Buon sangue non mente: cinque figli d’arte della Serie A

Quando la Roma giallorossa si addolora per l’inesorabile avvicinamento dell’addio al calcio di Francesco Totti c’è sempre chi prova ad infondere coraggio ed ottimismo coltivando la speranza del figlio d’arte. Cioè che l’erede maschio del Pupone, Cristian, possa un giorno seguire le orme del padre.  Non sarebbe certo una novità. Tra gli esempi più eclatanti degli ultimi anni si annoverano Schmeichel, portiere del Leicester, o Thiago Alcantara, centrocampista del Bayern Monaco, nato, tra l’altro, nel Salento. Ed è l’Italia, infatti, sia nel presente che nel passato, terra di molti figli di calciatori illustri, con l’importante compito di onorare il nome che portano sulla maglia.

MALDINI: UN COGNOME DESTINATO A FARE STORIA DI GENERAZIONE IN GENERAZIONE

Partendo da Cesare, passando attraverso Paolo per terminare con Christian e Daniel. Una leggenda quella rossonera cresciuta anche intorno ad uno dei cognomi più noti nella storia del calcio italiano e mondiale. Quarantadue anni di carriera tra Paolo e Cesare, spentosi quest’ultimo, sei mesi fa, dopo aver onorato della sua presenza le casacche di Triestina, Milan e Torino, oltre a quella azzurra della nazionale. Una scalata quella di Cesare imitata e superata dal figlio, bandiera indiscussa della Milano rossonera, terzino sinistro, capitano e calciatore con più presenze nel club milanese. Ventisei trofei vinti in venticinque anni, e commozione generale dopo il suo ritiro nella stagione 2008/2009. Paolo ha smentito le indiscrezioni che lo davano favorito per un passaggio al PSG subito dopo il suo ultimo saluto al Milan. L’ex terzino però, ha tuttavia fondato, nel 2015, il Miami Football Club, ben lontano dalla città che ha fatto innamorare grazie al suo gioco ed al suo carattere da Milan. Come lontano dalla città si trova anche il primo figlio di Paolo, Christian, girato in prestito dalla Reggiana al club maltese dell’Hamrun Spartans, ottimo luogo dove il classe 1996 potrà farsi le ossa in attesa di un suo ritorno nel Bel Paese. Più vicino al padre è invece il secondogenito del numero 3 milanista. Daniel infatti, classe 2001, milita attualmente nelle giovanili rossonere nel ruolo di punta centrale e nel suo curriculum appare già segnata a lettere cubitali la rete siglata l’11 Aprile scorso dal piccolo bomber, che ha deciso di dedicare proprio a Nonno Cesare quella sua prima marcatura.

CHRISTIAN “BOBO” VIERI SULLA VIA DI PAPÀ ROBERTO (O QUASI)

La passione del calcio è quella che accomuna la famiglia Vieri, dove padre e figlio si distinguono solamente per la maglia da servire e per il ruolo sul terreno di gioco. Papà Roberto ha infatti cambiato solo nove squadre nei suoi ventidue anni da mezzala, a differenza delle sedici girate dal figlio attaccante. Uno stile di vita tutt’altro che sedentario nel DNA Vieri che ha trovato un punto in comune tra padre e figlio nella Fiorentina, nella Juventus e nella Sampdoria. Per Bobo però, la maglia più importante resterà quella dell’Inter, squadra che ha trasportato per sei lunghi anni prima di passare alla sponda rossonera di Milano nella stagione 2005/2006. Il campo da calcio è stato la fortuna di questa famiglia, e, nonostante le strade intraprese siano diverse, Roberto (Bob) può certamente essere fiero del figlio. Seppur calciatore nomade.

