Barça-Betis: reportage di una giornata al Camp Nou

Quando sei amante degli sport e del futbol e segni come meta estiva Barcellona, nel tuo itinerario (budget permettendo) non può mancare il pellegrinaggio al Camp Nou per assistere alla messa di padre Lionel Messi. La partita è la prima di Liga: Barça-Real Betis Siviglia (terminata 6-2) con precedente premiazione del trofeo dello scorso campionato vinto dai catalani.

Sei al tuo penultimo giorno di vacanza, la città l’hai scandagliata e dopo un pranzo con paella in zona porto olimpico decidi che non vuoi perderti nulla dell’esperienza Barça, così con tre ore di anticipo rispetto all’inizio della partita sei già davanti lo stadio. L’atmosfera è molto leggera, tra i tifosi che vedi arrivare noti che tanti sono turisti come te e che come te hanno colto l’occasione di vedersi questo spettacolo dal vivo, soprattutto considerando che per prendere i biglietti basta l’acquisto dal sito internet o addirittura nelle edicole della città, senza doversi recare in alcuna banca e senza dover possedere tessere del tifoso.

ORE 17: L’INGRESSO NEL TEMPIO

A un’ora dal calcio di inizio ecco che si aprono i cancelli, varchi le porte e inizi la scalinata verso l’ultimo anello. La fatica non la senti nemmeno, speri solo di poter vedere lo show che tante volte hai visto in televisione, vuoi vedere cosa la telecamera non mostra in quelle azioni perfette e più di ogni cosa preghi che quelle nuvole che sono arrivate da poco in cielo se ne vadano in fretta, perché il Camp Nou non ha nessuna tettoia. Dopo qualche minuto di salita arrivi al tuo posto, a sinistra il settore per gli ospiti, a destra altri tifosi (tutti turisti e tutti italiani, tra i quali spicca una maglia del Lecce di Moscardelli) e di fronte alla stessa altezza gli altri settori dello stadio, con i seggiolini gialli che formano le scritte “F.C Barcelona” e “Qatar Airways” (sotto di noi l’altra scritta storica “Mes que un club”). In basso ecco il prato e per essere l’ultimo anello non si vede neanche così male. Fino al calcio di inizio lo stadio non si riempie se non che di altri turisti, i tifosi locali del Barça arrivano proprio all’ultimo, saltando così il riscaldamento della squadra. Manca Neymar che è ancora alle Olimpiadi col Brasile e non c’è Iniesta (che più di Leo avresti voluto vedere dal vivo). Speri che non ne risenta lo spettacolo. Entrano i giocatori, parte l’inno che tu hai voluto imparare da Youtube per l’occasione e ti godi la cerimonia dell’alzata del trofeo della Liga.

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ORE 18:15: INIZIA LA PARTITA ED IL BETIS VUOLE SEGNARE

Ore 18:15, inizia la partita, lo stadio finisce di riempirsi e il Real Betis  rischia subito di segnare con un ottimo cambio di gioco e un tiro che esce di poco. Fine della parabola Betis fino al gol su punizione dell’1-1. Finalmente arrivano anche due spettatori catalani e tu che vuoi sapere qual è l’opinione comune dei tifosi locali per la curiosità di vedere come si approcciano al calcio nelle diverse culture, inizi a parlare inglese e ogni tanto ti avventuri in qualche frase spagnola pur non avendo mai studiato nulla di spagnolo se non alcune conferenze stampa di Guardiola e Mourinho. 1-0 di Arda Turan, resti affascinato da come è partita l’azione del gol, da un pressing del Betis al neo acquisto Umtiti che da palla indietro a Ter Stegen, disimpegno e passaggio per Sergi Roberto (terzino per coprire il buco lasciato da Dani Alves) che avanza, scambia con Rakitic e poi serve Messi che la mette sul secondo palo per Jordi Alba che serve poi il turco.

“CUANDO MESSI SE ENFADA, ES FINITO”

“Cuando Messi se enfada, es finito”- Quando Messi si arrabbia è finita. Così mi viene incontro Google nel tradurre la frase che uno dei due Culè (i tifosi del Barça in catalano) mi dice dopo il gol del 2-1 con cui la Pulga inizia la sua Liga 2016-2017. Scontato da dire si potrebbe obiettare, il fatto è che è l’unica cosa che balza alla mente vedendo dal vivo i movimenti di Leo. La squadra come al solito inventa geometrie perfette con una tranquillità da partitella di allenamento e Lionel quando non è protagonista o le poche volte che gli avversari hanno la palla cammina, osserva e immagina cosa deve fare nel momento in cui avrà di nuovo il possesso. Poi il momento arriva e la pulga esegue alla perfezione, sgusciando tra i difensori e portandosi dietro 3-4 avversari per poi liberare il tiro (il gol del 2-1 appunto) oppure servire sui piedi Suarez o Arda. Altro metronomo della squadra Ivan Rakitic, che in tutta la partita sbaglia forse 2 tocchi a dirla tutta e tanto in pressing quanto in cabina di regia da un apporto che dalla visione televisiva non sempre è ben visibile. 3-1, Sergi Roberto serve Suarez e anche il pistolero apre il suo conto marcatori per La Liga 206-17. Fine primo tempo, la domanda che ti poni è una: non terranno questo ritmo assurdo anche nel secondo vero?

