posto da titolare e che lo hanno relegato di fatto in fondo alle gerarchie stabilite da Antonio Conte.

Eppure quando Christian Eriksen veste la maglia della Nazionale sembra trasformarsi tornando ad essere quel leader decisivo ed incisivo che siamo abituati a conoscere, sollevando dunque più di qualche perplessità su quali siano le vere ragioni di un suo così scarso rendimento in maglia nerazzurra.

A tentare di sciogliere il quesito ci ha provato in questi giorni lo stesso Eriksen che non ha esitato a lanciare qualche frecciatina ad Antonio Conte nelle dichiarazioni rilasciate ai media. L’ultima delle quali, per l’appunto, arrivata direttamente dalla pancia di Wembley dopo il gol vittoria all’Inghilterra: “Naturalmente, come tutti sanno, tante cose sono cambiate, non gioco più tanto quanto al Tottenham, ma non è cambiato nulla, sono entusiasta quando vengo in Nazionale perché qui mi fanno giocare e sono contento”.

Una stilettata che segue quella rifilata appena due giorni prima e molto più esplicitamente indirizzata a tecnico e società: “Non voglio sedermi in panchina per tutto l’autunno. Questa è la mia intenzione, spero sia la stessa del club e del mio allenatore”.

Quel che è certo è che Christian Eriksen in queste tre uscite con la Danimarca ha dimostrato che quando ha l’opportunità di giocare nel suo ruolo ed avverte la fiducia dell’ambiente è in grado di rendere al meglio. Due indicazioni delle quali Conte dovrebbe far tesoro ricordandosi delle pressioni fatte a Marotta & Co. per avere il danese a disposizione il prima possibile.

Una scommessa accettata all’epoca sia dall’Inter che dallo stesso Eriksen seppur con tutti i rischi che poteva comportare. Una scommessa che Eriksen vuole ancora vincere consapevole però che non può farcela da solo. Eriksen ha bisogno dell’Inter; che l’Inter lo faccia sentire a casa, in famiglia. Proprio come accade quando veste la maglia della Nazionale danese. E se, come diceva Teddy Roosvelt, “è impossibile vincere le grandi scommesse della vita senza correre dei rischi, e le più grandi scommesse sono quelle relative alla casa e alla famiglia”, giocare è sperimentare il rischio.