CAGLIARI AMMAINA UN’ALTRA BANDIERA: DOPO RIVA E ZOLA, LASCIA IL CALCIO DANIELE CONTI, FIGLO DEL GRANDE BRUNO

Storia di bandiere quella del Cagliari. L’ultima ad ammainarsi è stata quella di Daniele Conti. Il figlio di Bruno infatti, seguendo l’esempio del padre, nei suoi ultimi sedici anni di onorato servizio è sempre rimasto fedele alla Sardegna ed ai rossoblu, dopo aver esordito con la Roma tanto cara in famiglia. Capitale che lanciò appunto Bruno Conti, già dalle giovanili, nel 1972. Un paio di scappatelle a Genova, sponda rossoblu, per poi tornare all’ombra del Colosseo è quello che racconta il curriculum di un grande campione del passato. Il suo palmares narra di imprese come cinque Coppe Italia, uno scudetto e, ultimo, ma non di certo meno importante, un campionato Mondiale. O forse sarebbe meglio dire “IL” campionato Mondiale, in quel 1982 che tanto la generazione anni 90 avrebbe voluto vivere. Sorte diversa per il figlio Daniele, che, causa la sua scelta di non lasciare Cagliari, deve “accontentarsi” di un posto nella Hall of Fame del club sardo, al fianco di grandi campioni come Riva e Zola.

destro

MATTIA DESTRO GIRA L’ITALIA SULL’ESEMPIO DEL PADRE FLAVIO

Se per il DNA Vieri la vita sedentaria è un’utopia, meglio non è per i “Destro”. Nonostante gli spostamenti oltre il confine nazionale non facciano al caso loro. Destini comuni tra papà e figlio intrecciati nell’Ascoli, città natale di Mattia, dove l’odierno attaccante del Bologna diede i suoi primi calci al pallone. Durante l’anno 2000 il primo contratto. Le giovanili bianconere ottengono il giovane fino al 2005, quando l’attaccante si sposterà, prima all’Inter e successivamente, nella prima squadra del Genoa. Papà Flavio invece, venuto alla luce vicino a Torino, giocò proprio con la maglia granata (nelle giovanili) per poi spostarsi lungo tutto lo stivale da sud a nord arrivando a Cesena e ad Empoli, dove chiuse la sua carriera Due percorsi non certamente coronate da successi eccellenti, anche per il livello delle formazioni, ma poco importa. La passione è di famiglia e siamo certi che Flavio e Mattia insieme abbiamo festeggiato il titolo di capocannoniere della Coppa Italia 2012-2013 vinto dal centravanti del Bologna.

QUEL FIUTO DEL GOL TRAMANDATO DI PADRE IN FIGLIO: STORIA DI SIMONE GANZ

Ganz non è un cognome semplice da portare nel mondo del calcio. Il peso del dovere che si avverte con quella scritta sulla schiena è enorme. Perché inevitabilmente fa tornare con il pensiero agli anni novanta e ai primi anni duemila. Firenze, Milano, Bergamo e Genova (sponda blucerchiata) ebbero l’onore di veder giocare un certo Maurizio, un attaccante di quelli che ovunque andava lasciava il segno. Duecentoquattro le reti siglate in ventidue anni di carriera, condite con due titoli capocannoniere, uno il serie B con il Brescia e l’altro in Coppa Uefa con l’Inter. Non è tutto, nel palmares del bomber compare inoltre uno scudetto vinto con la maglia rossonera nella stagione 1998-1999, otto anni prima di chiudere, alla Pro Vercelli, il suo viaggio nel mondo del calcio. Avventura che per l’erede è invece cominciata da poco. Ventitré anni e tanta voglia di mettersi in mostra ed un fiuto incredibile per il gol. Come il padre del resto. Dal Milan al Como, passando attraverso Lumezzane e Barletta, per arrivare agli occhi degli osservatori della Juventus. I bianconeri, notando le buone prestazioni del giovane a Como, hanno deciso di prendere l’attaccante e mandarlo a farsi le ossa al Verona. In attesa in un prossimo futuro, di riportarlo a Vinovo. Del resto uno così è un predestinato.