RIPRESA: E’ IL MOMENTO DELLA PLAY

Falso. L’inizio di ripresa ti sconquassa completamente perché nel giro di 30 secondi vedi una vera e propria scena da videogioco: scambio Messi Suarez, el Diez arriva davanti al portiere che para, recupero di Arda e nuova impostazione che parte da Rakitic che va ancora da Leo; scambio finale ancora  tra i due citati sopra e conclusione parata che avvengono esattamente come nell’azione avvenuta subito prima: hanno creato un replay umano! 4-1 Tiki Taka classico tra i tre dell’attacco concluso ancora da Suarez. 5-1, Messi fa quello che gli pare, in campo si muove e si posiziona dove si sente più a suo agio. Questa volta fa tutto da solo, serpentina e tiro rasoterra che finisce proprio dove voleva lui. Non sai cosa pensare, che sensibilità bisogna avere nei piedi per telecomandare così una palla? In tutta la partita ha sbagliato una sola punizione neanche di molto, per il resto ogni passaggio finiva esattamente sui piedi dei compagni e i tiri agli angoli esatti della porta (la verità è che con questo gol, per come è nato, ti ha fatto venire in mente una sua rete simile ma in semifinale di Champions e contro il Real Madrid nel 2011). 6-1, Suarez la chiude con una stupenda punizione e si porta a casa il pallone della tripletta. Sono alieni, sono mostruosi, ma la gente di qua sarà mica abituata a vedere sempre cose del genere? I due tifosi ci scherzano su, mi dicono che la bellezza che esprime Messi col pallone regala ogni volta quelle stesse emozioni che stavo provando io. Io rispondo che Luis Enrique avrebbe potuto benissimo andare a fare aperitivo sulla Rambla per quanto poco combattuta fosse stata la partita.

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E QUESTI PENSANO PURE CHE IL BARCELLONA NON HA FUTURO

Poi parte la discussione sul calcio europeo e sul futuro del Barça. E incredibile ma vero il pensiero dei due è che il club non abbia un buon futuro. “Dopo il ritiro di Messi che ne sarà?” dicono, “ Non c’è un ricambio generazionale per sopperire agli addii di fenomeni come Xavi e Iniesta, l’unico forse era Thiago Alcantara” e poi mi dicono il rumor societario che va per la maggiore “Qui dicono che entro cinque anni Xavi sarà sulla panchina del Club e Pep”. La cosa mi incuriosisce, più per poter vedere un genio come Xavi in panchina che un altro genio come Pep dietro una scrivania. Poi provo a sondare il terreno sul calcio italiano. “La Juve è molto forte, ma ha speso troppo per Higuain”. Su Milan e Inter invece hanno il ricordo delle due squadre che fino a pochi anni fa erano tra le protagoniste di Champions. Quando li aggiorno sulle attuali situazioni in campionato e sulle nuove dirigenze cinesi restano abbastanza sorpresi. Sul finire dell’incontro arriva il 6-2 del Real Betis. Un gol della bandiera che ci aiuta a concludere una partita che per noi ha un sapore surreale.

IL FUTURO INVECE E’ NELLA FANTASIA CHE SI RESPIRA NELL’ARIA DI QUESTA CITTA’

A fine incontro stiamo davanti allo stadio, vediamo Zubizarreta (leggenda blaugrana e protagonista della sconfitta del 1994 contro il Milan di Capello ad Atene) e poi Iniesta in macchina che torna a casa. Tornando verso l’albergo il pensiero è fisso su quei gol e su quelle azioni: perché in Italia non vediamo questi spettacoli alieni? Il pensiero che ti fai è che forse questa città ha un’aria particolare che stimola la fantasia di certe menti. In campo artistico ti viene in mente Gaudì, che ad esempio per creare Casa Batllo si è ispirato addirittura ad un drago e che ha realizzato una mastodontica Sagrada Familia che è ancora in fase di costruzione. Ha reso particolare e unica questa città e unica e particolare è anche la squadra del Barca, un’opera calcistica nata dall’immaginazione e dalla creatività e competenza di due menti come quelle di Crujff e Guardiola. Non a caso Pep diceva che l’olandese aveva creato la Cappella Sistina (in ambito calcistico si intende) e lui non era altro che uno dei suoi allievi chiamato a terminare gli ultimi particolari. Se siete amanti del futbol e capitate a Barcellona, fatevi un favore e venite in pellegrinaggio dagli alieni.